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R Recensione

7/10

Mulatu Astatke

Mulatu Steps Ahead

È passato appena un anno da quel “Inspiration Information” che stordì i sensi di molti e permise la (ri)scoperta di un genio contemporaneo. In questo breve lasso di tempo, chi ha potuto ha sfruttato a dovere il rinnovato interesse per Mulatu Astatke e per il suo ethio-jazz. Eppure non si potrebbe addurre alcuna motivazione per criticare l’operato della Strut Records: innanzitutto perché la qualità è, al solito, eccellente (terza pubblicazione, terzo centro pieno), in secondo luogo perché questi ragazzi riescono (con un po’ di fantasia e di originalità) a rendere deliziosi anche quei piccoli accorgimenti anti-pirateria che a volte possono indispettire. Lungo le dieci tracce di questo nuovo (promo)album del vibrafonista etiope compaiono infatti alcuni interventi vocali volti a “sporcare” il disco in modo da scoraggiarne la diffusione in rete. Il fatto è che queste frasi (This is Mulatu Astatke and you’re listening to my new album Mulatu Steps Ahead, “You’re listening to Mulatu Astatke’s Mulatu Steps Ahead” …) sono sussurrate dalla voce profonda e vellutata dello stesso Mulatu, donando ai brani un curioso elemento declamatorio molto affascinante. Vabbè, notazioni da feticisti.  

La notizia vera è che Re Mulatu steps ahead. E noi? E noi con lui, definitivamente rapiti dal suo mood creato impastando Duke Ellington con ritmi latini e sabbia del deserto (“Mulatu’s Mood”), sfumando i ritmi afrobeat con le sincopi jazz (“Green Africa”), corrompendo i suoni della sua Etiopia con la sensibilità dei suoi nuovi amici (alcuni elementi degli Heliocentrics più altri presi in prestito dalla Either/Or Orchestra di Boston). Come se non bastasse, qui c’è un terzetto da infarto, che inizia con i bassi tondi e “Davisiani” di “Ethio Blues”, prosegue con i virtuosismi dell’obliqua “Boogaloo” e si chiude in maniera magistrale con il notturno caldo e polveroso di “Motherland”, titolo programmatico per un brano dalla bellezza misteriosa (e Mulatu che, in mezzo allo scorrere calmo di un jazz sinuoso e morbidamente erotico ricorda: “This is Mulatu Astatke presenting my new album: Mulatu Steps Ahead, Strut Records”).  

E non importa che alcuni brani (“I Faram Gami Faram”) fossero già presenti nella raccolta antologica edita pochi mesi fa (“New York – Addis – London…”), intanto Re Mulatu è Re Mulatu. E noi? Beh, noi non siamo un … .  

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