R Recensione

7/10

Andrea Pozza

A Jellyfish From The Bosphorus

“Le meduse,  che si spostano  di mare in mare seguendo  correnti misteriose, come le influenze di altre culture musicali che si sedimentano silenziosamente  nel  linguaggio musicale.”

Poesia e biologia nelle parole del pianista jazz genovese Andrea Pozza per spiegare titolo e fonti ispirative  di “A Jellyfish From The Bosphorus”, nuovo cd in trio con Aldo Zunino al contrabbasso e Shane Forbes alla batteria.

Il lavoro, registrato tra Genova e l’Inghilterra, e presto accompagnato da un tour di presentazione che toccherà le principali città italiane, segna il ritorno di Pozza alla produzione discografica, dopo il successo ottenuto dal precedente “Gull’s flight” inciso in quintetto, ed il recente  tour europeo appena concluso.

 «Mi sono accorto di essere stato influenzato da sonorità e ritmi provenienti da ogni parte del mondo – spiega Andrea Pozza – che sono entrati a far parte naturalmente del mio modo di suonare e  comporre integrandosi nel mio stile jazzistico. Chi conosce la mia musica ed il mio background tradizionale in questo cd potrà incontrare, di tanto in tanto, qualche “medusa” poco conosciuta che nuota ormai nei mari musicali in cui navigo».

Ed in effetti nei nove brani, quattro standard e cinque originali, si ritrovano sia conferme che sorprese: fra le prime, uno stile pianistico ormai maturo e ricco di inventiva, in grado di affrontare il mondo del  jazz con grande ampiezza di prospettive, dai classici alle forme più contemporanee, ed una intesa di gruppo esemplare e rodata,  mentre nell’elenco delle novità troviamo, insieme al clima elegantemente brillante, anche alcune composizioni inusuali per Pozza come la notturna “A Jellyfish From The Bosphorus”, ricca di parti improvvisate, o “Il Primo dei Sette un brano composto in 7/4 che può richiamare le atmosfere degli svedesi Esbjorn Svensson Trio, o ancora “Tuttavia è così” costruito come una piccola jam session di dialogo tra i musicisti.

Non mancano le dichiarazioni di appartenenza e riverenza alla grande tradizione del  jazz,   con l’omaggio al  Duke Ellington di “In a sentimental mood”, con “Blue room” e “Where or When” di Rodgers & Hart e “Get Happy” di Harold Arlen, nelle quali i musicisti  si collegano idealmente alle grandi formazioni in trio della musica afroamericana, a partire da quella di Bill Evans , uno fra i numi tutelari di Pozza, che torna alla mente anche ascoltando l’unica vera ballad del disco,  “Love is the way”.

Nel bilancio generale vanno inoltre  citati gli apporti del genovese Zunino, e del britannico Forbes, che assicurano il sostegno ritmico ottimale a tutto il lavoro e dispensano  ispirati assoli in numerose occasioni.

Insomma, un “mare” molto vasto, quello della musica di Pozza, e ricco di creature, siano o meno meduse, dai colori e dalle forme affascinanti: immergersi da queste parti può essere un’esperienza  piacevole, anche senza maschera e pinne.

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