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R Recensione

8/10

Benjamin Clementine

At Least For Now

Già che ci siamo, smettiamola anche con 'sta storia della musica "Black". Chiamiamola con un nome specifico, "hip-hop", "soul", "funk" e via dicendo. "Nero" - musicalmente - non significa nulla. Erano neri Fela Kuti, Miles Davis, James Brown e Terry Callier.  Erano neri (a metà) anche Michael Jackson e Pino Daniele. Il miglior cantautore nero degli ultimi anni (Michael Kiwanuka) arriva dalla bianchissima Inghilterra, mentre la migliore cantante "black" (Amy Winehouse) era bianca. Evitiamo le classificazioni, ed eviteremo i fraintendimenti. Esiste il bianco, esiste il nero. Esiste il fondamentalista, esiste il musulmano. A Parigi, l'altro giorno, quello sdraiato sul selciato con un proiettile in testa era musulmano. I due terroristi morti pochi giorni dopo, erano francesi come le loro vittime. Un martire per Dio, due martiri per Allah e un lago di sangue come risultato. Nient’altro.

 

Va beh, non è questo il luogo. Comunque, Benjamin Clementine è naturalizzato francese, è nato a Londra, è nero ma non è per niente black. Per lui fu subito pronosticato un successo simile a quello di Adele, visto l’entusiasmo con cui fu accolto il suo primo Ep (“Cornerstone”, uscito quasi un anno e mezzo fa) e l’altrettanto entusiasmante performance al Jools Holland. Le aspettative furono ampiamente confermate dall’ Ep successivo (“Glorious You”). Questo il prologo, con tutto il solito corollario di “attesa creata” che va tanto di moda.

 

Per non rischiare nulla, l’album d‘esordio “At least for now” recupera il meglio dei due Ep. C’è “Cornerstone”, che è una pioggia di pianoforte e voce, caratterizzata da un “timing” pazzesco (come se Nina Simone lasciasse il pianoforte a Philip Glass) e da una voce magnifica, prepotentemente “nera” eppure tanto “pop”. E a proposito di pop, “London” (anch’essa già presente sul primo Ep) è arrangiata come un pezzo di moderno r’n'b per poi trasformarsi in un numero vocale strabiliante, una specie di incontro tra l’”accessibilità” di John Legend e le corde vocali della solita Nina Simone (impressionate la similitudine del timbro vocale durante il chorus). Dal secondo Ep vengono invece recuperate la cavalcata “Adios” (e qui siamo davvero dalle parti di “Sinnerman”) e la splendida “Condolence”, tutta giocata sui contrappunti ritmici e la solita, meravigliosa, voce tenorile. Perché tra le dichiarate influenze di Clementine c’è anche il nostro Lucianone Pavarotti. E qui arriviamo al lato “bianco”: le ballate scarne per piano e voce tanto care a Anthony & The Johnsons (“The People and I”, “Gone”), il piacere della nota pianistica “sospesa” come fosse opera di un moderno Erik Satie (“Quiver a Little”) e, spingiamoci oltre, un valzer scalpicciante idealmente accostabile a Yann Tiersen, sebbene si apra poi in un brano pop molto ampio (“Nemesis”), in grado di sfondare qualunque classifica di vendita.

 

Capolavoro bianco e nero allo stesso tempo. Un disco che parte dall’africa (i genitori di Clementine hanno origini Ghanesi), attraversa gli Usa in un soffio di vento carico di jazz vocale, soul e gospel e arriva (con la metropolitana di Parigi) in Europa, ridefinendo la modernità del pop contemporaneo. Togliamoci dalla testa le distinzioni geografiche e culturali ed esse scompariranno per sempre. Come per magia.

