R Recensione

7/10

Lombroso

Una vita non mi basta

l duo Dario Ciffo e Agostino Nascimbeni, in arte i Lombroso, torna con una nuova produzione che vede la collaborazione di alcuni nomi eccellenti del panorama rock italiano. A cominciare dal produttore Taketo Gohara, e dalle Officine Meccaniche di Mauro Pagani, accoppiata vincente sempre più presente nelle produzioni di qualità. In questi studi, e circondati da ottimi musicisti quali Enrico Gabrielli (Afterhours, Mariposa e Calibro 35), Mauro Otto Ottolini (dalla band di Vinicio Capossela) e Enrico Molteni (bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti) i Lombroso sono riusciti a soddisfare le aspettative di quanti, dopo il disco precedente del 2007, aspettavano il loro nuovo passo.

Apre le danze Perdo te, e non poteva esserci inizio migliore. Un brano pop sorprendente per perfezione e semplicità. Come sarebbe bello se il pop in Italia fosse sempre su questi livelli di qualità (e non la solita roba da supermercati). Splendido il finale con cori, chitarra e sax che impazzano.

E che col pop i Lombroso ci sappiano fare, lo dimostrano anche altri brani in scaletta, come Cos'hai da guardare? un pop rock dal ritornello azzeccato, ottima melodia e testo che gioca sulla “diversità” dell'artista (mi raccomando tutti uguali e tutti all'ultima moda, e sempre rispettosi), e un ottimo Ciffo alla chitarra.

Altro grande esempio di pop, Inutile domenica malinconica. Un tema ormai ricorrente nella musica pop (chi potrà mai superare Everyday Is Like Sunday di Morrissey?) ma qui svolto in maniera splendida, con la full band al lavoro (Gabrielli impegnato al piano e all'organo hammond, Molteni al basso e Pacho alle percussioni, oltre alle chitarre di Ciffo e Nascimbeni) per un altro grande esempio di come si possa fare anche in Italia ottima musica pop.

Convincente anche il tuffo negli anni '60 di Non mi fido di lei: intro quasi alla Beatles (periodo White Album) cori, chitarre robuste, pop, molto anni '60 italiani, brano splendido, perfettamente riuscito. Impeccabile il solo di sax di Enrico Gabrielli. In un paese ideale, sarebbe in vetta all'airplay nazionale.

Presenti anche brani più rock, come Non ti resisto, tutta chitarre e batteria, cantata metà in falsetto, come fosse un controcanto alla voce principale, o Fissazione, guidata dalle due chitarre di Ciffo e Nascimbeni e la batteri,a a condurre un brano molto rock, con vaghe reminiscenze Afterhours, o infine Tu non 6 la mia ragazza, brano ancora eseguito dai due musicisti in solitudine, con repentini cambi di ritmo, dove tornano i ricordi degli Afterhours più duri.

Anche Festa è un buon rock, tirato, veloce, dove sembra quasi incredibile il volume di suono che riescono a scatenare i due musicisti da soli, qui aiutati dal solo Pacho alle percussioni. E dopo una tirata così, arriva giustamente un lento, il primo del disco. Il tempo non è sempre magnifico. Un gran bel testo su una storia finita (un giorno vedrai un cielo magnifico e mi scorderai), e la voce di Dario Ciffo davvero convincente. Uno dei vertici del disco.

Tra il lato più pop e quello più rock dei Lombroso, c'è spazio anche per due brani meno inquadrabili, come Una vita non mi basta, con il suo attacco punk, con tanto di cori in stile, e Ti porterò lassù, dotata di un grande intro, coraggioso, quasi il brano iniziasse col ritornello, un brano particolare con una parte rock che ricorda gli anni '70 più duri, e un intermezzo awaiano (con tanto di ukulele e chitarra hawaiana).

Immenso e fragile, un altro grande brano pop, chiude in maniera splendida (così come Perdo te aveva aperto il disco), con Ciffo che dimostra di essere musicista completo esibendosi anche alle tastiere (piano, wurlitzer e mellotron) e l'aiuto ai fiati di Mauro “Otto” Ottolini (da solo, quasi una intera sezione fiati: tuba, tromba e trombone).

V Voti

Voto degli utenti: 4/10 in media su 1 voto.
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