V Video

R Recensione

7/10

Guglielmo Pagnozzi & Voodoo Sound Club

Voodoo Sound Club

Guglielmo Pagnozzi, classe 1970, bolognese, attivo da molti anni nel panorama jazz internazionale, alla guida di clarinetto e sax alto, dopo validissime collaborazioni con artisti del calibro di Lester Bowie, Steve Lacy, Paolo Fresu, Roy Paci, Gianluca Petrella, stavolta si è impegnato in un notevole lavoro con i Voodoo Sound Club. Sulla scia di quanto dettato dal grande Fela Kuti e dall’afrobeat che ne è derivato, i VSC e il loro leader si muovono su territori jazz, funky, beat per poi meglio definire quello che è il loro intento, la ripetitività ipnotica, la riscoperta dell’aspetto più fisico e corporeo della matrice afro, gli happenings torrenziali guidati dal sax, in due parole: il voodoo jazz.  

È il sax l’eccelsa entità che invade e intensifica l’intera sostanza, attivando e dando vita a un sound che trabocca festosamente, a ritmiche che si replicano e si susseguono lasciandosi dietro solo una scia di profumi prorompenti e di colori smaglianti. Guglielmo Pagnozzi & Voodoo Sound Club, tra brani inediti e cover di Fela Kuti, Manu Dibango e Jimi Hendrix, riportano con forza il jazz sulla strada della black music: afrobeat e funk apportano suggestione primitiva e impulso ritmico mentre jazz e  sprazzi psichedelici illuminano il lato più misterioso e angosciante del voodoo jazz.  

Le effervescenti percussioni, in Afroderrick, accompagnano i prepotenti barriti di sax e trumpet, in un crescendo eccitante che procede tormentatamente stentando a trovare approdo. Tra fiati e battiti di didgeridoo e krakab si fa strada una voce femminile vigorosa e quasi profetica alla quale il sax fa ironicamente eco, rendendo Voodoo strange fruit la traccia che in maniera più evidente mostra l’intento e l’anima dell’intero progetto.  

Sound 2 mette su una fanfara caotica e impaziente, un ribollire e scalpitare di percussioni e berimbau con una durata sfiancante e pressoché infinita. Stessa strada quella di Ogun ma in chiave più elettrica e cupa. Decisamente più brillante e gradevole Leo il cui tema, nonostante venga ripetuto e rivisitato, non cessa mai di mostrarsi allettante. Mr.Pagnozzi si manifesta anche vocalmente in Music for sale adagiando parole distorte e rarefatte su un ritmo cadenzato e decoroso. Ma prima che l’ultima Voodoo strange fruit remix lasci un ricordo prettamente discotecaro, è saggio fermarsi a Slow per assaporare il tanto atteso risvolto più blues.  

G.P. & VSC riescono pienamente nell’intento di affascinare e coinvolgere in maniera insidiosa con ritmiche che si fondono e si confondono, esplodendo nella dimensione ancestrale e primigenia del voodoo jazz.

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 3 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

fabfabfab alle 11:15 del 13 marzo 2012 ha scritto:

Io con questi suoni ci faccio pranzo e cena, eppure di questo disco non sapevo nulla. Bella segnalazione!