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R Recensione

6,5/10

Mark Wingfield

Tales From The Dreaming City

La Casa Murada parte terza. Dopo l’esordio del quartetto Wingfield/Reuter/Stavi/Sirkis, “The Stone House”, immerso negli aromi prog del mondo Cremisi, e le improvvisazioni ambient del seguente “Lighthouse” a nome del trio formato dai due chitarristi e dal batterista anglo israelita, tocca ora al chitarrista britannico Mark Wingfield portare le proprie visioni all’interno dello studio di registrazione catalano, in compagnia del basso di Stavi e della batteria di Sirkis, con un illustre ospite, il tastierista belga Dominic Vantomme. Visioni sospese in una dimensione temporale immaginaria, che l’autore descrive con queste parole: “Talvolta mi capita di percepire un’atmosfera di mistero e sottile magia fra le strade che ospitano vecchi edifici del diciannovesimo secolo oppure in villaggi nascosti nella campagna. Questi luoghi contengono le tracce di molteplici vite ed esperienze dal passato al presente e si proiettano nel futuro. Nella tessitura di questa musica volevo ricreare queste sensazioni”.

La chitarra di Wingfield, spesso utilizzata con predilezione per i registri più acuti, è protagonista assoluta dell’incisione, molto più prog oriented dei precedenti lavori collettivi, sebbene la sezione ritmica Stavi/Sirkis assicuri una spinta ed una dinamicità che contempera a qualche eccesso di barocchismo dello stile del leader. Le cose funzionano meglio quando la struttura compositiva dei brani privilegia l’agilità e linearità delle parti melodiche (“The Fifth Window”, “Sunlight Cafe”), o dove le tastiere da elettronica vintage di Vantomme creano un diversivo all’incessante dialogare della chitarra di Wingfield (“Looking Back At The Amber Lit House”, “Ten Mile Bank”, “The Green Faced Timekeepers”), mentre altri episodi faticano un po' di più ad uscire dalle maglie di un fraseggio fusion che a tratti rischia l’asfissia (“The Way To Hemingford Grey”, “A Wind Blows Down Turnpike Lane”) o da una statica dimensione improvvisata (“At A Small Hour Of The Night”).

Wingfield è un chitarrista dotato tecnicamente (a me ricorda a tratti Steve Hillage), ma un maggiore bilanciamento fra le componenti strutturali delle sue composizioni ed una tavolozza più ricca di colori potrebbero migliorare la miscela di prog e fusion che sembra essere la sua stella polare.

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