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R Recensione

5/10

Planet Brain

Forecasts

Alcuni punti riportano a Jeff Buckley. Ma questo lo diciamo sotto voce. Azzardare questi paragoni potrebbe risultare un po' eccessivo. In realtà mi piace l'idea di commentare il disco da un punto di vista puramente soggettivo. E l'ho fatto ascoltando per intero l'album senza conoscere né cercare la storia dei Planet Brain.

L'EP è un continuo alternarsi di suoni aggressivi e dolci, sussurri, grida e falsetti. Mi sto contraddicendo? Certo, è ciò che cercavo di voler evidenziare, ma è questo che si respira ascoltando il disco. Si respirano i Muse, forse un po' più distaccati e sottotono rispetto a quelli che conosciamo noi. I riferimenti alle band britanniche si susseguono man mano che si procede con le traccie dell'EP.

Potremmo catalogare il disco come indie, anche se il genere più appropriato dovrebbe essere pop-rock. Sonorità cristalline e precise che rimandano ai suoni rock made in 90's. Ritroviamo anche gli Oasis degli esordi.

At Least Since Monday – seppur non brillando per originalità – è decisamente appropriata per immergersi nel mood del disco. Impossibile non citare l'evidentissimo paragone con i Muse – okay, si era detto niente paragoni, ma qui la critica dev'essere fatta. Yesteryear fa rimpiangere i paragoni di cui sopra: chitarre distorte e batteria in loop che rimanda troppo agli anni novanta; suonata bene, cantato buono ma non convince del tutto.

Believe/November/Slowly, terza traccia che incontriamo è costruita per buona parte del minutaggio su falsetti che tanto ricordano la voce di Buckley sospesi poi su sfioriture di chitarre elettriche che richiamano ulteriormente le ambientazioni pop-rock di metà anni novanta. Why Bother si destreggia sulla stessa linea: ritroviamo anche qui i falsetti che si alternano quasi per costrizione a tonalità più dure che sembrano aver il compito di sorreggere le sonorità distorte e confusionarie del pezzo.

 

Postilla: vengo a scoprire che i Planet Brain sono una giovane band italiana, capitanata dal leader Marcello Batelli. La parte musicale è invece curata da Fabio De Min (Non voglio che Clara) e Giulio Favero (One Dimensional Man). E scopro anche che hanno saputo coltivare un discreto successo in Inghilterra. Già il disco precedente è stato un piccolo successo e Forecasts è stato addirittura prodotto da una giovane label britannica, la Function.

Che dire, l'orgoglio patriottico non manca. Auguriamo tutto il successo possibile oltre i confini. Ci auguriamo noi, invece, che in futuro possano tirarci fuori qualcosa di diverso da quanto pregustato in questi ultimi anni.

 

 

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