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R Recensione

6/10

Booker T. Jones

The Road From Memphis

Booker T. Jones è uno dei fuoriclasse della musica nera del secolo scorso. Un fuoriclasse meno celebrato di altri, però. Perché è uno di quei fuoriclasse che giocano un po’ troppo indietro, che si sacrificano a tutto campo e che fanno tutto quello che gli si chiede (e lo fanno, quasi sempre, in modo magistrale) tranne il goal. Una visibilità che lasciano quasi sempre ai loro colleghi, smarcandoli a tu per tu col portiere con rifiniture di classe che chiedono solo di essere spinte in rete. Traslando la metafora dal rettangolo verde a quello sonorizzato di un palco o di una sala d’incisione vale a dire che in quasi cinquant’anni di carriera Booker T. ha collezionato pochi “tituli” personali - fra gli altri: l’immortale hit di “Green Onions” nel lontano 1962, “I Want You” nel 1981 e il Grammy Award per il miglior album strumentale a Potato Hole del 2009 - rispetto a quelli regalati agli artisti per i quali ha scritto, suonato o prodotto. Che non sono pochi e hanno nomi tutt’altro che trascurabili: da Otis Redding ad Albert King, da Sam & Dave a Wilson Pickett, da Ray Charles a Bob Dylan e Neil Young. Anche i Beatles lo adoravano, così come le decine e decine di rapper che lo hanno campionato nel corso dei decenni.

Sì, perché Booker T. è proprio lui, in carne ed ossa, quello di Booker T. M.G.’s, il leader, assieme a Steve Cropper, della leggendaria “house band” della mitologica Stax, responsabile dei più grandi successi e del sound inconfondibile dell’etichetta (e della musica pop-soul americana tutta) dal 1962 fino al 1971. Il suo nome potrà dirvi poco ma il suo modo di suonare l’organo hammond, non un semplice strumento solista ma la vera e propria voce di un’intera stagione della black music, quello no, quello lo riconoscereste tra mille. E proprio da quel suono, da quella stagione cruciale e da quella città - Memphis - che riparte il viaggio di Booker T. Jones e della sua attuale band (nientemeno che The Roots, nella fattispecie) col terzo album firmato a suo nome.

Concepito sulla falsariga del precedente Potato Hole, The Road From Memphis è un disco che rievoca le tappe fondamentali di questo “maestro del groove”: tra R&B e funk, tra pop e soul, in una propensione strumentale e cinematica che non sfocia mai nella jam ma convive con la netta circolarità della forma canzone. Sopra ogni altra cosa, naturalmente, si staglia, con nostalgico nitore, il trademark dell’organo di Booker T., acuto, innodico, classicheggiante, così influente per tutto il rock degli anni sessanta (fino agli ambiti più modernisti e psichedelici), seguono la chitarra in sordina (rispetto agli M.G.’s), utilizzata in chiave prevalentemente ritmica, il basso e la batteria in tutta la loro evidenza scolpita e propulsiva.

Spiccano sul versante funk più torrido e battente: “Walking Papers”, “The Vamp” e “Harlem House. Hanno un sapore antico, accogliente e familiare l’epica di “The Hive”, l’incedere marziale di “Everything Is Everything” (cover di Lauryn Hill). La brillante versione di “Crazy” di Gnarls Barley è un altro vezzo d’autore di Booker T., celebre, ai tempi degli M.G.’s, per le rivisitazioni in presa diretta di successi come “Mrs Robinson”, “Hang ‘em High” dal tema del famoso western con Clint Eastwood o un pastiche dell’intero Abbey Road in omaggio ai Beatles. Qui, a differenza del predecessore, ci sono anche brani cantati, con ospiti d’eccezione: se stesso, roco e impostato, nell’autobiografica “Down In Memphis”, Jim James dei My Morning Jacket nello smooth soul melodico e corale di “Progress”, un riuscito duetto in bello stile Stax fra Matt Berninger dei National e una soul queen come Sharon Jones sul velluto di “Representing Memphis” e il cameo di Lou Reed nella più aspra e malinconica “The Bronx”.

Una mappa interessante per chiunque volesse viaggiare a ritroso, alla ricerca dei tesori di Soulville, Tennessee.

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Dr.Paul alle 0:54 del 23 maggio 2011 ha scritto:

booker t & the mg's sono stati fenomenali e poco celebrati,vero! una perla interracial senza se e senza ma. prima o poi dobbiamo recensire qualcosa loro. ascolterò anche questo....