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R Recensione

9/10

The Smiths

Meat Is Murder

Ogni volta che menziono gli Smiths ai miei amici devo difenderli. A volte per amare qualcosa devi essere in grado di difenderla”. Jeff Buckley

Stavo leggendo di Jeff Buckley, quando comincia ad incuriosirmi un gruppo citato costantemente. A chi continua a chiedergli canzoni di Tim se ne esce con un secco: “Fanculo, tutto fa schifo… tranne gli Smiths!. Cover, interviste dove continua a parlare di questo Steven Patrick, poi una sera gettando fiori al pubblico: “Non pensate che io sia Morrissey!”. Dopo una lettura simile ho voluto ad ogni costo sapere chi era questo ammaliatore degli immaginifici anni '80 che aveva stregato Jeff lanciando fiori dal palco.

Album che raggiunse la prima posizione nella classifica inglese scalzando il Boss di “Born in the USA”, “Meat is Murder” è un lavoro in cui violenza e problematiche sociali la fanno da padrona, in un’epoca dai toni soft e superficiali.

L’alone piovoso di Manchester grava sulle melodie che vanno dal rockabilly più sregolato alle ballate più atmosferiche, il suono compatto del precedente “The Smiths” viene abbandonato e le scelte produttive sono più efficienti rispetto al passato. Le chitarre stratificate di Marr e le costruzioni musicali sono atipiche ma fresche e immediate. Su tutto impera il narcisistico vittimismo di Morrissey, che nell’album forse più cupo della band pervade ogni canzone di un’ironia amara che non lascia scampo.

Il tema portante del disco è quello dell’ingiustizia a cui spesso segue un’immorale violenza, è un'opera combattiva e inquietante che si scontra con l’ordine costituito della società, delle sue leggi, delle sue istituzioni (famiglia compresa). La risposta di Morrissey a tutto questo è la rivolta, alla Cyrano de Bergerac, una rivolta a colpi di stilografica e velenoso sarcasmo albionico.

The “Headmaster Ritual” apre il disco spalancando ai nostri occhi la desolata realtà dell'oppressione scolastica. L’attacco chitarristico di Marr entra di soppiatto dalla porta posteriore ad atterrire il corpo docenti, la rabbia del protagonista è tangibile anche se l’aggressione viene subita senza colpi di testa (tipico di Moz): “Mi prende a calci nelle docce e mi afferra e mi divora, voglio andare a casa, non voglio restare”. Il brano presenta accordature e sequenze armoniche molto articolate, composte da mini frasi ritmiche a susseguirsi l’una dietro l’altra e continue modulazioni.

Segue “Rusholme Ruffians”, in cui il protagonista dopo aver girovagato per una fiera ed essere stato spettatore di delitti e infatuazioni, torna a casa puntualmente solo ma con “la fiducia nell’amore intatta”. I prestiti letterari non mancano, ma vengono resi opportunamente più poetici: “Incidi il mio nome sul tuo braccio con una penna stilografica, questo significa che mi ami veramente”.

What she said”, è un pop rock gasato che dà in escandescenze grazie ai riff minimali di Marr che ricamano le composizioni senza concedere virtuosismi. È la storia irrequieta di un amore instabile consumato negli anni ‘40 il cui riferimento letterario a Elizabeth Smart è più che palese. Citazioni della Smart vengono utilizzate anche per “Well I Wonder”, ed è interessante notare che le frasi prese in prestito esprimono sempre un senso di disagio nei confronti della fisicità, il contrasto (perenne in Morrissey) tra passione e razionalità.

Barbarism begins at home” è un’altra sferzata al conformismo, su un frizzante manto melodico Moz ci ricorda che “una botta in testa è quello che ottieni per quello che sei, per le cose che fai, per le cose che dici e per quelle che non dici”, conclusione: sii te stesso ma rassegnati alle inevitabili conseguenze.

Morrissey fronteggia se stesso sul piano umano parlando apertamente di introspezione e insicurezza, “voglio quello che non posso avere” dice “e questo, mi sta facendo perdere la testa”, un atteggiamento che alimenta sempre di più il dibattito sul suo essere estremamente avvilente.

