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10/10

Van Morrison

Astral Weeks

È molto difficile staccare il lettore CD, dopo aver ascoltato Astral Weeks, senza avere in testa l’impressione di avere appena consumato un classico. Così, dopo il primo contatto, dai una ripassata al tutto e, ascolto dopo ascolto, ti rendi conto che la prima impressione era quella giusta. Van Morrison, autore di quest’opera, è un personaggio di quelli che sembrano finire nella musica rock quasi per caso, essendo molto distanti dalle tendenze dei momenti storici in cui hanno piazzato i propri capolavori. The Man, questo il nomignolo affibbiato al cantautore irlandese, proveniva in particolare da un’esperienza coi Them, gruppo legato indissolubilmente a uno scalmanato inno dal titolo Gloria che consegnò la voce particolare di Morrison ad una discreta notorietà. Ma ben presto si allontanò dal gruppo e intraprese una propria strada, testimoniata già da Blowin’ Your Mind, disco tuttavia pubblicato senza il consenso dell’autore.

Astral Weeks, invece, esce nel 1968 per la Warner, ed è suonato da uno stuolo di jazzisti di prim’ordine: oltre a Van, che suona chitarra, sax e tastiere, l’album è suonato da Richard Davis al basso, Jay Berliner alla chitarra, John Payne al flauto e al sax soprano, Warren Smith alle percussioni e al vibrafono e, per concludere, Connie Kay alla batteria. Con questa squadra Morrison può costruire come meglio non si potrebbe arrangiamenti d’effetto per le sue composizioni. E, prima dell’arrangiamento, viene proprio il momento compositivo: Van Morrison compone brani lunghi, innestati spesso su poche idee melodiche, che però costituiscono l’equivalente musicale del flusso di coscienza che egli adotta, tra l’altro, anche per i testi. Questo conferisce alle otto canzoni dell’album un carattere così intimo che, a tratti, hai paura di ferirle se le ascolti troppo. Musicalmente, a colpire è soprattutto l’efficacissima commistione tra il folk e il jazz: come il folksinger, Morrison racconta storie; come jazzista, invece, le racconta attraverso una spontaneità unica.

Il brano che apre e dà il titolo all’opera potrebbe essere una summa di tutto l’album: l’apertura è affidata ad un apparentemente scanzonato pavimento di chitarre, contrabbasso e maracas che accompagnano la voce di Van, sognante e libera; entrano poi il flauto e i violini, e lentamente la canzone sfocia in un vero e proprio delirio poetico di Morrison, perdendo di vista la struttura iniziale, pur se la canzone prosegue sulla ripetizione costante degli accordi iniziali prima di tornare sulla prima strofa e sul ritornello. Sembra la fine del pezzo, e invece no: Van continua a ripetere all’infinito le proprie declamazioni su un magico tappeto sempre più dolce e avvolto intorno alle parole del cantante, fino al finale sfumato e affidato alla chitarra acustica. Beside You è, invece, il brano più intenso del disco: l’andamento è ancora sognante, e Morrison si lascia andare ad un’interpretazione che, senza girarci troppo intorno, dà i brividi dall’inizio alla fine, a metà strada tra lo shouter nero e il tenero ubriaco che recita la propria poesia d’amore all’amata. Se dovete scegliere una canzone d’amore per acchiappare, sapete dove pescarla. Il riff che apre Sweet Thing il giro di contrabbasso e i tintinnii in sottofondo stemperano il clima, e Morrison riprende in un certo senso il discorso iniziato con la prima traccia e interrotto con il pathos della seconda. Anche stavolta, a farla da padrone assoluto è la voce di Van, ma i violini, il flauto e tutto l’arrangiamento conferiscono anche a questo brano un’aura magica che sfuma lentamente, mentre ancora stai ripetendoti in testa “oh... oh sweet thing...”.

I sette minuti di Cyprus Avenue nascono con la chitarra acustica, il contrabbasso e il vocione di Van, in un folk blues immerso in un’atmosfera serena, nella quale interrompe poi un violino che pare voler imitare, nel suo dolce strillare, la voce del cantante. Il ritmo diventa sempre più scandito, fino ai minuti finali che spazzano via il blues per diventare puro folk in delirio. Dopo questo torrente di emozioni, arriva a stemperare il clima il vigoroso jazz di The Way the Young Lovers Do, con dei fiati (e un arrangiamento, più in generale) di straordinaria fattura, che offrono il destro a Van per lasciarsi andare ad una delle sue interpretazioni più coinvolgenti. Tuttavia, a colpire ancor di più è il fatto che, pur essendo questo un brano tipicamente jazzato, un migliaio di altri elementi musicali ci finiscono dentro, attingendo tanto al folk quanto alla musica più nera. La sterminata Madame George (poco meno di dieci minuti) parte come una confessione tenera e pacata (ma quanti caspita di giri di basso memorabili ci sono in questo album?), con tenere sviolinate a fare da contraltare alle immagini disegnate da Van. Dall’ottavo minuto in poi, inoltre, il brano svolta verso un folk jazz che, a tratti, può far sentire elementi della (magnifica) terra d’origine del cantautore, l’Irlanda. Ballerina è un’altra canzone nel tipico stile del disco: romantica quanto basta (sempre nel significato tutto particolare di Van), si apre in maniera più scarna per proseguire poi con tocchi di vibrafono, violino e anche mandolino fino alla conclusione ancora una volta affidata al fade-out. La tenera e veloce Slim Slow Slider mette la parola fine all’opera nella maniera migliore: ennesima interpretazione anima e corpo da parte di Van, che si lascia andare a qualche accenno di sorriso, stupendo flauto in sottofondo, basso come sempre perfetto e, soprattutto, un sax soprano che sembra voler cantare dietro a Morrison.

