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R Recensione

8/10

Andromeda Mega Express Orchestra

Bum Bum

Riponete nel primo cassetto disponibile luoghi comuni e stereotipi: i tedeschi non sono tutti seri, imperturbabili e dediti alla contemplazione della ragion pura e della ragione pratica, a dispetto di Kant, di Franz Beckenbauer e della Signora Merkel.

Ogni tanto questi omaccioni rigorosi e ben organizzati (Trotsky sosteneva che in Germania la rivoluzione non era possibile, perché nessuno avrebbe mai osato calpestare un'aiuola) perdono compostezza e lucidità, in un batter di ciglia diventano più estrosi e bislacchi di un Django Reinhardt. Giusto un attimo e si tramutano in un circo barnum per ubriachi scalmanati, che possiede la scintilla del genio, una sana dose di irriverenza e un pizzico di follia (eppure, il tutto suona ancora profondamente tedesco: misteri della fede).

"Bum Bum" incarna questa trasfigurazione tutta teutonica. Perché la Andromeda Mega Express Orchestra è una specie di UFO, un oggetto misterioso partorito da qualche antro oscuro della foresta nera, un manipolo di pazzi, tanto che provare a classificarla è come scalare l'Everest a mani nude.

Immaginate Dj Shadow che consuma una colazione a base di cappuccio e cornetto con Daniel Vankhe dei Vampire Rodents, quando entrambi vedono la luce e decidono di mettersi a destrutturare e ricomporre a piacimento la "Far East Suite", "Black Saint and the Sinnery Lady" e magari anche "A Jackson in Your House" dell'Art Ensembe of Chicago; poi aggiungono un pugno di classica ottocentesca, la colonna sonora di qualche film noir, un corredo di sigle tv e di rumori astratti, una strizzata d'occhio al migliore trip-hop, un maipolo di voci nerissime.

Sforzate le vostre meningi, elaborate l'immagine, ed avrete un'idea, seppur fumosa, di ciò che vi aspetta.

Aggiungete al tutto un piccolo, ulteriore dettaglio: questi crucchi recitano entrambi i ruoli, ovvero prima siedono davanti al leggio come Mingus ed Ellington alle prese con una partitura per big band (con ogni sorta di strumento a fiato) e poi si mettono a manipolare ingegnosi aggeggi tecnologici con cui alterano geneticamente le loro stesse ideazioni.

Il risultato è un inconsuento ibrido fra musica live e lavoro certosino in studio, un uragano contorto e sfavillante, che assortisce timbriche di ogni natura e provenienza, rumori random (la tastiera di un computer!), soavi meditazioni quasi ambientali, volteggi del violino, carezze dell'arpa e brusche sferzate del sassofono.

l risultato è soprattutto una continua, repentina, vorace ed abbagliante imprevedibilità: un qualcosa degno di essere accostato, da questo punto di vista, alle mutazioni burrascose di un "Lullaby Land", anche per l'impatto visivo, quasi cinematografico di quella che, in fin dei conti, è una sapiente scenografia.

Ascoltate "Hektra Mumma Gulla" e potrete affrontare di petto l'universo "Bum Bum" e la sua inafferrabile energia: tutto lo scibile umano pare comporsi e poi frantumarsi nell'arco di pochi secondi fra squarci di solennità, divertissement stranianti, eleganza e ricerca del sublime, registrazioni di terza mano e manate di colore degne dei suddetti maestri della composizione. Creare chaos e rumore (oggi) non è una gran novità e non richiede menti particolarmente brillanti, siamo d'accordo; ma creare "rumore" dotato di un senso, un chaos infiammabile per quanto sfuggente, impregnare il tutto di una musicalità feconda, è impresa titanica: e questa composizione lo dimostra in pieno.

Anche "Rainbow Warrior" è degno esempio dell'arte collagistica di una big band che sembra divertirsi a mettere nel frullatore tutto ciò che le capita per le mani, avvicinandosi ulteriormente al montaggio creativo di Daniel Vankhe ed al suo delirium tremens. Per non parlare della lunga, elaborata creazione conclusiva, paradigima del concetto di arte astratta, un Jackson Pollock che si materializza e si dedica al campionatore - dopo essersi sorbito per notti intere la storia del jazz.

Stupefacente è il primo aggettivo evocato da un'opera tanto sontuosa ed indecifrabile. Stupitevi anche voi, allora: anche solo dando un'occhiata alle regstrazioni live di "Saturn Hoola Hop".

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 3 voti.
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motek 7,5/10

C Commenti

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motek (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:16 del 12 agosto 2012 ha scritto:

ROBE DA MATTI

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 13:25 del 9 settembre 2012 ha scritto:

E' in wishlist spasmodica. Appena trovo due secondi per respirare, lo ascolto. Grande recensione

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 17:15 del 11 ottobre 2012 ha scritto:

Vederli dal vivo dev'essere un'esperienza travolgente, pazzesca, catartica! Penso non possa davvero essere altrimenti. Sin dal primo ascolto, mi sono saltati alle orecchie due paragoni immediati: il John Zorn dei "manga" e (soprattutto) Carl Stalling. Ma questo gigantesco fumettone è un irresistibile collage che si muove tra epoche e generi, senza soluzione di continuità, divertendosi sempre un mondo. L'ascolto difilato non è difficile, ma è un po' pesante: servirebbe forse (come in tanti altri casi) un dvd come "corredo"... "Saturn Hula Hoop" e "Rainbow Warrior" (alias la deframmentazione esasperata dei cLOUDDEAD traghettata verso destrutturazioni ancora più radicali, flussi di coscienza poderosi e onomatopeici, un clamoroso finale con archi trapuntati su sostrato afro e chitarrina seghettante math) le mie preferite.

fabfabfab alle 9:37 del 12 ottobre 2012 ha scritto:

"Take off" mi era piaciuto moltissimo, questo lo devo ancora ascoltare ma le aspettative sono moolto elevate...

Giuseppe Ienopoli alle 14:50 del 12 ottobre 2012 ha scritto:

"... tra epoche e generi senza soluzione di continuità ..." ... ci ripaga ampiamente con soluzione di continuità ... grazie per averci preferito, Marcolino! ... tornate presto a trovarci ... è un piacere per noi.