La morte è un argomento che si affaccia più volte in questo lavoro, Moz sembra quasi chiedersi quante volte si muoia prima di morire davvero. Le canzoni sono popolate da personaggi che sperano in una morte prematura e hanno bisogno di aggrapparsi a qualcosa (What she said), che si augurano di fermare il tempo in un momento di eccitazione per poter morire con un sorriso (That joke isn’t funny anymore), che vengono inghiottiti dai flutti mentre chiedono di essere ricordati (Well I wonder), ma il vertice di questi disperati desideri di morte è indubbiamente “Nowhere Fast”, dove il sarcasmo tutto inglese di Morrissey emerge con veemenza da un testo meravigliosamente impudente: “Mi piacerebbe abbassarmi i pantaloni davanti al mondo, sono un uomo provvisto di mezzi (di scarsi mezzi) / penso alla vita e poi penso alla morte, ma nessuna delle due mi attira particolarmente / e se venisse il giorno in cui provassi un’emozione autentica avrei un colpo tale che probabilmente mi stenderei in mezzo alla strada e morirei”.

Quasi a metà album si fa strada uno stato mentale sotto forma di canzone: “How soon is now?”, brano che seduce e terrorizza, nonché vero manifesto del “miserabilismo” morrisseyano. La voce dolce e affilata di questo ragazzo “dalla timidezza criminalmente volgare” diffonde con naturalezza parole incandescenti (“Come puoi dire che affronto le cose nel modo sbagliato? Sono Umano e ho bisogno di essere Amato proprio come chiunque altro"), e ti ritrovi ad essere consolato dal racconto delle sue disgrazie (“C’è un club se vuoi andarci, potresti incontrare qualcuno che ti ama veramente, così vai e te ne stai seduto in disparte, e te ne torni da solo, e vai a casa, e piangi, e hai voglia di morire”). “Il figlio e l’erede di niente in particolare” ti accompagna per mano facendoti immalinconire lentamente e lasciandoti alla fine con l’amaro in bocca (“Quando dici che succederà adesso, beh, quando intendi esattamente? Vedi, ho già aspettato troppo a lungo ed ogni mia speranza se n’è andata”).

Per la chiusura dell’album Morrissey indice una crociata. “Meat is Murder” con il suo incedere disperato è la preghiera angosciata di un vegetariano che non si rassegna alla disumanità dei mattatoi. I gemiti degli animali condotti al macello dischiudono terrificanti universi macchiati di morte: “Sapete come muoiono gli animali? / Chi ascolta quando gli animali piangono?”. Moz raggiunge picchi di drammaticità con la sua voce solitamente mite impegnata ad effondere un tale supplizio.

In definitiva, “Meat is Murder” è la straordinaria opera di un gruppo che ha avuto (tra gli altri) il merito di intagliare l’essenza del pop, dandogli forma. Antitesi dello squallido pop imperante dei loro anni, hanno rivendicato il diritto ad essere normali, introducendo un nuovo linguaggio in cui si è identificata più di una generazione.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 25 voti.
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target 7/10
loson 7/10
rael 6/10
giank 9/10
FeR 10/10
ThirdEye 8,5/10
max997 7,5/10
gramsci 8,5/10
Steven 6/10
B-B-B 9/10

C Commenti

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stefabeca666 (ha votato 8 questo disco) alle 1:37 del 20 giugno 2011 ha scritto:

Io amo lo squallido pop dei loro anni. Ma amo di più loro.

target (ha votato 7 questo disco) alle 12:58 del 20 giugno 2011 ha scritto:

Tondelli nel "Weekend post-moderno" spiega di sperare che gli Smiths, "dopo il mediocre 'Meat Is Murder', ritrovino la genialità, e che il 'bel tenebroso' continui a consolarci con la sua voce sensuale, strascicata e maledetta: l'unica un po' perversa che questi primi anni ottanta - obsolenti, invece, di falsetti e mezzeseghe - ci abbiano dato". E in effetti, a fare contento lui e molti altri, era appena uscito "The Queen is dead" ("ancora purtroppo non approdato in questa mia stanza"). E visto che Tondelli ha sempre ragione, confesso anch'io di ritenere questo l'album meno riuscito di Moz&co, pur con qualche pezzone. Benvenuta Sara.

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 13:03 del 20 giugno 2011 ha scritto:

RE:

concordo questo disco e' fiacco ... how soon mi pare non fosse inclusa nell'lp originale e alla fine resto convinto che i due ultimi restino i migliori della band.

deludente ergo 4

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 13:09 del 20 giugno 2011 ha scritto:

E io mi associo al Tondelli e al Targhetta, ma sono ancora un po' più cattivello col voto. Bella la recensione. E comunque vedere un votone agli Smiths mi fa sempre piacere...

loson (ha votato 7 questo disco) alle 13:44 del 20 giugno 2011 ha scritto:

E io mi associo agli ultimi tre commentatori. Forse l'episodio più debole della loro discografia. Pezzi preferiti: "The Headmaster Ritual", "How Soon Is Now?", "Nowhere Fast".

