V Video

R Recensione

8,5/10

Kadhja Bonet

The Visitor

È un debutto. È un disco quasi interamente suonato e prodotto dalla sua autrice. È normale, dunque, che emani genuinità, freschezza, un fascino clandestino leggermente imperfetto. Ma poi lo riascolti, e ti sembra un piccolo classico: compiuto, rifinito, fuori dal tempo. Com’è possibile che “The Visitor” sia questo e quello assieme?

Prima rilasciato su bandcamp in formato digitale, poi stampato in vinile per l’inglese Headcount in 300 copie, tra due mesi riedito per Fat Possum anche su cd, l’esordio della losangelina Kadhja Bonet è semplicemente un disco di accecante bellezza, e forse basta questo a spiegare le sue reincarnazioni e il suo trasformismo camaleontico. Visto che l’edizione Fat Possum uscirà a fine ottobre, mi limito qua a recensire la versione Headcount, formata da dieci brani in tutto (sei dell’Ep originale + quattro bonus tracks).

Non è un caso che l’introduttiva “Earth Birth” sembri aprire il sipario di un palcoscenico pronto per una rappresentazione favolistica: bastano i primi secondi di “Honeycomb”, violini in deliquio, batteria scomposta, coro con aura soul, per alzare letteralmente da terra, finché si sublima definitivamente con l’ingresso della voce della Bonet, che è cristallina, pulita, morbida, profonda ma capace di modularsi fino ai toni alti con eleganza sopraffina. Basta aggettivi: è una di quelle voci che fanno la differenza. La melodia che costruisce, sugli interventi degli archi e del flauto, sulle labirintiche rifrazioni attraverso cui è moltiplicata la voce, fa saltare ogni coordinata: è tropicalismo malinconico, Nancy Sinatra e Julia Holter, soul ’60 e folk di ogni tempo, esotismo lussureggiante e notturno in bianco e nero, dice l’amore ma anche l’assenza («without a doubt, before the morning comes, I dream a bit of you»).

Ci si crede, a Kadhja Bonet, formazione classica, passione per la viola e il flauto, quando dice che a lei la rabbia non piace; la trasforma, semmai, in malinconia. In “The Visitor” ce n’è in abbondanza, a sua volta declinata in una forma di timida dolcezza che rende il disco tutt’altro che scuro. È una controluce che a volte richiama la My Brightest Diamond più ispirata (“Fair Weather Friend”), altrove sfiora addirittura le sfumature tra soul e folk di Amy Winehouse (“Tears for Lamont”, perfetta stilettata dal sapore noir), ma lascia sempre ammirati per la capacità di riusare il repertorio in modo personale: l’intro ’70 della title-track non impedisce al pezzo di snodarsi in zone più moderniste (vd. il fraseggio di synth a metà pezzo), mentre la struttura stessa dei pezzi tende a sfilacciarsi, seguendo derive quasi psichedelico-narcotiche (“Gramma Honey”), spesso virate verso il classico (vd. l’attacco di “Portrait of Tracy”, molto Holter anche nel prosieguo: in realtà il pezzo è un geniale rifacimento con voce di Jaco Pastorius).

The Visitor” è un disco dall’innegabile alone rétro (vd. la disperante ballata orchestrale “Remember the Rain”), eppure non suona fuori dal suo tempo: riesce a immettere i germi del disorientamento attraverso una produzione ovattata e sottilmente umbratile, mentre la voce tende sempre a illuminare e fornire sponde di calore (“This Love”, l’altra chicca “Miss You”). Non è attualissimo, tutto sommato, il tentativo di aprire una dimensione altra, di rifugio e riparo, facendo però filtrare le radici inquiete del desiderio?

Tra i dischi dell’anno, e possibile nuova stella.

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Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 4 voti.
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C Commenti

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LucaJoker19_ alle 23:25 del 2 settembre 2016 ha scritto:

corro IMMEDIATAMENTE ad ascoltarlo .

LucaJoker19_ alle 21:58 del 11 settembre 2016 ha scritto:

sul sito dell'artista dice che esce il 21 ottobre mmm.....

target, autore, alle 22:02 del 11 settembre 2016 ha scritto:

Rileggi il secondo paragrafo della mia recensione.

LucaJoker19_ alle 23:12 del 11 settembre 2016 ha scritto:

eh ma non ho l'abbonamento su bandcamp ... anzi perdonami proprio ma non ho idea di come funziona bandcamp , presumo sia come spotify ... caspita sto morendo dalla voglia di ascoltare questo "classico" ... se mi batte have you in my wilderness è finita proprio (almeno per me e i miei gusti) !

target, autore, alle 23:22 del 11 settembre 2016 ha scritto:

Eh, io ho una di quelle 300 copie Headcount in vinile, quindi sono fortunato, ma su soulseek (se lo usi) gli mp3 si trovano facilmente (è uno dei pochi programmi autorizzati, o meglio "tollerati", di peer to peer). Tra l'altro l'edizione Fat Possum che uscirà a ottobre sarà priva delle tracce 7-10 (al posto delle quali ci saranno due pezzi inediti, per un totale, quindi, di 8 brani), che sono tra le più belle del disco. Quindi il mio consiglio è di cercare di procurarti questa edizione Headcount coi pochi mezzi di condivisione ancora non banditi.

