R Recensione

7/10

Amp Fiddler And Sly&Robbie

Inspiration Information

Alla !K7 in fatto di compilation ne sanno qualcosa: in fondo sono stati proprio i loro DJ Kicks ad aprire le danze dei mix album a tema alla fine dei '90: prima dei vari Back to Mine, Latenighttales, Under The Influence e compagnia assemblante.

Il concept dietro la collana Inspiration Information, in uscita per conto della sottolabel Strut, è però davvero un caso a parte: prendere artisti provenienti da aree e generazioni diverse e farli sedere assieme a scrivere pezzi inediti.

Se poi andiamo a leggere l'accoppiata di questo primo volume, beh, la curiosità sale alle stelle. Da una parte i decani del Kingston-sound Sly Dunbar e Robbie Shakespeare, meglio noti come Sly&Robbie a fornire l'impianto ritmico; dall'altra sua maestà Amp Fiddler, vale a dire uno dei pochi astri davvero fulgidi del traballante firmamento nu soul.

E l'impressione è che l'ago della bilancia compositiva, in questo caso, penda più dalla sua parte: a spiccare in modo nitido fin dalle prime note dall'album, da quella Crazy Day che apre ottimamente le molli danze, è proprio il tipico stile compositivo di Fiddler: quella coolness che attraversa e permea ogni singolo verso e una vena interpretativa che sta a metà strada tra le morbidezze del coevo Peven Everett, le intuizioni del maestro Sly Stone e la sensualità febbricitante del divino Gaye di What's Going On (chi ha già avuto modo di ascoltare dischi come Waltz of a Ghetto Fly e Afro Strut sa esattamente di cosa stiamo parlando e si starà già probabilmente leccando i baffi).

A rivestire e permeare il tutto, e a far sentire il peso dei compagni di studio, (ovviamente qualcosa di più di semplici comprimari), un'atmosfera narcolettica e drogata, i riverberi dub a lambire ogni singolo passaggio (si ascolti I Fell on the Wagon) e l'immancabile levarsi della battuta (il soul reggae di U).

A tratti i pezzi raggiungono l'equilibrio perfetto tra modernità nu soul e riflessi '70s color seppia (Blackhouse), mentre altrove, dove gli aromi giamaicani si fanno pungenti l'impressione è quella di essere incappati in un disco di Patrice. Emblematica della ricercata “mollezza” di cui si parlava la "sospirante" riedizione di I Believe in You, seguita dal gran finale in salsa roots di Lonely.

A chiudere una collaborazione riuscitissima, dove l'amalgama tra due artisti e due generazioni si sviluppa senza frizioni o passi falsi, attraverso un compromesso sonoro che sacrifica forse in parte l'eclettismo sfrenato del "giovane" Fiddler, ma che ne conferma tutta la bontà , consolidando allo stesso (come se ce ne fosse bisogni) il posto nel firmamento reggae delle due stelle del dub giamaicano.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
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rael 8/10

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