R Recensione

7/10

Derek Trucks

Already Free

Derek Trucks è senza dubbio uno dei più talentuosi, completi e coraggiosi chitarristi moderni. Dico coraggiosi perchè, è inutile nasconderlo, trovare uno che fa musica come lui oggi è davvero raro. A parte il fatto che suonare, a soli 28 anni, in un tour mondiale con un professionista dalla fama leggendaria come Eric Clapton, e farlo con quella disinvoltura di cui è stato capace Derek è già di per sè eccezionale, bisogna constatare come il chitarrista in questione si esponga in maniera del tutto singolare durante i propri concerti. Parte sempre in sordina, piano, come un pugile smaliziato che studia l'avversario e che sa di dover conservare le proprie energie: la ricerca della lucidità mentale e della serenità necessaria a non farsi mettere in soggezione, qualche jab quà e là per scaldarsi bene, e poi al momento, la combinazione potente, precisa: bam bam bam!  E la gente va in delirio.

Questa metafora credo esprima bene lo stile di un grande professionista che con il suo album "Already free" (un titolo che è tutto un programma), ha ormai raggiunto la piena maturità umana e quindi artistica: è un musicista che sa suscitare nel pubblico una grande emozione senza alzare un sopracciglio; accettare le proprie emozioni senza lasciarsene dominare è segno di maturità. E avere il coraggio di lasciarsi trasportare da esse senza esserne sopraffatto è ciò che fa di Derek Trucks un musicista e un uomo di grandissimo valore. Come i grandi, con umiltà e rigore, Derek sa farsi fulcro su cui si posa l'equilibrio della band, peraltro molto affiatata, dimostra di aver imparato bene la lezione della Allman Brothers Band, di cui lo zio Butch è uno dei batteristi, e di aver sviluppato quel discorso portandolo oltre.

Infatti, se consideriamo il percorso della band di Macon Georgia, si nota come dopo la morte di Duane Allman, i superstiti, pur validi come gruppo, si siano smarriti in uno stanco e sbiadito southern rock, per un paio di decadi fino all'arrivo di Warren Haynes che ha cercato di rimettere insieme i cocci. Si può dire che Derek Trucks abbia ripreso il discorso dove l'aveva lasciato Duane, e che come lui badi bene a non lasciare che gli altri membri della band si "assopiscano" sui propri strumenti. Due stili e due personalità diverse certo, ma della stessa stoffa.

Inutile dire che il lavoro fatto in studio da Derek e crew è ottimo, suono nitido e ben distribuito. Un disco dall'umore aperto, solare, a tratti malinconico ma non patetico. Il genio unico di Derek si manifesta ad un orecchio attento soprattutto nei suoi puntuali e sapienti fill-ins di chitarra, dei quali il succitato Clapton era già stato un maestro (vedi "Blues Breakers with Eric Clapton" di John Mayall).

Per ascoltare le ispirate ed emozionanti fughe in solitaria che Trucks sa regalare questa non è certo la sede adatta, dovete andare a uno dei suoi concerti, o ascoltare un live come minimo. Comunque se cercate un ascolto rilassato ma non noioso, a volte anzi coinvolgente come accade con la vivace ballata, track n. 11 I know, questo è il disco giusto. Anche la 12 title track Already free mi è piaciuta, con Derek al dobro ("chitarra resofonica", per gli snob). Il disco contiene anche una cover di Bob Dylan, Down in the flood, originale e ben costruita, decisamente uno dei brani più riusciti dell'album, non a caso messa come track n. 1.

In definitiva, non è un disco che verrà ricordato come pietra angolare della musica moderna, ma di sicuro un saggio delle capacità strumentistiche, leaderistiche e della grande anima di Derek Trucks, il nuovo dio della seicorde.

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 5 voti.
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REBBY 5/10

C Commenti

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fgodzilla (ha votato 7 questo disco) alle 13:33 del primo aprile 2009 ha scritto:

Ma propio

Un bel dischetto , Molto Clapton style .

Certo concordo che bisognerebbe vederlo dal vivo ...

Utente non più registrato, autore, alle 13:45 del 2 aprile 2009 ha scritto:

RE: Ma propio

Sinceramente a me questo disco più che Clapton mi ricorda il Van Morrison di Astral Weeks, dall'umore solare, libero. Anche se questo album è più organizzato e si sente che nulla è lasciato all'improvfvisazione. Comunque l'atmosfera è simile. Si ascolti "I know" per capire quello che dico.