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Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 25 voti.
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ciccio 8/10
creep 8/10
hiperwlt 7,5/10
lorisp 8/10
babet 9,5/10
NDP88 7/10
zebra 7,5/10
motek 4,5/10
REBBY 7,5/10
Ciccoman 7,5/10
Lepo 3/10

C Commenti

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Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 9:09 del 16 gennaio 2015 ha scritto:

Grande Fab, il primo botto di questo 2015, che comincia quindi molto bene. Come c'eravamo detti, prende il meglio degli artisti citati - soprattutto la Nina Simone - presentando un album ricco, raffinato, al passo con i tempi ma genuinamente devoto ai punti di riferimento citati. In questi ultimi giorni mi è venuto in mente anche Willis Earl Beal. Oltre che fisicamente, me lo ricorda in un momento di questo disco ("St-Clementine-On-Tea-and-croissant"). Su una cosa forse non sono d'accordo con te. Clementine è nero, e si sente. Se James Blake deve imitare un nero per far uscire la voce da nero, lui non deve fare alcuno sforzo. Michel Jackson faceva musica stupenda, da quando si è sbiancato è iniziato il declino. Pino Daniele non sarebbe stato lo stesso se non avesse condiviso il palco e la vita artistica con James Senese (quando ha iniziato a condividere la strada con Giorgia le cose sono cambiate). Boh, secondo me sono un pò razzista, nel senso che se sei nero e fai musica, con me parti già con un punto in più. Perchè ci deve essere qualcosa nell'anima e nel fisico dei "neri" che non ci può essere nella gente di altri colori.

fabfabfab, autore, alle 9:26 del 16 gennaio 2015 ha scritto:

L'ho detto, che è nero. Ma non fa musica "black".

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 9:38 del 16 gennaio 2015 ha scritto:

...il mio negozio di dischi a Roma mette gli album di di Nina Simone nella categoria "Black"...stasera ci passo e gli chiedo che ne pensa, di Clementine... "Adios" è il pezzo che adesso come adesso pagherei per sentire eseguito da Nina... ;-(

fabfabfab, autore, alle 12:10 del 16 gennaio 2015 ha scritto:

Che poi rischiamo un sacco a citare Nina Simone così tanto per questo disco. Qualche purista jazz potrebbe spararci. A me piace anche il cantato, che è (ancora) europeo nelle melodie e nell'approccio (è lì che mi è venuta in mente Adele), ma è jazz nella metrica che deraglia e scat-ta (!). Vocalmente è pop melodico con accenni free-jazz vocale tipo The Last Poets. Più bianco e più nero di così si muore. Vabbè sto degenerando.

bargeld alle 18:52 del 16 gennaio 2015 ha scritto:

Eh, degenera.

fabfabfab, autore, alle 9:45 del 17 gennaio 2015 ha scritto:

Barg, è un invito?

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 10:19 del 17 gennaio 2015 ha scritto:

Io non sti sparo affatto Fab - anche se purista jazz non sono: questo, per ora con le dovute proporzioni, sembra davvero il fratello minore di Nina Simone, in alcuni momenti. Davvero spettacolare il timing della performance vocale, la sua metrica irregolare, il fraseggio frammentato (eppure rigorosissimo), imparentato con le idee destrutturanti (eppure lucidissime) di molto jazz libero.

Aggiungo che qui si trova un pathos che è puro soul, e che pure evita di netto certi manierismi del soul contemporaneo, per intraprendere strade proprie.

In generale, recensione eccellente e disco altrettanto grande: condivido la tesi di Franz, questo è il primo crack del 2015, e mi fa piacere che sia una cosa tanto ibrida e quasi indefinibile in termini di genere. Sono curioso di leggere i testi, anche se molti passaggi sono limpidi e chiari.

fabfabfab, autore, alle 10:13 del 23 gennaio 2015 ha scritto:

hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:32 del 23 gennaio 2015 ha scritto:

Sono ai primi ascolti: già affascinato dal timbro, dal flow, dalla sua personalità. E gli accompagnamenti mi sembrano davvero degni. Grande analisi, Fabio

Sor90 alle 16:57 del 23 gennaio 2015 ha scritto:

Clementine è sicuramente uno dei top player di quest'anno. Non saprei dire se preferisco le versioni "essenziali", voce e piano, ricche di pathos ma che rischiano di essere statiche (relativamente parlando) o le versioni album ("London" ad esempio ne guadagna con quel ritmo nu r'n'b). A votarlo ora non ci penso neanche, dopo solo un paio di ascolti. L'anno scorso i Cloud Nothings li ho votati a dicembre ahah. Grande segnalazione e recensione, va bè che lo dico a fà.

