Derek Trucks
Already Free
Derek Trucks è senza dubbio uno dei più talentuosi, completi e coraggiosi chitarristi moderni. Dico coraggiosi perchè, è inutile nasconderlo, trovare uno che fa musica come lui oggi è davvero raro. A parte il fatto che suonare, a soli 28 anni, in un tour mondiale con un professionista dalla fama leggendaria come Eric Clapton, e farlo con quella disinvoltura di cui è stato capace Derek è già di per sè eccezionale, bisogna constatare come il chitarrista in questione si esponga in maniera del tutto singolare durante i propri concerti. Parte sempre in sordina, piano, come un pugile smaliziato che studia l'avversario e che sa di dover conservare le proprie energie: la ricerca della lucidità mentale e della serenità necessaria a non farsi mettere in soggezione, qualche jab quà e là per scaldarsi bene, e poi al momento, la combinazione potente, precisa: bam bam bam! E la gente va in delirio.
Questa metafora credo esprima bene lo stile di un grande professionista che con il suo album "Already free" (un titolo che è tutto un programma), ha ormai raggiunto la piena maturità umana e quindi artistica: è un musicista che sa suscitare nel pubblico una grande emozione senza alzare un sopracciglio; accettare le proprie emozioni senza lasciarsene dominare è segno di maturità. E avere il coraggio di lasciarsi trasportare da esse senza esserne sopraffatto è ciò che fa di Derek Trucks un musicista e un uomo di grandissimo valore. Come i grandi, con umiltà e rigore, Derek sa farsi fulcro su cui si posa l'equilibrio della band, peraltro molto affiatata, dimostra di aver imparato bene la lezione della Allman Brothers Band, di cui lo zio Butch è uno dei batteristi, e di aver sviluppato quel discorso portandolo oltre.
Infatti, se consideriamo il percorso della band di Macon Georgia, si nota come dopo la morte di Duane Allman, i superstiti, pur validi come gruppo, si siano smarriti in uno stanco e sbiadito southern rock, per un paio di decadi fino all'arrivo di Warren Haynes che ha cercato di rimettere insieme i cocci. Si può dire che Derek Trucks abbia ripreso il discorso dove l'aveva lasciato Duane, e che come lui badi bene a non lasciare che gli altri membri della band si "assopiscano" sui propri strumenti. Due stili e due personalità diverse certo, ma della stessa stoffa.
Inutile dire che il lavoro fatto in studio da Derek e crew è ottimo, suono nitido e ben distribuito. Un disco dall'umore aperto, solare, a tratti malinconico ma non patetico. Il genio unico di Derek si manifesta ad un orecchio attento soprattutto nei suoi puntuali e sapienti fill-ins di chitarra, dei quali il succitato Clapton era già stato un maestro (vedi "Blues Breakers with Eric Clapton" di John Mayall).
Per ascoltare le ispirate ed emozionanti fughe in solitaria che Trucks sa regalare questa non è certo la sede adatta, dovete andare a uno dei suoi concerti, o ascoltare un live come minimo. Comunque se cercate un ascolto rilassato ma non noioso, a volte anzi coinvolgente come accade con la vivace ballata, track n. 11 I know, questo è il disco giusto. Anche la 12 title track Already free mi è piaciuta, con Derek al dobro ("chitarra resofonica", per gli snob). Il disco contiene anche una cover di Bob Dylan, Down in the flood, originale e ben costruita, decisamente uno dei brani più riusciti dell'album, non a caso messa come track n. 1.
In definitiva, non è un disco che verrà ricordato come pietra angolare della musica moderna, ma di sicuro un saggio delle capacità strumentistiche, leaderistiche e della grande anima di Derek Trucks, il nuovo dio della seicorde.
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