Queen
Innuendo
Innuendo fu lultimo vero album dei Queen, una sorta di testamento ideale del gruppo. Il quartetto inglese si era già ritirato dalle scene, evitando i soliti, sfarzosi tour allepoca di The Miracle, e il crepuscolo terreno di Freddie Mercury si avvicinava inesorabilmente. In unatmosfera certamente difficile, acuita dai contrasti tra Roger Taylor e Brian May, i quattro trovarono tuttavia lispirazione per generare un album di vaglia, probabilmente il loro migliore dagli anni 70 a quel momento. Poche furono anzitutto le concessioni allinfiochettamento e a un suono radiofonico: giusto i blandi divertissement pop rock di Delilah e I Cant Live With You.
Lalbum inizia non a caso con un pezzo dal sapore epico, che si propone come l ideale successore di Bohemian Rhapsody. In sei abbondanti minuti, Innuendo rispolvera le potenzialità della band, in bilico tra impeti zeppeliniani ed estatica visionarietà, con il celebre break spagnoleggiante in mezzo, e un testo ermetico ed enfatico al punto giusto. Meno memorabili, ma ruspanti e godibili, sono invece i più prevedibili anthems Headlong e Hitman.
Tuttavia, il cuore dellalbum risiede probabilmente in quegli episodi in cui è conferito un sapore obliquo al consueto canovaccio pop del gruppo: Im Going Slightly Mad ad esempio, sinistra e volutamente grottesca confessione di Mercury, Ride The Wild Wind, spiritata corsa nellultimo treno della notte, ancorata al sempre efficace drumming di Taylor, All Gods People, ubriaco e istrionico gospel a tinte forti.
Laspetto più elegiaco ed evocativo dellalbum emerge invece nei momenti in cui lo spettro della malattia di Mercury stende la propria ombra. These Are The Days Of Our Lives, morbida e circolare, ripropone la felice alchimia che ha fatto la fortuna dei Queen in venti anni di carriera. Bijou è lomaggio di May allamico Freddie, ed è una summa del suo stile chitarristico tagliente e melodico, da molti criticato ma indiscutibilmente peculiarissimo. E, infine, The Show Must Go On, forse il brano quintessenziale del gruppo inglese: retorico e kitsch come da copione, con limpianto glam che si evolve in parti strumentali e vocali complesse.
In definitiva, un album più che buono, degno canto del cigno di una band che, aldilà dei gusti e delle opinioni sui singoli risultati ottenuti in carriera, rimane un punto fermo della cultura pop moderna.
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