TheManMachine alle 23:30 del primo aprile 2009 ha scritto:

Wow, Jacopo, già scritta?! Della serie, più veloce della luce! Adesso ti dico grazie mille, e bravo, per la recensione, domani parliamo un po' del disco, che in ogni caso merita!

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 8:50 del 6 aprile 2009 ha scritto:

Il riferimento fatto da Jacopo ad un capolavoro

senza tempo come Astral weeks di Van Morrison mi

aveva fatto letteralmente sobbalzare dalla sedia.

Non metto in dubbio che Derek Trucks sia un

chitarrista preparato tecnicamente, si sente per

carità, ma insomma è proprio vero che la musica

è soprattutto soggettività. Sicuramente più

vicino alla mia "verità" fgodzilla, anche se

l'album in questione non mi appassiona (come

del resto Eric Clapton).

Utente non più registrato, autore, alle 14:38 del 6 aprile 2009 ha scritto:

RE: Robby

Gurda, se vedi il voto che ho assegnato al disco, gli ho dato un 7, quindi non è che lo ritengo un capolavoro ai livelli di Astral Weeks, ma mi riferivo all'"umore" del disco, solo quello; quell'approccio spensierato, solare, era quello il termine di paragone con Van Morrison.

Comunque può piacere o non piacere, ma la qualità c'è e si sente.

Dr.Paul (ha votato 5 questo disco) alle 15:04 del 6 aprile 2009 ha scritto:

ho ascoltato qualcosa sul myspace, ho amato clapton, ma questo non fa per me, ormai siamo nel 2009....

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 15:29 del 6 aprile 2009 ha scritto:

Re: Robby

Avevo capito Jacopo che parlavi di atmosfera simile (e avevo visto anche il voto), ma non

sono d'accordo. Io non sento nessuna "parentela"

con Astral weeks, neanche alla lontana, ma magari sono le mie orecchie. Porta pazienza! Ciao.

Utente non più registrato, autore, alle 19:57 del 6 aprile 2009 ha scritto:

Va bene, accetto le critiche, visto che siamo su un sito fatto apposta per questo; ma rimango convinto della qualità di questo chitarrista che ha uno stile tutto suo e anche qualcosa da trasmettere a livello umano, cosa rara in un ambiente dove fare musica è troppo spesso una moda più che una vocazione...

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 22:12 del 2 maggio 2009 ha scritto:

La recensione non mi è piaciuta granchè, forse un po' troppo didascalica per i miei gusti... d'altro canto, invece, il disco merita, molto. Nulla di nuovo o di innovativo: solo blues costruito con passione, tecnica e mestiere. Canzoni splendide ("Down In The Flood" - davvero una cover? -, "Sweet Inspiration", "Back Where I Started", "I Know", la title-track) ed altre un po' meno ("Maybe This Time", ad esempio, a me non dice nulla). Certamente, in ogni caso, da seguire. Con molta attenzione. 7,5.

Utente non più registrato, autore, alle 12:30 del 4 maggio 2009 ha scritto:

RE:

Marco, cosa intendi per "didascalica"?

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 21:52 del 4 maggio 2009 ha scritto:

RE: RE:

Nulla di offensivo. Solo, per me ti sei concentrato troppo sul personaggio di Derek Trucks ed un po' meno sul disco in sè, canonico quanto si vuole ma che avrebbe meritato due paroline in più. Quisquilie, in fondo...

Utente non più registrato, autore, alle 22:46 del 4 maggio 2009 ha scritto:

RE: RE: RE:

Ok

matteolostrambo (ha votato 8 questo disco) alle 15:05 del 15 giugno 2009 ha scritto:

MOURNINGPALACE

il titolo del mio commento dovrebbe darti un indizio, l'artista non lo conosco, però la recensione era veramente bella... complimenti

Utente non più registrato, autore, alle 20:06 del 15 giugno 2009 ha scritto:

RE: MOURNINGPALACE

Grande matteo! Grazie per esserti fermato.

Mr. Wave alle 20:31 del 15 giugno 2009 ha scritto:

Mourning Palace

a me ricorda il titolo della meravigliosa e solenne canzone dei Dimmu Borgir

Utente non più registrato, autore, alle 1:02 del 16 giugno 2009 ha scritto:

RE: Mourning Palace

Nah, era una cosa tra noi due.