R Recensione

8/10

Jose James

The Dreamer

Pare che Gilles Peterson, noto ai più per le sue brillanti trasmissioni radiofoniche e per le sue prelibate e sofisticatissime compilation, sia fermamente deciso a lasciare il segno anche come talent scout.

A pochi mesi di distanza da Welcome to The Best Years Of Your Life dell'enfant prodige Ben Westbeech è infatti la volta di un 'altra “giovane promessa” fare la sua comparsa nell'elitario roster della Brownswood (etichetta personale di Peterson).

Laddove però Westbeech sembrava pagare pegno alla sua giovane età per via di una certa superifcialità di fondo nel riproporre, seppur con un talento forui dalla norma, suoni e umori contemporanei, pastiche di acid jazz e derive bristoliane, Jose James pare affacciare la testa sul mondo musicale con idee e proposte ben più chiare.

Originario di Minneapolis ma trapiantato nella pulsante New York, James mette a frutto la sua formazione jazzistica sposandola con suggestioni soul e blues (Spirits Up Above su tutte), se le canta e se le suona (letteralmente) e si mantiene su livelli compositivi e interpretativi sorprendenti.

Da evitare le facili categorizzazioni: perchè questo The Dreamer si tiene ben lontano dal jazzino epidermico e riciclato del cosidetto nu jazz, e se si eccettua qualche capriccio ritmico passeggero non adotta i pattern cari all'“electronica”. E l'impronta jazz è allo stesso tempo troppo accentuata, la sua consistenza troppo analogica, organica, per poterlo raffrontare alle produzioni, spesso piuttosto liofilizzate, del nu soul.

Ci passerete, insomma, l'utilizzo del'abusato termine “senza tempo”, per descrivere questa brillante uscita che solo una produzione leggermente “laccata” (più che leccata) può spingere ad associare superficialmente alle derive da aperitivo cui questo genere di produzioni ci hanno abituato.

C'è qui un utilizzo meno epidermico e più profondo degli stilemi del jazz vocale e del jazz soul, in grado di richiamare alla mente i grande maestri: da Terry Callier a Billie Holiday, passando per Sua Maestà John Coltrane, attraverso una galassia sonora distante anni luce dai vari Peven Everett e Musiq.

E se sarebbe francamente iperbolico (e forse un po' blasfemo) azzardare fino in fondo l'accostamento con tali nomi sacri, sarebbe allo stesso tempo riduttivo parlare di jazzino.

Perchè, volenti o nolenti, ascolto dopo ascolto, ci si rassegna al fatto che questo sognatore è una delle prime, vere sorprese del 2008.

V Voti

Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 5 voti.
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REBBY 5/10
rubens 8/10

C Commenti

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Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 12:54 del 21 febbraio 2008 ha scritto:

è incredibile come la voce e il modo di cantare di questo James mi ricordino davvero tanto Tim Buckley. Cmq bella rece per un disco davvero elegante, caldo e suggestivo.

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 7:14 del 3 marzo 2008 ha scritto:

Bella voce, bravi musicisti jazz, niente da dire

al riguardo. Concordo con il recensore, si tratta

di "musica senza tempo". Sarebbe piaciuta forse

anche a Romeo (Aristogatti), una volta sposato.

A me invece non piace (pur da sposato), la trovo

"pallosa".