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 14:41 del 20 giugno 2011 ha scritto:

anche io opto per un 7! how soon is now come ha già detto stoke non fa parte del disco originale e la sua (forzata?) inclusione alza la media del mio voto! quello è un brano che fa la differenza e più che il testo...è la musica che mertia un'analisi approfondita, gestazione lunghissima, trucchetti vari....

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 15:02 del 20 giugno 2011 ha scritto:

RE:

beh senza how soon che voto dai a sta ciofeca soporifera di disco? 7 ? siamo impazziti ghhgghgh

REBBY alle 15:42 del 20 giugno 2011 ha scritto:

How soon is now? bellissima, è inclusa in Hatful of hollow, il secondo degli Smiths che in realtà è il primo, oltre che il mio preferito. In diretta quando uscì questo, rimasi molto deluso.

ozzy(d) alle 18:13 del 20 giugno 2011 ha scritto:

due rece di smiths e morrissey in home page....ma che fate, non starete mica tirate la volata all'ennesimo revival del pop inglese piu' deprimente e autocommiserevole, dio ce ne scampi ghghgh

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 19:17 del 20 giugno 2011 ha scritto:

RE:

sempre equilibrato calibrato tu eh ghghh vatti a ripassare jovanotti e porro lemmy allora i tuoi idoli ...ci sono testi di morrissey che tutto sono tranne che commiserevoli e deprimenti

ozzy(d) alle 18:14 del 20 giugno 2011 ha scritto:

errata corrige

"tirando la volata".

REBBY alle 18:42 del 20 giugno 2011 ha scritto:

esatta corrige

no, sorvoliamo sulla tirata ghghgh

ozzy(d) alle 19:38 del 20 giugno 2011 ha scritto:

la citata how soon is now e' il paradigma in tal senso, il tizio sfigato che va da solo nel locale e poi se ne torna a casa da solo a piangere, tutti i radiohead e affini derivano da questa lagna ghghgh

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 20:08 del 20 giugno 2011 ha scritto:

RE:

si ma non c'è solo questa piagnona cerca di essere obiettivo...altre sono addirittura nazionaliste mal interpretate england to the english (national front disco mi pare) ghghgh per non dire quella dedicata alla thatcher dal suo primo lavoro solista ...su radiohead io stendo un velo pietoso li trovo inutili neppure i due successivi a ok computer mi piacciono più pensa te

REBBY alle 19:52 del 20 giugno 2011 ha scritto:

You shut your mouth! How can you say I go about things the wrong way? ghghgh

stefabeca666 (ha votato 8 questo disco) alle 20:53 del 20 giugno 2011 ha scritto:

Morrissey wrote my life. E comunque Hatful of Hollow è una raccolta; troppo facile che sia la preferita visto che è piena di "singoloni". Il mio preferito resta indubbiamente il primo: ha una continuità ed una coerenza impressionanti, contiene forse il pezzo loro che preferisco (The Hand That Rocks The Cradle) ed è quello più acerbo, e a me le cose acerbe intrigano molto più dei lavori della maturità.

REBBY alle 8:59 del 21 giugno 2011 ha scritto:

E' una raccolta, ma è ben diversa dalle solite raccolte antologiche. Uscì lo stesso anno del primo album ufficiale e contiene quasi tutte incisioni precedenti allo stesso, alcune delle quali sono versioni più energiche (incazzate) di brani presenti su The smiths. Stefano, ti piacessero veramente le cose più acerbe, i diamanti più grezzi, sarebbe questo il tuo preferito eheh

REBBY alle 9:35 del 21 giugno 2011 ha scritto:

IL QUESTO, LA RACCOLTA , DI CUI SI PARLA SOTTO E' HATFUL OF HOLLOW

rael (ha votato 6 questo disco) alle 10:38 del 21 giugno 2011 ha scritto:

Il loro album meno riuscito. Si salvano barbarism begins at home e the headmaster, how soon is now? non fa parte del disco_

stefabeca666 (ha votato 8 questo disco) alle 12:21 del 21 giugno 2011 ha scritto:

Sì ma in Hatful of Hollw, che per carità è un patrimonio dell'umanità, non trovo quella coerenza tipica di un ciddì. Per quanto possa essere bella e ben fatta una raccolta resta una raccolta, e manca di una continuità semantica (almeno, a mio avviso brani come please please please, this night has opened my eyes e back to the old house, nonostante siano bellissimi, c'entrano poco col tutto, rendendolo poco omogeneo). Penso che una raccolta racconti bene una band, mentre un ciddì racconti bene cosa la band vuole dire in quel preciso istante. Punti di vista

