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7,5/10

We Kids Quintet

We Kids Quintet

Nuovo disco e nuova formazione per il progetto We Kids. Nato da un’idea del batterista e compositore Stefano Bagnoli con il proposito di andare alla ricerca di nuovi giovani talenti del jazz nostrano, in quest’occasione da trio diventa quintetto, affiancando ai già conosciuti e apprezzati Giuseppe Vitale al piano e Stefano Zambon al contrabbasso, presenti nel precedente lavoro “Breakeles”, altre due giovani promesse, i fratelli Matteo Cutello alla tromba e Giovanni Cutello al sax. Tutti musicisti giovanissimi e dotati di talento non comune, come dimostrano le undici tracce del disco. Undici composizioni originali, divise equamente tra tutti i musicisti del quintetto, dove tutti sono messi alla prova, sia nella composizione sia nell’esecuzione.

Il disco si apre con una composizione del padrone di casa, “Epigrafe”, brano che mette subito in mostra i quattro giovani jazzisti con ottimi soli di sax e tromba dei due Cutello, con le intense note del piano di Vitale, e con il basso impeccabile di Zambon, che si conferma un talento anche nella composizione. Suoi sono “Stucked in the meanwhile”, dove ricama un tappeto sonoro su cui s’intrecciano il sax e la tromba, e la notevole “Distance”, con un bel solo di sax e lo splendido piano di Vitale. Anche i fratelli Cutello denotano tecnica e fantasia davvero notevoli, e compongono a quattro mani due brani, lo splendido “Growing together” e il primo singolo estratto dal disco, “Nuvole”, un brano lento con la tromba in evidenza. Ma è tutto il quintetto che gira alla perfezione, dimostrando già una maturità notevole dei suoi giovani componenti.

La conferma arriva con l’esplosione di suoni di “Work 1”, e con “Caesar, to my grandpa”, brano composto da Vitale. Qui tromba e sax dialogano mentre basso e batteria non si limitano a tenere il tempo, ma danno colore al brano, e il pianoforte fantasioso dell’autore, tra jazz ed elettronica, fa da collante al tutto. Uno splendido esempio del valore di questi quattro musicisti, giovani promesse del jazz tricolore, guidati dall’esperienza di Bagnoli. Uno dei vertici del disco, che mette in luce da una parte la preparazione tecnica dei quattro, dall’altra le loro capacità di improvvisazione, dialogando tra loro come se lo facessero da sempre. Altrettanto notevole l’altro brano di Vitale, “Smoke n grapez”, un brano veloce, con la tromba che si libera leggera, basso e batteria che impazzano, e lo splendido piano dell’autore. Anche qui è tutta la band a essere in evidenza: quattro talenti capaci di spiccare come solisti con grande fantasia, ma anche di essere al servizio dei compagni e della canzone.

Tutto questo riesce soprattutto per merito della capacità di guida di Bagnoli e delle sue evidenti doti di talent scout. Il batterista, nelle vesti di direttore o meglio di coordinatore, lascia libera iniziativa agli altri componenti del quintetto, riuscendo a rendere unitario e corale un lavoro incentrato sull’inventiva e la fantasia dei singoli musicisti. È quello che avviene anche in “Salieri”, brano di chiusura firmato dallo stesso Bagnoli, che lascia ampio spazio ai quattro giovani perché possano esprimere al meglio la loro fantasia creativa e il loro talento tecnico, quasi stessero giocando con l’improvvisazione: splendida la tromba, notevole il piano, indomabile la batteria del leader. Con questo progetto Bagnoli abbatte ancora una volta le barriere anagrafiche e stilistiche, facendoci scoprire le nuove realtà del jazz italiano, future promesse anche a livello internazionale.

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