Quando finisce anche questo brano, il disco rallenta fino a fermarsi del tutto. Lo guardi un paio di volte, e ti rendi conto che non puoi risentirlo di nuovo: bisogna andare a studiare, a lavorare, a cambiare il pannolino, a prendere la ragazza, a dormire, a vivere. Poi, però, ti accorgi che qualcosa ti mancherebbe se provassi a rompere l’incantesimo anche solo per un attimo. E allora ti ritrovi a studiare con Astral Weeks in sottofondo, oppure te lo infili in macchina, provi a cambiare pannolini canticchiando Sweet Thing, regali Beside You alla ragazza... o forse, più semplicemente, te lo riascolti. Tanto il tempo per il resto alla fine lo si trova sempre.

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Voto degli utenti: 9,3/10 in media su 44 voti.

C Commenti

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Cas (ha votato 9 questo disco) alle 9:07 del 6 agosto 2007 ha scritto:

raffinato e complesso, 8,5! bella recensione, molto sentita!

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 16:59 del 26 ottobre 2009 ha scritto:

Sarò matto ma a me non convince. Non mi appassiona. Non mi emoziona, cosa che invece accade quando ascolto "after the gold rush" di neil young.

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 17:11 del 26 ottobre 2009 ha scritto:

Si sei matto eheh massimo dei voti tutta la vita

FrancescoB (ha votato 10 questo disco) alle 18:45 del 2 novembre 2009 ha scritto:

Il disco di una vita, l'opera che più mi coinvolge in assoluto.

Luca Minutolo (ha votato 10 questo disco) alle 18:33 del 28 gennaio 2010 ha scritto:

Scoperto grazie ad una recensione di Lester Bangs. Ho subito accalappiato il vinile, e non riesco a capire come abbia fatto fino ad ora a viverne senza.

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 18:37 del 28 gennaio 2010 ha scritto:

Grande Luca. E adesso riascolta i vampiri del fine

settimana e dimmi che voto gli dai (eheh).

Luca Minutolo (ha votato 10 questo disco) alle 20:46 del 28 gennaio 2010 ha scritto:

Vabbè, il paragone non regge...Sono due generi diversi, e poi quest'album viene da un altro pianeta...

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 8:15 del 29 gennaio 2010 ha scritto:

Ma si scherzavo eh. Dai mi rispondo io facendo le

tue veci: Rebby sei, Rebby sei uno str.... eheh

Luca Minutolo (ha votato 10 questo disco) alle 9:45 del 29 gennaio 2010 ha scritto:

No dai...Perchè dovrei dirti che sei uno str...He he heee!! A parte gli scherzi, la discussione fa sempre bene, soprattutto quando i gusti sono differenti...

bart (ha votato 10 questo disco) alle 21:53 del 19 marzo 2010 ha scritto:

capolavoro

disco bellissimo, commovente, unico, sembra che venga da un altro pianeta

Roberto Maniglio (ha votato 10 questo disco) alle 23:26 del 18 maggio 2010 ha scritto:

secondo me, è il più grande album folk-rock-blues della storia della musica

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 8:55 del 19 maggio 2010 ha scritto:

folk rock blues jazz soul eheh

Approvo il tuo entusiasmo verso l'album recensito

da Carlo (ma sempre tu sti disconi?), ma ... nella

mia collezione è posizionato nella zona "dischi

non etichettabili" (spesso i migliori) ... e se

proprio proprio ... bisogna aggiungere almeno jazz

e soul e forse non abbiamo finito ...

