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R Recensione

7/10

Philipp Gerschlauer & David Fiuczyński

Mikrojazz – Neue Expressionistische Musik

Il recente exploit critico e commerciale dei King Gizzard & The Lizard Wizard ha riportato al centro dell’attenzione le modalità di composizione, esecuzione e fruizione della musica microtonale, per il cui interessante background teorico vi rimandiamo a questo agile video divulgativo. Non è esagerato definire “Mikrojazz – Neue Expressionistische Musik” (il sottotitolo si deve alla scelta di associare ad ogni brano un diverso dipinto espressionista) come il classico disco giunto nel posto giusto al momento giusto. I protagonisti del progetto, il chitarrista David Fiuczyński e il giovane sassofonista Philipp Gerschlauer, sono coinvolti da tempo e a vario titolo nell’esplorazione delle immense possibilità della galassia microtonale: il primo, direttore del Planet MicroJam Institute al Berklee College of Music di Boston, ha sviluppato il proprio lavoro scientifico in due precedenti pubblicazioni per RareNoise (“Planet MicroJam” del 2012, “Flam! Blam! Pan-Asian MicroJam!” del 2016), mentre il secondo ha approcciato la questione già oltre dieci anni fa, arrivando a suddividere in 128 intervalli le ottave del proprio sax alto. I due percorsi si incrociano oggi in questo esclusivo cantiere a cinque, condiviso da altri nomi illustri (Matthew Garrison al basso, Giorgi Mikadze alle tastiere e il maestro Jack DeJohnette alla batteria), che ambisce – a leggere le dichiarazioni roboanti di Fiuczyński – addirittura a proporsi come un nuovo “The Shape Of Jazz To Come” per le sorti della musica occidentale tutta.

L’obiettivo è chiaramente smisurato (tanto più se si considera che il 2017 non è il 1959, sotto nessun punto di vista), ma le altisonanti ambizioni del band leader hanno comunque il merito di regalare visibilità ad un disco prezioso, intelligente nella scrittura ed assai originale nei risultati. Come prevedibile, le immense possibilità espressive dei microtoni vengono messe al servizio di composizioni assai eterogenee: sul piatto vengono serviti soundscapes di complessa fruizione (“Lullaby Nightmare” è un’orgia di distonie orrorifiche), raccordi grandguignoleschi (la fanfara mortifera di “Zirkus Makabre”), briosi passi swingati (l’apertura di “Mikrosteps”), insospettabili ibridi geoculturali (il gamelan insolitamente “ampliato” di “Lamonte’s Gamelan Jam”), avventurose rivisitazioni di un glorioso passato (il bop disarticolato e dearmonizzato di “MiCrOY Tyner”), languide improvvisazioni su dolenti temi balladistici (ma in “Hangover” i bassi fretless sembrano quasi suggerire un parallelo sviluppo dub) e persino i riflessi gotici di una “Last Chance” che mette assieme John Carpenter e Jaco Pastorius. In linea di massima, anche se decisamente troppo lungo – si potevano tagliare almeno l’incendiario ma insoluto call&response di “November” e l’omaggio dolphiano di “Walking Not Flying” –, “Mikrojazz – Neue Expressionistische Musik” propone una serie di autografi che si pongono tutti sullo stesso (alto) livello: a spiccare sulle altre, per merito, una “Für Mary Wigman” che si muove tra lick fusion, respiri dark jazz e storture free.

Curioso ed appassionante. Merita ben più di una possibilità.

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