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R Recensione

10/10

24-Carat Black

Ghetto: Misfortune's Wealth

Alla fine non è successo un bel niente. Ce lo avevano promesso addirittura i Maya (mica quel cialtrone di Nostradamus), e invece niente. E' arrivata l'Apocalisse peggiore, quella di un nuovo giorno seguito e preceduto da altri giorni sempre uguali. Un nuovo giorno fatto di sveglie mattutine, minuti interminabili a suonare il clacson per obbligare quel camorrista del mio vicino di casa a scendere per spostare il Suv, oltretutto gridando "E che è, sto arrivando!". Un nuovo giorno di ingiustizia, di disuguaglianza, di prevaricazione. Io ci speravo, in questo evento così profondamente democratico, redistributore della giustizia. Avevo spostato il divano sul balcone sfidando il freddo dicembrino e gli sguardi attoniti dei dirimpettai, e avevo anche stappato quella bottiglia di Barbaresco sopravvissuta a compleanni, feste di Laurea e anniversari di nozze (mai celebrate). Mi sono seduto comodo con la mia cagnolina in braccio (ebbene sì, oggi puoi salire sul divano), pronto a vedere il fuoco uscire dalle viscere della Terra, osservando il giudizio di Dio (o chi per Lui, gli alieni, Allah, Madre Natura, Gehova, Hitler) abbattersi definitivamente sul destino delle sue creature peggiori. Immaginavo che Dio avesse saputo dove e come colpire, ristabilendo quegli equilibri che i suoi figli avevano deciso di abolire attraverso gerarchie basate sul luogo di nascita, sul colore della pelle, sulle fattezze fisiche. Avrebbe fatto esplodere il Suv di quell'ignorante del primo piano, avrebbe folgorato i cellulari da settecento euro, le tv al plasma (che credevamo fossero migliori, come la bistecca al sangue) e le scarpe Hogan. Avrebbe punito tutti noi colpevoli e consegnato il mondo ai poveri, agli umili, ai discreti e agli indifesi (e infatti la mia cagnetta saltellava come al solito, anche perchè dopo essere stata abbandonata e aver vissuto in canile della fine di questo porco mondo non era certo dispiaciuta). A tal proposito, avevo scelto anche la mia colonna sonora per la fine del mondo: "Ghetto: Misfortune's Wealth" dei 24-Carat Black.

I 24-Carat Black erano la creatura di Dale Ossman Warren, responsabile degli arrangiamenti di una serie di dischi della Motown prima e della Stax poi. Lui è quello che ha creato gli archi di "Walk on By" di Isaac Hayes, praticamente l'assistente di Dio nel giorno della Creazione. Proprio tramite la Stax nel 1973 Warren pubblicò "Ghetto: Misfortune's Wealth", un concept album diviso in otto "sinossi" e incentrato sulla povertà e sulle difficoltà della vita nelle periferie urbane. L'intro si intitola infatti "In the ghetto: God save the world" ed è una vera e propria invocazione divina, uno spoken word nerissimo teso su una pioggia di note di pianoforte che libera le sue angosce in un finale gospel carico di speranza. A seguire, il manifesto del disco e della band: “Poverty's Paradise” è innanzitutto uno dei brani maggiormente citati nella storia del rap (Rza, Three Six Mafia, Naughty By Nature … fino ai nostrani Primo e Squarta). In secondo luogo è probabilmente la fonte di ispirazione di gran parte del trip-pop, nella misura in cui fa veleggiare gli arrangiamenti (archi, chitarre, pianoforte) su una battuta lenta, densa e scura come la notte. 

L'esperienza di Warren alla corte di Isaac Hayes è pesante come un macigno, e la sua scrittura rivaleggia alla pari con quella del suo illustre collega. Ad illuminare questo mostro di perfezione musicale lungo oltre 12 minuti, due voci incredibili: una maschile (nei credits non è chiaro se si tratti di Ernest Latimore o di Tyrone Steele) e una femminile (qui le vocalist accreditate sono addirittura tre: Kathleen Dent, Princess Hearn e Valerie Malone). I due si alternano inseguendo una melodia che è la quintessenza del soul nero, portando le rispettive tonalità quasi oltre le proprie possibilità (al minuto 10:40 lui quasi si strappa le corde vocali gridando “The President say/ don' t worry /don't worry”, al minuto 12:00 lei fa altrettanto sulla parola “poverty”) e introducendo temi proto-rap, il tutto in un grido disperato contro la povertà dei ghetti urbani. 

Potrebbe persino bastare, se non fosse che in “Mother's Day” il collettivo diretto da Warren rischia di superarsi: un giro di basso portante tra i migliori che siano mai stati creati, fiati come se piovesse, la solita splendida performance vocale femminile e una modernità incredibile. Già, perchè stiamo parlando del 1973, lo stesso anno – per capirci – in cui veniva eletto Peron in Argentina, nascevano i Kiss e moriva Salvador Allende. Preistoria. Eppure “Ghetto: Misfortune's Wealth” (la canzone), col suo andamento incazzato e “anthemico” potrebbe volare in classifica anche oggi se affidata ad una giovane leva della black music. Invece all'epoca il disco finì nel dimenticatoio in fretta: la Stax decise di non investire sulla band a causa del rifiuto di Warren di creare una versione radio-edit dei brani per proporli come singoli, la line-up (composta da musicisti giovanissimi, molti dei quali minorenni) iniziò a perdere pezzi e alcuni comportamenti di Warren (la relazione con l'allora sedicenne Princess Hearn, la costosa necessità di avere sempre un orchestra al seguito) complicarono le cose. Per questo, nonstante “Ghetto: Misfortune's Wealth” rimanga un capolavoro irripetibile, citato e saccheggiato costantemente da un numero infinito di artisti black, hip hop e r 'n b e dotato di tutte le carte in regola per diventare un grande successo della Stax (“Brown Baggin” è una specie di versione ridotta di “Hyperbolicsyllabicsesquedalymistic” di Isaac Hayes) dopo pochi anni il gruppo più incompreso della storia della musica black si sciolse.

E quindi alla fine un cazzo. Il cane si è addormentato, la bottiglia è finita, mi sarò preso una polmonite, devo riportare 'sti 70 chili di divano in salotto e andare a dormire che domani devo andare a lavorare presto (sperando di non dover aspettare quel maledetto del primo piano). Però che disco, ragazzi. Da fine del mondo.

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C Commenti

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FrancescoB alle 14:25 del 23 luglio 2013 ha scritto:

Mi manca, ma voglio provarlo quanto prima. Grande Fab!

fabfabfab, autore, alle 16:52 del 27 luglio 2013 ha scritto:

Prova prova Francè, non te ne pentirai.