John Fahey
America
Appunti di viaggio:
L America vista da lontano, dai ballatoi del sogno, è un abbaglio. Ma ci è concesso di ninnarsi fra le illusorie acque, proprio perché tale consapevolezza è la sartia di soccorso.
LAmerica nelliride del forestiero; il forestiero nellindole del sognatore.
Dove ci porterà?
Poco importa, purché ci sia abbastanza infinito da perdersi.
Bene, allora ti suono una cicatrice asfaltata in una landa infuocata, una stanca distesa vergine percossa dal sole, lolezzo della benzina in un distributore abbandonato, il berretto addomesticato al sonno del gestore.
Poco oltre potrai udire il grigiore di un fiume, mendicante fra colline benedette e colonie operose; fra queste terre il vento è la voce di Patton e Skip James.
Poi seguirai lincedere zebrato delle traversine fino ad una luce zigzagante in una notte cittadina; ti addormenterai sulla spiaggia pallida e ti sveglierai in un radioso mattino festante; la calca legittimerà un giorno di libertà.
Infine ti ostinerai a camminare da una costa allaltra per poter riascoltare loceano per la prima volta, finché capirai di non essere mai partito, ma è il paesaggio che si è mosso per te.
Cosa scriverò una volta destato?
Forse che, là dove ogni qualificato cantore americano ha restituito le parole più delicate alla propria terra, John Fahey, con la sola voce della sua American Primitive Guitar, ha saputo svelarne il respiro segreto, la sua intima sottoscrizione allordine eterno delle cose.
Sarà meglio risalire la fune per sondare il terreno della mia prossima recensione: America di John Fahey.
Avvertenza:
Riuscire a scorgere lAmerica da lontano vivendole in grembo è un po come intravedere se stessi negli occhi di una nostra virtuale proiezione. Non credo sia possibile giudicare le infinite combinazioni dellanimo di un individuo; di conseguenza mi sono astenuto dallintaccare con parole descrittive e malaccorte il nucleo luminoso dellopera e del nostro.
A John Fahey (1939 2001)
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