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7/10

Selah Sue

Selah Sue

Ok ok, presentato come il diario segreto a mò di Zibaldone del più depresso Leopardi non attira affatto. Ma nella ragazza arruffata e spettinata non c’è proprio niente di deprimente e paranoico così come scarseggiano gli episodi scanzonati da Caro Diario di Barbie, da pigiama party e saltelli sul letto. Eppure la sua è ugualmente una raccolta di pensieri, passioni, ansie e ricordi adolescenziali, un passato non troppo lontano, data la sua giovane età.

La ventiduenne belga Sanne Putseys, aka Selah Sue, non ha certo scoperto l’acqua calda, su questo non ci piove. Inutile storcere il naso davanti al “già sentito”, perché il suo lavoro, pur essendo stracarico di spunti noti, risulta sostanzioso e di carattere. Quindi ben vengano le sue passioni per soul, funk, reggae, che si fondono al ricordo dei suoi idoli Lauryn Hill, Erykah Badu e Bob Marley, tra incursioni r&b, hip-hop e notevoli supervisioni e collaborazioni con Prince, Cee Lo Green, Meshell Ndegeocello.

Ma se, invece di farci guidare dagli spunti che si traggono dall’ascolto, per quanto si rivelino utili nella pretenziosa operazione del tradurre in parole un’esperienza musicale, prendessimo il tutto nella sua spiazzante semplicità? Pare che sia la stessa Selah a chiedere questo tipo di approccio.

In sostanza, per comprenderlo, non resta che passare alla track-list. La prima delle dodici tracce, This world, è quella che accompagna il vampiro nella pubblicità polacca del Kinder Bueno, già, eppure di tenebroso ha ben poco, la ribellione alla follia del mondo prende una piega stranamente calda e sensuale, quasi accondiscendente e rassegnata. Note e sussurri abbracciano morbidamente l’esecuzione vocale che saggiamente intreccia momenti maturi e intensi con risvolti canori acuti e volutamente trasandati.

Peace of mind illude con un intro corale echeggiante che sembra introdurre atmosfere struggenti ma ad irrompere è un inaspettato e sfacciato mood decisamente hip-hop. La terza traccia, Raggamuffin, è il giusto compromesso per chi “il reggae non lo regge”. Intro acustico, assenza totale di sonorità reggae, mentre del tipico parlato ragga old-school c’è traccia solo in brevi episodi particolarmente spinti e ritmati. Con Crazy vibes si fa avanti l’anima più soul unita a quella più dance e spassosa. Pare che l’originalità di Selah stia proprio in questo, equilibrare ogni traccia smussando gli aspetti più spigolosi e aspri per dare simmetria e moderazione al tutto, senza sfociare nell’easy-listening.

Energicamente funk la quinta traccia, Black part love e, a seguire, la distensiva ballad Mommy, in cui la chitarra, pizzicata con discrezione, introduce e lascia spazio a una splendida performance vocale. Explanations conserva l’accompagnamento acustico della traccia precedente ma stavolta la voce assume un’inclinazione decisamente festosa. In Please, percussioni e coretti dal gusto 60’s seguono Selah e Cee lo green, per un piacevole mix di soul e r&b. Con l’apporto del piano in Summertime, ritornano pathos e distensione. Il lato più movimentato di Selah riappare in Crazy Sufferin Style in cui reggae e hip-hop si accostano ancora una volta.

Il nu-soul della prima metà di Fyah Fyah non presenta particolari innovazioni ma è verso la fine che dimostra di non deludere le aspettative, sfociando in un “fast talking style” di gran lunga più efficace rispetto ai ragga-episodi delle tracce precedenti. L’ultima traccia, Just because I do, con electro allusioni e accenni trip-hop, piuttosto che riassumere il tutto, se ne distacca fortemente, quasi a voler stupire proprio con un finale straniante.

Insomma, niente male come debutto Made in Belgium, ci ha visto bene chi dalle sue parti l’ha definita “strong like our beers and sweet like our chocolats”.

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Robinist 6,5/10

C Commenti

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Krautrick alle 10:56 del 23 dicembre 2011 ha scritto:

lo dico da mesi: Selah b. Amy 6-3 7-5 6-1

salvatore alle 11:27 del 23 dicembre 2011 ha scritto:

Ma le donzelle non giocano più 3 su 5 nemmeno la finale del masters!!!

E comunque vince Selah solo se giocano con le palline depressurizzate

Krautrick alle 20:34 del 26 dicembre 2011 ha scritto:

ma Amy era un maschio, così Selah ha dovuto adattarsi ;D scherzi a parte, un disco fresco, non eccezionale a livello di scrittura e di arrangiamenti, ma interpretato ottimamente da un'interprete che dimostra già maturità. Vedremo se saprà evolversi.

Robinist (ha votato 6,5 questo disco) alle 16:51 del 17 ottobre 2016 ha scritto:

Dimostra una certa cultura e gusto per musica più ricercata ma ha una vena pop evidente, il tutto senza essere pretenziosa. Come piace a me insomma.

Ho sentito solo poco del suo ultimo album ma non mi ha convinto un granché, quando avrò tempo e voglia le dedicherò il giusto tempo sperando di ricredermi.