V Video

R Recensione

5,5/10

Nina Zilli

Frasi&Fumo

Avanti, maligni, sparate: se al posto dell’acuta, autoironica artista Nina Zilli e della splendida donna Maria Chiara Fraschetta ci fosse stato un altro volto femminile ed un altro pseudonimo da star system, prenderemmo in considerazione un disco come “Frasi&Fumo”, ci dilungheremmo a tracciarne pregi e difetti? Parla per me un afflato platonico che, in quanto tale, è alquanto partigiano? D’altro canto la “Nina”, ormai, la si incontra più spesso in tv, sui social, sulle riviste e sui giornali, piuttosto che sui palcoscenici. Si parla, non a caso, di “personaggio” (coltivato con cura e pazienza, c’è da dire), di entità glamour che, a tratti, fa dimenticare, e al contempo rimpiangere, quella fresca e ruspante leva neo-soul, chioccia (sic dicebant) di Amy Winehouse prima, di Mina poi, oggi chissà… Il rischio della fascinazione c’è, è concreto e ingombrante ogni giorno che passa. Per controbilanciare il rapporto con l’ascoltatore e motivare il seguito, la musica dovrebbe fornire i giusti spunti: assunto necessario e sufficiente per rivolgere la massima attenzione all’ottimo esordio “Sempre Lontano” e al sophomore (già più debole) “L’Amore È Femmina”.

Il terzo full length di Nina, “Frasi&Fumo”, si costruisce, come il precedente, su un brano portato alla ribalta sul proscenio di Sanremo. “Sola” ha tutte le carte in regola per suonare come uno standard blues, minore, di decenni fa: voce indolente, chitarre ombrose, strimpellate di piano e ritornello old fashioned con fiati ed archi. Il fatto che, sulla riviera ligure, un pezzo modesto e classicissimo come questo sia stato battezzato coi crismi della rivoluzione la dice lunga sul termometro musicale del Paese e sulla qualità media della rassegna. Tuttavia, “Sola” rimane un momento importante per entrare nel mood dell’album, proponendo un duplice approfondimento. Il tema erotico, anzitutto, reso esplicito in un video che gioca sul tabù della masturbazione femminile e sullo “scabroso” (ma dai!) vedo-non vedo. “Frasi&Fumo” è l’evoluzione lirica, sensuale ed introversa, di alcuni dei momenti più passionali del precedente “L’Amore È Femmina”, come “Una Notte”. L’avvio, con i bassi gommosi di “Intro (Cirronembi)” (un discreto revival bristoliano della canzone d’autore italiana), non lascia adito a seconde interpretazioni: “Ballano le nuvole in un attimo / Tutto il mondo sembra lontanissimo / Pensa solamente se potessimo / Sapere l'effetto che fa / Perdersi nel vuoto leggerissimo / Quando mille note dolci suonano / Senza più catene che ci stringono / Potremmo farlo adesso”. Il trinomio eros-sogno-solitudine ritorna a farsi sotto nel sottile vocal jazz, da club, di “Fra Il Divano E Le Nuvole” (“Quante stelle stanotte cadono / Sola coi miei desideri che non si avverano / Guardando nei cerchi di fumo blu / A volte mi perdo ancora di più / Continuo solo per noia e un po' di abitudine”), passando per la Patty Pravo bandistica di “Luna Spenta” (il ritornello, “Tu sai più di me, tu fai più di me, tu dai più di me / Tu vuoi più di me, tu sei più di chi non è come te / Iniziò con un bacio ma ora stiamo ballando a un ritmo che rallenta / Finisce che non dormo e questa notte per me / La luna è spenta / La luna è spenta”, sembra variato sulla melodia de “La Bambola”) e per la title-track, un maliardo trip hop di classe che, nonostante l’involontario (?) scippo dell’attacco di “Mysterons” dei Portishead, s’impone come diamante di punta della tracklist.

Parlavamo poco sopra di duplicità. Effettivamente, “Sola” riporta alla luce un difetto atavico di Nina che, sfortunatamente, nel tempo si è acuito, anziché smorzarsi: se le capacità interpretative tendono a convincere da subito (la cover surf-vintage della “Se Bruciasse La Città” di ranieriana memoria, quasi una “Anna” pt. 2, lo dimostra ampiamente), non così la scrittura. Tredici composizioni sulle rimanenti quattordici, in “Frasi&Fumo”, sono firmate dalla stessa cantante (“Una Breve Vacanza” è un malinconico, metaforico lento regalato dal siciliano Tony Canto): nove di queste tredici portano il marchio condiviso di Neffa, che duetta con Nina in “Schema Libero”, pedestre e sonnacchioso swing di terza mano. I limiti di una penna non proprio agile si fanno sentire tutti anche nella troppo leggera “RLL (Riprenditi Le Lacrime)”, una Linda Scott tricolore con il chorus che richiama “Goodbye Kiss” dei Kasabian, nei facili e deteriori sospironi della strappalacrime “Dicembre” (musica banalissima), nell’innocuo gospel cripto-sacrale di “Dormi, Dormi” e nel gradevole ma elementare ska di “Lei Dice”. Si mette in preventivo, naturalmente, che un disco pop mainstream si caratterizzi per simili scivoloni: quello che lascia perplessi è, sostanzialmente, la mancata crescita della Nina Zilli autrice, necessaria per tenere testa all’ingigantirsi delle ambizioni e all’infittirsi del battage pubblicitario. Stando così le cose, l’onestissima Malika Ayane, di cui abbiamo appena parlato, vince su tutta la linea, di larga misura.

Un peccato, perché continuiamo a credere di non sbagliare, quando vediamo in Nina un autentico talento, troppo spesso mortificato da canzoni non all’altezza.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.