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 15:37 del 21 giugno 2011 ha scritto:

Stefano verissimo quello che dici circa le raccolte, ma questo in generale, a mio avviso. Io trovo che HoH - che io più che antologia (in pratica è la seconda uscita del gruppo, ma contiene brani precedenti allo stesso) chiamerei piuttosto uno spaccato di cosa sono stati i primissimi smiths - oltre che essere , per me, il cd più bello degli smiths sia anche il più compatto e il più semanticamente continuo. Secondo me la canzoni che hai citato - che sono tra le mie preferite - contribuiscono a dare un immagine completa degli smiths, da un punto di vista musicale e lirico. A mio avviso questa eterogeneità, che fotografa il gruppo a 360°, non verrà mai più raggiunta. Diciamo che se i brani fossero usciti tutti insieme invece che singolarmente, sarebbe stato, di fatto, il loro debutto. Formalmente non lo è, ma sostanzialmente sì. Gli stessi componenti del gruppo - per quello che la cosa possa valere - hanno sempre detto di preferire il suono reso su HoH pittosto che sull'omonimo. Non so se conosci i Clientele... stessa cosa dicasi per la loro antologia capolavoro "Suburban lights"..

stefabeca666 (ha votato 8 questo disco) alle 15:45 del 21 giugno 2011 ha scritto:

Scaricherò l'antologia di codesti a me sconosciuti. Comunque io non parlo solo di sound, ma anche di testi e di combine tra i due. Come How Soon Is Now è palesemente introdotta "a forza" in Meat is Murder, anche quelle tre che ho citato, che io adoro, non mi sembrano in continuità con il disco in toto. E poi sono pressochè mancanti quegli osceni e rivoluzionari falsetti di Mozz, che anche se non notati da tutti hanno dato uno strappo forte tra gli Smiths e la musica del tempo, nonostante loro ci fossero dentro e ne sarebbero poi diventati una parte fondante. Sempre opinione mia, lo specifico sempre nonostante possa venire a noia perchè quando commentai The Velvet Underground and Nico venni massacrato per non averlo rimarcato, nonostante ciò fosse piuttosto palese.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 16:05 del 21 giugno 2011 ha scritto:

No, no certo stefano, non preoccuparti: nessun massacro! Ci mancherebbe altro Piccola divergenza di idee su di un gruppo che - se non ho capito male - amiamo entrambi... Procurati suburban lights, non te ne pentirai...

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 16:23 del 21 giugno 2011 ha scritto:

comunque, ed e' incredibile che nessuno lo dica, i veri Smiths stanno nei singoli e negli EPs ...il primo suona di merda almeno la copia originale che ho su vinile e' inascoltabile, flat sound e anche qualche riempitivo , il secondo e' na ciofeca inutile girarci intorno anche se prodotto meglio ma mancano le songs. alla fine restano gli ultimi due e hatful (per chi non avesse la serie complete degli EPs)

REBBY alle 16:57 del 21 giugno 2011 ha scritto:

Ma sai dire veri o falsi mi risulta difficile, ma se diciamo (includo anche Salvatore, Daniele sotto la rece di Hatful of hollow, dove ce ne sono altri che la sentono come noi) che HOH è il ns. preferito (che sappiamo tutti esser pieno di canzoni dai primi singoli, b sides ed EP), al di la delle differenze di lessico abbiamo già detto anche noi che gli Smiths che preferiamo sono...

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 17:21 del 21 giugno 2011 ha scritto:

RE:

vero o falso vabbe' uno si butta anche non stai sempre con il misurino a dosare ..osiamo per dio...qua ce' gente che parla di coerenza tipica di un cd quando sto disco e' uscito nel 1985 e i cd erano il futuro per danarosi

stefabeca666 (ha votato 8 questo disco) alle 17:25 del 21 giugno 2011 ha scritto:

Se ti riferivi a me: punto primo ho parlato di coerenza per il loro primo disco; punto secondo parlo naturalmente di coerenza all'interno del cd, non di etica o chissà cosa. Non vorrei esser male interpretato. Comunque, diatriba inutile.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 16:07 del 22 giugno 2011 ha scritto:

Sì Rebby parlo a nome di entrambi: confermiamo! Voce fuori campo: "Il problema è che uno mente sempre e l'altro dice sempre la verità anche quando dicono la stessa cosa" :O

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 22:00 del 22 giugno 2011 ha scritto:

No no per il momento resta salvatore... Dovessi cambiare, vi avverto

benoitbrisefer (ha votato 7 questo disco) alle 0:58 del 25 giugno 2011 ha scritto:

Già tutto detto: il disco meno convincente degli smiths (pur con qualche brano notevole) e incastrato fra i due capolavoroni Haful of hollow e The Queen is dead.Però non dimentichiamo che questo, dopo gli inizi introspettivi all'insegna dell'esistenzialismo adolescenziale, è il disco della svolta pubblica, quello "politico". Dalla sintesi di interiorità es esteriorità prende vita la mirabile poetica musicale di The Queen Is Dead

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 8:40 del 25 giugno 2011 ha scritto:

Anche io apprezz questo lavoro solo fino ad un certo punto. Ha i suoi momenti e Moz è sempre Moz in tutto, ma diciamo che "The Queen is dead" è altra cosa dal mio punto di vista.

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 23:37 del 2 luglio 2011 ha scritto:

And though i walk home alone...

Per me bastano "That Joke Isn't Funny Anymore" e "Well I Wonder" a renderlo memorabile. Inferiore all'esordio e alla Regina Morta, ma oggi qualsiasi indie-band della domenica ucciderebbe x la melodia jingle-jangle\wave di "The Headmaster Ritual"...Bella rece.

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 12:38 del 7 luglio 2011 ha scritto:

Non sono uno smitshiano ma qui si raggiunge la perfezione. A man bassa il loro disco migliore, del resto non ho mai retto il suo pretenzioso successore. "Rusholme Ruffians", "That Joke...", "Barbarism Begins at Home", la title-track... quasi non ci si crede. P.S. C'è un errore: "How Soon Is Now" non era parte dell'album originario, venne aggiunta solo nelle ristampe successive.

ThirdEye (ha votato 8,5 questo disco) alle 1:04 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

Certo che ci vuole del coraggio a dire che questo è il loro peggiore album, ne...Un album pop perfetto, da una band che non ne ha sbagliata una. Anche se il capolavoro sarà The Queen is Dead.

REBBY alle 8:29 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

Chissà che coraggio... peggiore è un termine comparativo eh. Oltretutto qui (anche se magari hanno usato altri termini) sono in tanti a pensarla così. Che è ci vuol coraggio a pensarla in maniera diversa da te? eheh

A te piacciono tutti nella stessa misura i loro album (a parte The queen is dead che per te è il loro migliore?)

tramblogy (ha votato 10 questo disco) alle 15:12 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

Rebby, non ti piace?....uddio...per me un Must!...forse il mio preferito...muuuu...muuuuu...muuuust!ops

REBBY alle 15:22 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

Non mi piace è una parola grossa, alla fine tutti gli album degli Smiths li ascolto volentieri. E' quello che mi piace meno dei loro (sarà perchè sono carnivoro ghgh) la parola giusta. Forse sarà perchè mi piaccion troppo i due precedenti (specie Hatful of hollow) e quello successivo, è schiacciato dai giganti eheh

tramblogy (ha votato 10 questo disco) alle 19:39 del 21 febbraio 2013 ha scritto:

Sarà perche non mangio carne , anche se e' dura evitare i tortellini di mamma, ma solo well i wonder e' meglio di una pasticca di LSD ...

REBBY alle 8:29 del 22 febbraio 2013 ha scritto:

Ah ecco.

Ma se in Inghilterra dalle mamme si mangia da bestia e si può anche capire ghgh quando tu eviti i tortellini di mamma "well I wonder" se tu non sia un pirla

Lei senz'altro mentre te li offre penserà: "Ebbene io mi chiedo Ti prego, ricordati di me Oh ricordati di me" (Well I wonder

Please keep me in mind Oh keep me in mind..." eheh

tramblogy (ha votato 10 questo disco) alle 20:29 del 22 febbraio 2013 ha scritto:

No no, non hai capito...io non li riesco ad evitare...shhhhhhh.....

REBBY alle 8:58 del 25 febbraio 2013 ha scritto:

Ah beh, well I wonder se tu possa dire " sarà perchè non mangio carne" eheh

"Gasping but somehow still alive

This is the fierce last stand of all I am

Gasping, dying but somehow still alive

This is the final stand of all I am"

Mattia Linea (ha votato 7 questo disco) alle 11:59 del 15 agosto 2014 ha scritto:

Come al solito risultano fenomenali e innovativi, ma "Meat Is Murder" non è il loro migliore album: alcune canzoni lasciano il tempo che trovano (si possono ritrovare anche dei richiami country a mio parere). Tuttavia, il disco riesce a donare tre perle: "The Headmaster Ritual", "Barbarism Begins At Home" e la magnifica "How Soon Is Now?". Johnny Marr è probabilmente il miglior chitarrista degli anni '80.