Gaz Coombes
Here Come The Bombs
La notizia dello scioglimento dei Supergrass, ufficializzata dalla band nel 2010 con una serie di quattro concerti di commiato dai fan, ha chiuso una delle pagine più importanti del brit-pop degli ultimi ventanni, anche se voci di reunion sono, come dabitudine, insistenti.
Non è questo lo spazio consono allanalisi dei dischi di questa fondamentale band britannica, al contrario ecco spuntare il primo lavoro solista del frontman nonché leader dellex gruppo di Oxford: Gareth Coombes in arte Gaz.
Praticamente tutti i brani della discografia dei Supergrass portano anche o solo la sua firma. Eccellente chitarrista e vocalist ma anche raffinato polistrumentista, Gaz Coombes dopo un paio danni di laboratorio ha svelato questo breve Here Come The Bombs (dura meno di quaranta minuti) e che svela a tratti un lato differente da ciò che gli amanti del gruppo di Alright erano abituati ad ascoltare.
Il disco è co-prodotto da Sam Williams che già fu della partita nelleccellente e fondamentale album desordio dei Supergrass: I Should Coco. Le atmosfere e le tematiche sono più vicine alle ultime più cupe ed introverse produzioni dei Supergrass più che a quelle più spensierate e irriverenti dei fortunati esordi.
Liniziale e riservata Bombs con chiari riferimenti ai fatti accaduti in Libia recentemente intessuta di miscugli di beat elettronico, mellotron ed effetti vari sui quali veleggia la sempre splendida voce di Gaz, testimonia immediatamente la menzionata riservatezza stilistica. Si torna su ritmi più familiari con Hot Fruit,singolo scelto come traino promo dellalbum, a far battere il piedino a tempo. Riff di chitarra più rividi e vigorosi in evidenza, corredati anche da un gustoso ancorché oscuro videoclip. Curiosità, la casa discografica che pubblica questo disco porta lo stesso nome del brano.
Stesso concetto e medesimo piacevole interesse per Simulator altra hit trascinante e vigorosa.
Più frammentata e disuguale è Whore con gustosi ritmi elettronici e asincroni che si alternano a determinati intermezzi hard. Ancora risolute rotazioni in Sub-Divider che già dal titolo comunica della fusione tra due brani letteralmente suddivisi. Un presumibile collage di due idee non compiute ma congiunte tra loro, senza neanche troppi sforzi dopo un minuto e trentasette secondi. Il primo passo è più eccitante seppur maggiormente riflessivo e pacato in rapporto ad una seconda parte più coinvolgente e rapida ma meno succosa. Universal Cinema è il pezzo più lungo del disco, intorno ai sei minuti. Anche in questo caso dopo unacustica ma cadenzata fase iniziale si entra nel vivo con ritmi più pesanti ma decisamente policromi.
TralasciandoWhite Noise perché fermamente - Supergrass - , il che non è affatto un difetto, si segue il disco con lintrigante collage elettronico della dolce e sintetica Fanfare che si ripete in parte ma con fasi più rapide e rockeggianti nella quasi dancefloor Break The Silence. Spazio, in chiusura di disco, al breve ma niente più che cordiale elettroesercizio di Daydream On A Street Corner ed alla dolce e profonda ballata Sleeping Giant certamente ancorata ad alcune delle prove più intime del repertorio del gruppo inglese.
In definitiva Gaz Coombes ha sfornato un disco desordio con luci ed ombre. Molto gradito il tentativo di fondere le ritmiche più speed-rock dei classici e noti brani della sua ex band ad inserti elettronici che poche volte hanno fatto capolino nei brani della band di Oxford. Non in tutti i pezzi lesito è risultato pregevole e riuscito. Un certo scollegamento permea lintero disco quasi come se un fondo dindecisione circolasse nella mente dellistrionico Gaz Coombes che resta in ogni caso artista vero e di notevole caratura.
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