Roberto Maniglio (ha votato 10 questo disco) alle 23:02 del 19 maggio 2010 ha scritto:

certo, non etichettabile, ponevo l'enfasi più sul fatto che secondo me è il migliore in un particolare ambito della musica rock; poi le etichette lasciano il tempo che trovano...

folktronic (ha votato 10 questo disco) alle 18:29 del 13 novembre 2010 ha scritto:

Disco della vita

Dopo Astral Weeks tutto puo' sembrarti banale e poco coinvolgente.....sono 15 anni che spero di trovare un disco che possa avvicinarlo....

bart (ha votato 10 questo disco) alle 22:30 del 13 novembre 2010 ha scritto:

RE: Disco della vita

Se vuoi trovare un disco che possa avvicinarlo, prova ad scoltare Happy Sad di Tim Buckley.

folktronic (ha votato 10 questo disco) alle 0:10 del 14 novembre 2010 ha scritto:

RE: RE: Disco della vita

Happy sad l' ho ascoltato nel 94.....piu' o meno quando Astral Weeks....grande disco...percarita'....ma , per me, non regge assolutamente la qualita'globale delle settimane astrali....cosi' come non ce l' ha fatta Bryter Layter o Grace.

theRaven (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:56 del 12 ottobre 2020 ha scritto:

Mah! Per me è esattamente il contrario

Utente non più registrat (ha votato 9 questo disco) alle 21:29 del 12 ottobre 2020 ha scritto:

Questione di tempo, Raven.

theRaven (ha votato 7,5 questo disco) alle 9:34 del 13 ottobre 2020 ha scritto:

Se intendevi dire che magari tra un mesetto potrei cambiare idea, posso invece tranquillamente dirti, che la vedo dura.

Gli album citati li conosco da troppo tempo perché ciò possa accadere.

Poi non credo che sia obbligatorio

Utente non più registrat (ha votato 9 questo disco) alle 12:54 del 13 ottobre 2020 ha scritto:

Well, I may be wrong...

BUT SOMETHING DEEP IN MY HEART TELLS ME I'M RIGHT AND I DON'T THINK SO

theRaven (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:40 del 13 ottobre 2020 ha scritto:

Nient'altro che sensazioni diverse...

folktronic (ha votato 10 questo disco) alle 0:16 del 14 novembre 2010 ha scritto:

mmm

mah...guarda...ti stupirai...ma il disco folk cantautoriale che forse mi ha piu' intusiasmato dopo Astral lo ha fatto il tizio del mio avatar...Illinoise....adoro anche questo disco in modo viscerale.....un disco che ha portato una positivita' contagiosa nel mio modo di vedere il cantautorato, spesso scarsamente coinvolgente, di questi anni....

nebraska82 (ha votato 10 questo disco) alle 13:58 del 26 marzo 2011 ha scritto:

niente da aggiungere, tra i dischi più belli di sempre.

dalvans (ha votato 10 questo disco) alle 15:17 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Eccezionale

Il primo capolavoro di Van Morrison

Alfredo Cota (ha votato 9 questo disco) alle 17:17 del 22 ottobre 2011 ha scritto:

Tela di rara bellezza in cui si scopre, ogni volta che la si guarda, una sfumatura inedita, cangiante, viva, estatica. Lavoro impressionista ed introspettivo.

Utente non più registrato alle 13:01 del 10 settembre 2012 ha scritto:

Sarà per la voce un pò nasale, ma non impazzisco per questo disco, preferisco di gran lunga Veedon fleece.

gionninetynine (ha votato 10 questo disco) alle 8:46 del 3 ottobre 2012 ha scritto:

Al di là e al di sopra delle opinioni.

alvin (ha votato 9 questo disco) alle 20:28 del 31 ottobre 2012 ha scritto:

semplicemente un capolavoro

tecla (ha votato 9,5 questo disco) alle 19:58 del 17 novembre 2012 ha scritto:

mamma mia...come si può dire che non regala emozioni!!! Madame George: Brividi jazzati... flauto e violino che ti entrano dentro e ti conducono in un sogno fino a qualcosa che ha la leggerezza e la profondità della mistica.

"Mentre stavi per uscire lei è balzata in piedi

e ti ha chiamato: “Ehi, amore, hai dimenticato un guanto”.

Ed è l’amore che ama, l’amore che ama, l’amore che ama.

L’amore che ama amare, L’amore che ama amare,

l’amore che ama."

tecla (ha votato 9,5 questo disco) alle 19:58 del 17 novembre 2012 ha scritto:

mamma mia...come si può dire che non regala emozioni!!! Madame George: Brividi jazzati... flauto e violino che ti entrano dentro e ti conducono in un sogno fino a qualcosa che ha la leggerezza e la profondità della mistica.

"Mentre stavi per uscire lei è balzata in piedi

e ti ha chiamato: “Ehi, amore, hai dimenticato un guanto”.

Ed è l’amore che ama, l’amore che ama, l’amore che ama.

L’amore che ama amare, L’amore che ama amare,

l’amore che ama."

