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R Recensione

7/10

Wadada Leo Smith, Jamie Saft, Joe Morris, Balázs Pándi

Red Hill

Dopo gli assalti sonori del sax di Ivo Perelman con “One” e le raffinate esplorazioni fra jazz e blues di “The New Standard” a firma Steve Swallow, Jamie Saft e Bobby Previte, la RareNoise torna sul tema dell'improvvisazione istantanea con questa session registrata in presa diretta nel New England a fine 2013, che riunisce alcuni artisti di casa presso l'etichetta di Londra, come il pianista Jamie Saft, il bassista Joe Morris ed il batterista Balázs Pándi, con un autorevole esponente del free jazz contemporaneo, come il trombettista Wadada Leo Smith.

Nessuna traccia, nessuna prova, la musica registrata è la fedele testimonianza di un flusso di idee nate sul momento e condivise fra i quattro protagonisti, secondo dinamiche ed interazioni sviluppate cammin facendo dai diversi strumenti. Le note acute della tromba sordinata di Smith aprono “Gneiss”, trascinando in un progressivo crescendo gli altri protagonisti fino ad un elaborato ed ampio fraseggio del pianoforte. “Janus Face” vive di alternanze fra la quieta parte introduttiva ed una sezione frenetica e travolgente, mentre la seguente “Agpaitic” inverte i termini, avviandosi tortuosa ed intricata su grovigli di note elettroacustiche per distendersi poi in un lirico duetto fra la tromba di Smith ed il basso di Morris. Il drumming elastico e duttile di Pándi, protagonista di avventure di confine fra jazz, noise e metal, sembra il vero collante del dialogo che caratterizza le otto lunghe tracce di “Red Hill”, ricco di coloriture e beats (da ascoltare le invenzioni ritmiche nella conclusiva “Arfvedsonite”), e sempre appropriato al clima sonoro in divenire. Gli interventi colorati di blues di Saft ed il motore ritmico di Morris completano il clima, nel quale si incastonano gli interventi ora lirici (“Debts Of Honor”), ora rauchi (“Tragic Wisdom”) della tromba, creando climi in equilibrio fra Miles Davis e Cecil Taylor.

Ascolto non facile e non adatto a tutti i momenti, ma un disco ricco di spunti per un'appagante ricostruzione dei percorsi intellettuali lungo i quali si sviluppa la creazione musicale istantanea.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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FrancescoB alle 10:01 del 12 dicembre 2014 ha scritto:

Bravissimo Andrea. Leo Smith è un'istituzione del jazz moderno e contemporaneo e questo disco lo conferma: non semplicissimo e non tutto mi sembra ispirato, però nel complesso è un lavoro che funziona.