Pet Bottle Ningen
Non-Recyclable
Psst Ehi, debunkers? Vi ricordate di quando sputavate sul free jazz e genericamente parlavate di accozzaglia (di note, ritmi, stili )? Impossibile venirne a capo, dicevate. Impossibile uscirne fuori indenni. Psst Debunkers? Siete ancora lì in agguato? Cè posta per voi. LAyler sottolineato per gli stupidi, la circolarità del formato canzone sottoposta a pressioni (tutto sommato non) inaudite, il titillare di un sonetto piazzato ed ignifugo, il costruire, fermarsi e ricostruire, le chitarre blues del Bill Frisell formato Naked City ricamate su di insistiti fraseggi di sax, una raffica distonica che sfregia il volto al ritmo di Metaltov: ecco a voi Konta, il free jazz che mai inciampa su sé stesso e sempre si ritrova. Semplici prodigi di natura sono i Pet Bottle Ningen, trio catapultato nel reame Tzadik delle meraviglie grazie al puro valore dello skill dei componenti: lart rock dada e stralunato che non perde di consistenza ed identità, laddove il compromesso ne incurva verso il basso le asperità gratuite e regala in un limbo indefinibile tra composizione ed improvvisazione esaltanti sprazzi di coinvolgimento.
Quando, in Peacock Spider, la granulosa materialità dellinterplay tra corde e fiati prende spontaneamente fuoco in un violento riff distorto e deforme an introduction to Borbetomagus, la potevano chiamare, ma anche the gist of jazzcore non sarebbe stato male, visto e considerato il finale delirante in sfumare, tra le impennate Sonic Youth di Dave Scanlon e lastrale concretezza di Nonoko Yoshida , ecco che Non-Recyclable, di nome e di fatto, sbatte in faccia allascoltatore tutta la sua newyorkesità. Tossine noise ammorbano il torso di Creatures Of Habit, un Ornette Coleman che dirige una banda paesana monopolizzata dai Neptune: in Eleven Months, i Gutbucket si spappolano in un riflusso liquido di armonici e singhiozzi ritmici, ricompattandosi poi in un salmodiare demente; Mijinko è il susseguirsi di microfasi armoniche incise a velocità supersonica, sul filo del rasoio, atto damore verso il chitarrismo abrasivo di Robert Quine (che ricompare, in unorgia di saliscendi, anche nellimplacabile Lick Sketches #3); per converso, Tiny Sonata, raccolta e compiuta in sé stessa, è un miracolo di sintesi cool che trova pochi pari, nellesacerbato cerebralismo del free jazz dei nostri giorni.
Non è jazz rock (anche se gli spasmi matematici di Glaucus Atlanticus lo ricordano), non è impro jazz (anche se Chocolate With, lacerante, sembra un sofisticato arrangiamento dei duetti tra Fred Frith e John Zorn di metà anni 90), non è jazz da camera (anche se i tentacoli bebop con glassa chicagoana di Ai e, soprattutto, il romantico requiem di While Sitting ne condividono la matrice) e non è punk-jazz (anche se, Lick Sketches #4 con quel groove così quadrato!). Non-Recyclable è il parto di tre preparatissimi musicisti, al secondo disco in tre anni, proiettati verso un futuro scintillante. La creatività al potere. Liconoclastia come manganello e rapporto di forza. Una prova, ça va sans dire, maiuscola.
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