NDP alle 11:48 del 8 dicembre 2013 ha scritto:

Sublime. Il problema è che è tutta roba mia e che me l'ha fo..uta Van Morrison.

glamorgan alle 16:41 del 16 febbraio 2014 ha scritto:

arrivare alla fine è dura,moondance lo potrei ascoltare 3/4 volte di seguito senza stancarmi,questo proprio no. gli preferisco anche tupelo honey e veedon fleece

J.J.FOX (ha votato 10 questo disco) alle 19:16 del 2 dicembre 2014 ha scritto:

Esiste l'aggettivo CAPOLAVORISSIMO??????????

Nooo? Beh allora coniamolo.

Un album MAGISTRALE, considerando anche che "The Man" aveva 23 anni quando e' uscito, c'e' ben poco da dire di piu'.

Astral Weeks, Madame George e Ballerina sono dei monumenti, recitati con il cuore in mano...

B-B-B (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:40 del 30 marzo 2015 ha scritto:

Grande disco, ma preferisco Moondance

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:55 del 31 marzo 2015 ha scritto:

anche io, "moondance" e "caravan" i pezzi che preferisco di van the man

B-B-B (ha votato 8,5 questo disco) alle 20:39 del 4 maggio 2015 ha scritto:

Aggiungerei "And it Stoned me", che ne dici?

zagor (ha votato 8,5 questo disco) alle 22:20 del primo ottobre 2015 ha scritto:

assolutamente sì, disco perfetto direi!

FrancescoB (ha votato 10 questo disco) alle 20:52 del 31 marzo 2015 ha scritto:

Per me "Moondance" un disco meraviglioso, perfetto, barocco nel senso migliore del termine. Ma più terreno, più comprensibile e accessibile, più umano. "Astral Weeks" invece di terreno ha davvero poco: neppure è possibile attribuire un genere, è quasi una raccolta di romanzi in musica (folk? jazz? soul? echi di classica del settecento? psichedelia?). A me l'interpretazione vertiginosa di "Astral Weeks" o "Ballerina" mette veramente i brividi, questa non è più musica, è vita.

Paolo Nuzzi (ha votato 10 questo disco) alle 9:10 del 5 maggio 2015 ha scritto:

Come non essere d'accordo. Da ascoltare in vinile, in perfetta solitudine, per volare negli spazi infiniti...

glamorgan alle 21:37 del primo ottobre 2015 ha scritto:

Nessuno ha ancora recensito "moondance"? Altro grande album, da 10, io dare un 10 con lode ad astral weeks

tonysoprano (ha votato 10 questo disco) alle 23:13 del 7 aprile 2016 ha scritto:

In Questo disco, Van Morrison prende il volo e sta volando tutt'ora. Magico, solo un genio poteva fare un'album così poetico, malinconico e allo stesso tempo dolce. PIETRA MILIARE

Utente non più registrat (ha votato 9 questo disco) alle 11:18 del 6 settembre 2020 ha scritto:

Rarissimamente un album è riverito sia dalla critica più qualunquista che da quella più anticommerciale ed esigente. Rarissimamente un album lascia trasparire uno spirito mistico, ultraterreno, così presente nella sua impalpabilità. Di rado un disco non sembra comunicarti granché di speciale, finché non arrivi verso la fine con gli occhi gonfi di lacrime. E tutto questo con una voce sgraziata (ma quanto incantevole ed evocativa!) e un umile gruppetto folk/jazz. Un piccolo grande miracolo musicale, di un pelo sotto "Blonde on Blonde".

FrancescoB (ha votato 10 questo disco) alle 8:10 del 7 settembre 2020 ha scritto:

Tutto vero, ma nella mia quotidianità non ho conosciuto una singola persona che amasse questo disco, e lo dico con un certo rammarico e stupore.

Anni fa qualcuno mi disse che assimilare questo lavoro era impegnativo quanto comprendere "Trout Mask Replica", "Rock Bottom", "Loveless" e simili, se non di più, e personalmente concordo. Non condivido però il cenno all'umile gruppo folk jazz: cioè, forse erano umili, ma parliamo sempre di musicisti di statura internazionale, il chitarrista ha suonato con Mingus, tanto per fare un esempio. Più che altro, in "Astral Weeks" la superiore caratura tecnica di tutti i musicisti e pure del leader (specie sul piano compositivo e aggiungerei lirico) esalta le capacità espressive al contempo astratte e di una inedita efficacia terrena di ogni singolo brano, e accade molto di frequente in ambito pop/rock e dintorni. Spesso è la povertà di mezzi a rendere immediata la comunicazione (penso ai miei pupilli Jandek, Elliott Smith e Daniel Johnston, ma anche a molti musicisti punk/hardcore, a molti cantautori): in questo caso invece la ricchezza non diventa un limite ma uno strumento affilatissimo, come di regola succede nel miglior jazz.

FrancescoB (ha votato 10 questo disco) alle 8:10 del 7 settembre 2020 ha scritto:

* non accade molto di frequente