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R Recensione

8/10

Fela Ransome-Kuti & the Afrika '70

Gentleman

Nel 1973 gli Africa '70 perdono Igo Chico, probabilmente il loro elemento migliore (considerando che Tony Allen sta giocando un altro campionato). Fela Kuti reagisce alla sua maniera: posa la tromba, imbraccia il sax tenore e lo usa per registrare la lunga introduzione di “Gentleman”. “Gentleman” è ancora un afrofunk inarrivabile per coesione e fantasia. Il sax rimane protagonista (quasi a voler minimizzare l'abbandono di Igo Chico), ma a stupire davvero è l'incastro perfetto creato dai fiati e dal piano elettrico. Fela Kuti continua a scagliarsi contro quegli africani “europeizzati”, servili e culturalmente sottomessi. Il gentiluomo africano è quella scimmia ridicola che indossa il trench nella copertina del disco. Il “gentleman” sta all'”african man original” come la “lady” dell'anno precedente stava all'”african woman”: “In Africa fa caldo, ma loro si vestono come gli europei, e dentro le loro camicie, le loro giacche, le loro cravatte, i loro calzini, sudano, sudano come ossessi, e puzzano, puzzano come la merda. Io non sono per niente un gentleman, sono un africano autentico”. Sul lato B, “Feefe Na Efe” ripete lo stesso schema ritmico senza perdere un colpo, e mettendo a segno l'ennesimo afrobeat trascinante. Cantato in lingua yoruba, in inglese e in ashanti (la lingua del Ghana) mostra ancora un Fela in gran spolvero al sax (che diventerà il suo strumento definitivo) e un lavoro magistrale sulle percussioni. Il testo riprende un proverbio ghanese: “Quando le donne corrono si tengono il seno per bellezza, e non affinchè esso non cada”.

Il 1973 è ancora un anno memorabile per Fela Kuti. Nello stesso anno uscirà anche “Afrodesiac”, interamente cantato in yoruba e dedito al recupero delle tradizioni africane. Ma ben presto Fela, gli Africa '70 e lo “Shrine” si troveranno ad affrontare un problema ben più grave della defezione di Igo Chico. Il quartier generale attira (e accoglie) persone di ogni genere ed estrazione sociale. La mafia nigeriana vuole da Fela dei soldi, ma lui non ci pensa nemmeno a scendere a compromessi: assume dei ragazzi di strada (i Fela's boys) e organizza un piccolo servizio di sicurezza. Le risse sono all'ordine del giorno e allo Shrine si fuma marijuana senza nascondersi, si ospitano ragazze di strada (anche minorenni), sbandati e piccoli delinquenti. Il locale di Fela si è lentamente trasformato in una piccola enclave di libertà e illegalità. Il pretesto che il governo nigeriano e la polizia stavano aspettando.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Paolo Nuzzi (ha votato 8 questo disco) alle 11:02 del 15 settembre 2015 ha scritto:

E vai con l'opera omnia di Fela, we believe in you, Mr. Codias! Ma tu hai in mano queste re-issues? http://www.knittingfactoryrecords.com/artists/fela/ Qualità audio? C'è anche il boxone viniltico compiled by Brian Eno. Mica ce l'hai? *bavetta* Comunque questo è un otto, pienamente d'accordo.

fabfabfab, autore, alle 12:13 del 15 settembre 2015 ha scritto:

Detesto le selezioni fatte da altri, anche se si chiamano Brian Eno. Negli anni ho comprato e compro ancora di tutto. Ho un paio di vecchie stampe tedesche e poi molte ristampe a caso: Family Records, Wrasse Records, Knitting Factory... Della qualità non mi sono mai interessato, anche perchè spesso sono proprio i master ad essere registrati in maniera "artigianale". E poi lo metto sempre a volume spropositato, quindi uno vale l'altro