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 18:27 del 23 gennaio 2015 ha scritto:

In Francia e' gia a livelli commerciali e di visibilità tipo i Moda' da noi. Non so se ho reso...

fabfabfab, autore, alle 9:07 del 24 gennaio 2015 ha scritto:

Hai reso, purtroppo. Pensa in che razza di paese viviamo....

Sor90 alle 16:47 del 25 gennaio 2015 ha scritto:

Se ne parla anche da noi, sarà ospite da Fazio, per dire: http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/01/23/news/benjamin_clementine_da_clochard_solitario_a_voce_nera_dei_poeti_di_londra-105576615/?ref=HREC1-39

Dall'invervista emerge una personalità profondamente sensibile e una storia più travagliata di quello che si poteva immaginare, certo un aspetto volutamente spinto dal giornalista durante l'intervista.

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 9:38 del 30 gennaio 2015 ha scritto:

...e più leggo ste cose e più associo la sua storia a quella di Willis (Earl Beal)...solo che Constantine ha fatto (e farà) molto più successo, anche perchè oltre alla bellezza delle cose che fa, indossa il "vestito buono" e ha molta più fame (come Stromae o Hozier). Già m'immagino quel finto prete di campagna illuminato di Fazio a commuoversi davanti a cotanta bellezza. Bene, comunque. Avrebbe raccolto le stesse emozioni se avesse ospitato Willis Earl Beal che esegue live Wavering Lines, ma la fortuna non ha ancora toccato questo nostro (altro) eroe.

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 9:49 del 24 gennaio 2015 ha scritto:

Va beh su questo potremmo aprire lunghi dibattiti, senza per questo doverci mascherare da esterofili: da loro Brassens e Brel sono divinità, da noi Guccini e De André sono "politicizzati" e quindi vanno messi sotto torchio un po' a prescindere (o magari piacciono solo per ragioni "politiche": questa è sempre un'arma a doppio taglio).

Come diceva il vecchio Lucione Dalla, il pensiero fa sempre paura, e noi in tal senso non ci facciamo mai mancare nulla

gull alle 19:02 del 5 febbraio 2015 ha scritto:

Che voce e che maestosità! 'London' è uno di quei pezzi che ascolteresti all'infinito (ed oggi in effetti così è andata!). Anche a me è venuto subito in mente Willis Earl Beal, ed in alcuni frangenti Antony & The Johnsons. Che dire, siamo tutti sul pezzo allo stesso modo. Fratelli di musica, eh eh. E' sempre un piacere leggere le tue recensioni, e non è piaggeria.

savalor alle 0:08 del 8 marzo 2015 ha scritto:

Ne sono rimasto folgorato al primo ascolto

savalor alle 0:28 del 8 marzo 2015 ha scritto:

...e ci sento anche un po' di Billie Holiday e Regina Spektor

Clabbio86 alle 22:43 del 18 giugno 2015 ha scritto:

Uno dei miei dischi preferiti di quest'anno..veramente particolare e interessante

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:07 del 2 luglio 2015 ha scritto:

Si, capolavoro bianco e nero mi piace eheh

In questi primi mesi, su di me, questo album ha avuto lo stesso impatto emotivo che ebbi con I'm a bird now. Se dura nel tempo, come immagino, non ci saranno più dubbi! Grazie Fab.

fabfabfab, autore, alle 20:38 del 2 luglio 2015 ha scritto:

Sempre e solo un gran piacere, Mr Reb!

tramblogy alle 8:09 del 3 luglio 2015 ha scritto:

che bello delicato!!!!

zebra (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:00 del 22 novembre 2015 ha scritto:

Vincitore del Mercury Prize 2015!

Ciccoman (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:51 del 26 luglio 2016 ha scritto:

Disco che ho praticamente divorato per circa un mese....dopo l'indigestione è arrivato il rigetto. Farò passare un pò di tempo prima di ributtarmi nuovamente all'ascolto di questio gioiellino.