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:13 del 12 settembre 2016 ha scritto:

Non so perché, ma non ti facevo vicino a queste sonorità. Ho ascoltato solo Portrait Of Tracy, mi è sembrato un rifacimento coi fiocchi (se non conosci l'originale ti consiglio di approfondire: sbrodolamenti a parte l'esordio di Jaco è uno dei dischi più belli degli anni '70). Sono nel giusto periodo per affrontarlo e lo affronterò. Grazie della segnalazione

target, autore, alle 22:50 del 12 settembre 2016 ha scritto:

Ah, neanch'io mi facevo vicino a questi suoni. Credo che siano contati il piglio orchestrale fai-da-te, la totale assenza di basi r'n'b (in questo senso è un disco quasi passatista), la voce meravigliosa e la quantità di malinconia.

fabfabfab alle 15:53 del 14 settembre 2016 ha scritto:

Dunque: come era ovvio e prevedibile, a me piace molto. Anche se in realtà, al primo ascolto mi sembrava che "Honeycomb" (il brano) girasse un po' a vuoto. Invece qui c'è da cogliere tutta una serie di riferimenti "retrò" che sono solo suggeriti, diciamo sussurrati. A me venivano subito in mente certe cose soul sofisticate degli anni '60: Minnie Riperton ma non son perchè. Syreeta ma anche lì boh non c'entra nulla. E' come se sublimasse in maniera "diretta" le istanze vintage delle varie Lana del Rey e Adele. Non so, devo ascoltarlo ancora perchè mi fanno impazzire quei microsuoni e quegli arrangiamenti d'archi color seppia, però devo ancora capirlo. Ad esempio, "Remeber the rain" è "Woman in Love" di Barbra Streisand, giusto?

target, autore, alle 11:04 del 15 settembre 2016 ha scritto:

Ci speravo. Questo disco, in effetti, lo dovevi recensire tu. La mia è giocoforza solo una segnalazione. La cosa stupefacente è la quantità di piccoli dettagli di cui si riempie ciascun brano, nonostante la produzione sostanzialmente fai-da-te, e la varietà di soluzioni: in "The visitor" il solo finale è affidato al synth, in "Fair weather friend" spadroneggia l'arpa, altrove il flauto, mentre le percussioni in qualche pezzo sono suonate in altri campionate ("Miss you" e "This Love", ad esempio). Altra annotazione: gli archi a volte, e le melodie vocali, prendono volteggi quasi mediorientali (vd. l'attacco di "Tears for Lamont", ma anche in molti altri passaggi). L'elemento soul è dunque intrecciato, ma in modo impalpabile, con mille altri riferimenti (noir, exotic, cinematografici ecc), lasciando come incantati. Ne esce una cosa vecchia e nuovissima assieme. Che a me fa impazzire.

Gio Crown (ha votato 8 questo disco) alle 16:16 del 15 settembre 2016 ha scritto:

ascoltate poche cose su Youtube...commossa per la voce sottile e intonatissima...per le dolci armonie e per lo struggente cantato.

da ascoltare Fairweather Friend al Sofar Los Angeles con un corista novello Art Garfunkel

Magnifica!

Grazie al recensore che mi ha permesso di scoprirla.

hiperwlt alle 20:04 del primo dicembre 2016 ha scritto:

Sto ascoltando (la versione Fat Possum, senza le ultime quattro tracce e con "Nobody Other" + "Francisco") con attenzione solo ora. E a bocca aperta. Bellezza sconfinata, anche per questa capacità di possedere molti volti, come indica Francesco: classico, fuori dal tempo, contemporaneo; ora pulito e rigoroso, ora dal "fascino clandestino" ed estroso. Grandiosa la voce della Bonet: soul caldo, ma composto, elegante. Brani ("Fairweather Friend", "The Visitor", "Gramma Honey" i miei preferiti) che traboccano di dettagli (gli abbellimenti e i contrappunti orchestrali ovunque, le aperture degli archi, i fiati, le melodie) e suggestioni a cascata: le code di "The Visitor" (il synth) e "Gramma Honey" (il climax), la sezione ritmica (in sé, stile e passo perfetti nell'essere schematici e insieme sghembi) in, ad esempio, "Remember The Rain" (che ho recuperando in formato singolo) e "Portrait of Tracy" (wow, sulle armonie vocali e i fiati). Unico appunto: "Nobody Other e "Francisco" forse minori rispetto al resto del disco e a quanto pubblicato sul bandcamp e qui non incluso; per ora, comunque, tra il meglio dell'anno.

Sempre enorme Target.

target, autore, alle 20:49 del primo dicembre 2016 ha scritto:

Ehi Mauro, in effetti le due tracce inedite della versione Fat Possum non convincono nemmeno me: avessi recensito quell'edizione, il voto sarebbe (un po') più basso. Recuperati "Tears for Lamont", "Miss You" e "This Love": vedrai che sono tra le sue canzoni migliori. Grazie per il passaggio!

lisa alle 13:22 del 14 dicembre 2016 ha scritto:

bravi! concordo è un album meraviglioso

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 22:49 del 20 dicembre 2016 ha scritto:

Dritto nella mia top 10. Ogni tanto le melodie sono un po' troppo lambiccate, ma rimane un ascolto incantevole. Tears For Lamont la mia preferita. Se non ci fosse stata questa segnalazione! P.S. Ma solo io ho una versione con una cover di Yesterday in chiusura?

target, autore, alle 14:42 del 21 dicembre 2016 ha scritto:

La cover di "Yesterday" è compresa nel leak che si trova di più in giro, ma in realtà non compare in nessuna delle diverse versioni fisiche del disco.

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:54 del 21 dicembre 2016 ha scritto:

Forse allora è meglio che Kadhja non sappia della mia versione...

LucaJoker19_ alle 3:39 del 31 dicembre 2016 ha scritto:

finalmente ascoltato .. capolavoro . come prevedevo mio disco dell'anno insieme a quello della Olsen .