Svin
SVIN
"Scrivere di musica è come ballare di architettura" ed aveva ragione il nostro amato, baffuto, Frank Zappa, non fosse altro che talvolta il gesto sonoro, l'espressività, la materia talvolta solida, liquida ed aerea che questa arte sopraffina chiamata musica sprigiona sia talmente inafferrabile dal ridurre tutto a mero esercizio didascalico, socio-pedagogia d'accatto nonché improbabili ed improponibili esercizi di stile, sul "chi ce l'ha più lungo". Ed allora? cosa fare? arrendersi? Giammai! Anche perché rischieremmo di fare un torto alle numerose band in cerca di visibilità, di desiderio di esprimersi, di sprigionare il fuoco dell'arte, donare brandelli d'anima all'ascoltatore, all'appassionato, al critico di turno.
Eccoli, allora gli Svin, danesi di nascita ma cittadini del mondo, al terzo disco, con la benedetta voglia di sperimentare e sperimentarsi, abbattendo gli steccati di genere ed i pregiudizi di sorta su cosa stoni e cosa no. Math Rock? ce l'ho, Avant-Rock, pure, Jazz? anche, Musica africana, massì, Post-Rock, eccolo e potremmo continuare all'infinito. Sì, perché in questa straordinaria opera terza, si alternano, si combinano, si mescolano e si rigenerano le proposte musicali su citate ed anche di più: gli 8.53 minuti di June of 44 a braccetto con Shellac, che diventano gli Stooges a spasso con i Sonic Youth di Fede Piger? oppure il Nusrat Fateh Ali Khan che si diverte a sballarsi con i Fugazi (Maharaja) o le pastorali riflessioni di Abdullah Ibrahim, o meglio ancora Ali Farka Tourè (Alt, Satan)?
La materia musicale è plasmata, trasformata, trasfigurata di volta in volta in una maniera così efficace da far diventare il gioco del cogliere i riferimenti o gli stili proposti, inutile, perché ciò che conta è la musica, la libertà di espressione, la furia creativa, il qui ed ora. Ecco quindi che il flusso stordente, inebriante, sonico di Fuck John, con quei tempi dispari, le sfuriate chitarristiche, il sax ribollente, ci riportano su un'altra dimensione, dove i generi musicali, le barriere geografiche e culturali si dissolvono, svaniscono, lasciando posto all'arte pura, al gioco, alla comunicazione, all'espressione immediata e spontanea.
To be played at maximum volume.
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