R Recensione

8/10

Lafayette Afro Rock Band

Darkest Light – The Best of The Lafayette Afro-rock Band

Erano gli inizi degli anni settanta quando nel Long Island, New York nasce la Bobby Boyd Congress Band. Dura pochissimo. Nel 1971, infatti, il frontman Bobby Boyd decide che l'America era già sufficientemente piena di band che suonavano il loro genere e decise di tentare il successo in Europa, precisamente in Francia: a Parigi.

Appena atterrati gli otto americani furono subito ingaggiati dal produttore Pierre Jaubert (Charles Mingus, John Lee Hooker) che li prende sotto la sua “protezione” e con il nome di “Ice” pubblicarono il loro primo album in studio “Each Man Makes His Own Destiny”. Nel primo periodo il gruppo si esibì spesso dal vivo, nella capitale francese, in quartieri costituiti principalmente da immigrati africani. Durante questo periodo il gruppo assume nomi diversi, ma quello con il quale vengono ricordati fu deciso nel 1973 e rimase quello che durò per più tempo: Lafayette Afro Rock Band. L’ambiente in cui si esibivano fu talmente influente da portarli a tessere trame musicali più vicine a quelle del loro pubblico africano e a pensare, quindi, di ribattezzare il gruppo. Nel 1974 pubblicarono il loro secondo album “Soul Makossa” (negli Stati Uniti come “Movin & Groovin”'), nel 1976 “Malik” e “Frisco Disco”. Nel 1978, dopo collaborazioni con Mal Waldron e con il pianista blues Sunnyland Slim, la band che era tornata a rinominarsi “Ice” (ghiaccio), tornò in America dove si “sciolse”, e fine della storia…

Questo breve “riassunto delle puntate precedenti” per introdurre una Band, che anche se poco conosciuta nella loro nativa America, è stata tra i principali gruppi funk degli anni 1970, diventando poi una fonte apparentemente inesauribile di ispirazione per tanti artisti e band sino ai nostri giorni. Artisti come Janet Jackson, e i migliori artisti hip-hop quali Jay-Z e Public Enemy hanno recentemente attinto molto dalla musica dei LARB, prendendo a piene mani i loro groove.

I Lafayette Afro Rock Band nei loro pochi anni di attività hanno faticato a conoscere il successo, ma sono poi divenuti per la critica un gruppo di interesse e sono stati rivalutati enormemente anche storicamente. Sono, da molti, attualmente considerati come una band seminale anche in territori diversi da quelli della stessa scena funk

Darkest Light: il meglio del Lafayette Afro-Rock Band”, già stampata nel 1999, ripercorre la storia del gruppo sin dall'inizio e vuole essere una retrospettiva su quanto di meglio fatto vedere dai Nostri sin dai primi anni della loro carriera, compresi i vari pseudonimi (Ice, Crispy & Co, Captain Dax). La Strut ritorna con questa raccolta vintage anni ‘70, sicuramente una delle sue specialità. Questa nuova edizione contiene due nuovi titoli disponibili per la prima volta su CD. La confezione contiene un libretto di 12 pagine, le note originali di James Maycock e rare foto del gruppo.

Darkest Light, che prende il titolo da un loro brano di successo, propone quindici brani, lunghe tirate strumentali che oggi sembrano lontane secoli, ma dotate di grooves infallibili e di una ottima capacità di sintetizzare le influenze africane. Cose come “Congo”, “Hihache” o “Malik” sono solo alcuni dei classici da riscoprire. "Hihache" e "Darkest Light", sono due brani che sono entrati nella storia contaminando numerose composizioni hip-hop composizioni. Il primo è stata una hit durata più di 20 anni e rielaborata da diversi gruppi ed artisti come Janet Jackson, Biz Markie, LL Cool J, De La Soul, Digital Underground, Naughty by Nature, e Wu-Tang Clan. Il secondo è di pari duraturo successo; una base del brano con corno e sassofono è in bella mostra nel brano “Show Em Whatcha Got” dei Public Enemy e dopo questoutilizzo è stato rivalutato e molto lodato.

In questa lunga selezione che ripercorre la storia della Band si distinguono, oltre ai brani già citati: "Soul Frankenstein", "Soul Makossa", "Scorpion Flower", "Nicky". 

L’album rende omaggio a un collettivo americano di session man ed è un viaggio nel tempo alla scoperta (o riscoperta) di una band dimenticata. La riedizione di Darkest Light si può definire un documento rappresentativo del classico funk: esaustiva ed ottima raccolta per tutti, impedibile per gli intenditori e gli amanti del genere funk.

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