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R Recensione

6/10

Gavin Harrison & 05Ric

The Man Who Sold Himself

Stavolta il “dinamico duo” non si è attardato a dare alle stampe il suo nuovo opus: il batterista Gavin Harrison (Porcupine Tree, King Crimson, ma anche session-man per Claudio Baglioni, Alice, Franco Battiato, Eugenio Finardi, giusto per mantenerci sul suolo italico) e 05Ric (polistrumentista – come bassista è mozzafiato – e singer dalle tonalità calde ed evocative che vanno da David Bowie a Mick Karn, passando per David Sylvian), affinano la propria magmatica miscela, che incorpora elementi dei King Crimson (dall’era “Discipline” in avanti), degli ibridissimi Gordian Knot, di Mick Karn (appunto), di David Torn ma anche con molti riferimenti al jazz elettrico e alla fusion: in continuità con il precedente “Circles”, il nuovo “The Man Who Sold Himself”, non opta per una definitiva conciliazione fra la melodia e le ardite architetture sonore. Ancora una volta queste due sfere d’azione per Harrison e 05Ric sembrano quasi due mondi paralleli (la voce e il basso a tratteggiare la parte melodica, le pindariche evoluzioni della batteria a scandire l’elevazione delle infrastrutture musicali), percorsi in tempi differenti: il divario che dunque ne deriva, resta ancora troppo profondo per colmare il senso di scollamento fra le due modalità espressive ed emotive. Probabilmente il coinvolgimento di qualche altro strumentista avrebbe contribuito ad allargare la gamma sonora e a diminuire il gap fra le due tinte cromatiche che si rincorrono cercando di padroneggiarsi. Nonostante ciò, in questo lavoro si ha la precisa sensazione che i brani abbiano giovato di un maggiore focus compositivo e che l’incontro fra questi due ambiti avvenga più spesso che in passato, producendo alcuni suggestivi episodi come la propulsiva Own,  la suadente Wherewithal, la bellissima Body Temple (autentica emozione in sospensione magnetica che ben avrebbe interpretato Sylvian), la pazzoide (e geneticamente Crimsoniana, con un diretto riferimento all’estro di Adrian Belew) Identitas: queste, potendo godere di una linea melodica perfettamente avvinghiata attorno all’intricato idioma sonoro prescelto, rivela come con un più stretto legame chimico fra le ambiziose poliritmie e la natura più comunicativa del progetto, gli esiti positivi avrebbero potuto essere estesi all’intero album.

Sicuramente i lettori che sono anche musicisti (di quelli particolarmente attenti alla tecnica), troveranno in “The Man Who Sold Himself” ampi motivi di interesse, ben al di là delle mie impressioni di un equilibrio spesso minato da una eccessiva dose di indomita perizia e da una emotività troppo imbrigliata dalla matematica.

(“The Man Who Sold Himself” esce in una speciale versione con due dischetti: il primo è il "classico" CD, mentre il secondo è un DVD che contiene il mix in 5.1 dell'album, che promette una esaltante esperienza di ascolto surround delle ritmiche in tutta la loro dinamica e vorticosa essenza)

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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Teo 6/10

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