V Video

R Recensione

8/10

Orlando Julius & The Heliocentrics

Jaiyede Afro

Tra il 1959 e il 1972 i migliori musicisti funk e soul vivevano a Detroit, e ogni giorno andavano negli studi della Motown a registrare dischi che avrebbero segnato la storia della musica. Un giorno con i Temptations, il mattino seguente con Marvin Gaye e al pomeriggio con Stevie Wonder. Robetta, insomma. Si chiamavano i The Funk Brothers e annoveravano tra le loro fila personaggi come Dennis Coffey, Marcus Belgrave e il bassista James Jamerson, ovvero l'inventore della tecnica "Hook" (medio e anulare sul pick up e solo l'indice ad "agganciare" le corde). 

 

Gli Heliocentrics sono ormai la backing-band della Strut Records, ovvero quello che erano i The Funk Brothers per la Motown (o i Booker T. & the M.G.'s per la Stax). Turnisti di lusso, in grado di mostrare (anche con i propri dischi), oltre alle ovvie doti tecniche, una grande personalità capace di influenzare i giganti con i quali collaborano. Che non saranno Marvin Gaye o Otis Redding, ma gente come Mulatu Astatkè e Lloyd Miller. Evidentemente la band di Malcom Catto trae linfa vitale da questi vecchi leoni, e la casa discografica ha capito che i loro "restyling" brillano. Nel 2014 questi restauratori del funk (e del jazz) hanno accettato l'invito di altri due monumenti della musica. Il primo è Melvin Van Peebles (il padre della Blaxploitation), con il quale hanno inciso l'ottimo "The Last Transmission" (uscito in realtà per la Now Again Records), il secondo è nientemeno che il nigeriano Orlando Julius. Chi è Orlando Julius? Semplicemente uno dei maggiori compositori di tutta la musica africana, autore di uno dei dischi ("Super Afro Soul", 1966) che segnano il primo punto d'incontro tra la musica nera africana e quella afroamericana statunitense. Giusto per capirci, il trombettista della prima band di Orlando Julius (The Modern Aces) si chiamava Fela Anikulapo Kuti.

 

"Jaiyede Afro" è un capolavoro annunciato, da un lato perchè la "spinta" degli Heliocentrics è perfetta (impressionante l'agilità con cui Malcom Catto si destreggia tra ritmi afrobeat, highlife e funk), dall'altro perchè Orlando Julius scava nel suo repertorio ed estrae gemme purissime come "Omo Oba Blues", un pezzo tradizionale nigeriano (lo insegnano nelle scuole pubbliche!) che potremmo definire "afro-gospel", o come "Be Counted", undici minuti di puro afrobeat nato nel 1976 sulla costa occidentale degli Stati Uniti. E il ponte con l'America si ripete nella cover di "In The Middle" di James Brown, nella nuova veste che gli Heliocentrics forniscono al funky di “Love Thy Neighbour” (blaxploitation purissima) e agli scarni afrobeat che sanno di Ebo Taylor (“Aseni”, già edita nel 1973), di Fela Kuti (“Jayede Afro”) o addirittura di Sun Ra (“Sangodele”).

 

Roba da non credere. O meglio, roba da credere a Babbo Natale.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 4 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
ciccio 8/10
REBBY 6,5/10

C Commenti

Ci sono 8 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 8:58 del 17 dicembre 2014 ha scritto:

Grazie Fab, mi hai tolto l'impiccio di decidere quale disco regalarmi a Natale. Primi ascolti, entusiasmanti.

fabfabfab, autore, alle 9:19 del 17 dicembre 2014 ha scritto:

Ti giuro che il mio regalo di natale è stato il "tuo" Townes van Zandt, che ancora non possedevo. Auguri!

Franz Bungaro (ha votato 8 questo disco) alle 12:35 del 17 dicembre 2014 ha scritto:

...secondo me ti confondi con il Buffoli, ma visto che siamo (noi) tre a ballare l'Alligalli, ci sta uguale...auguri!!!

fabfabfab, autore, alle 16:53 del 17 dicembre 2014 ha scritto:

Ooops! Che figura di m... E' che avete le stesse iniziali! Comunque auguri Franz!

FrancescoB (ha votato 7,5 questo disco) alle 17:02 del 17 dicembre 2014 ha scritto:

Sommo Fab, mi sono ripromesso un ascolto di questo lavoro, che scommetto sarà fantastico, tu vieni di là e dimmi qualcosa sul jazz di Urbani, dato che sei jazzofilo come me e più pazzo di me )

fabfabfab, autore, alle 9:48 del 18 dicembre 2014 ha scritto:

Ascolterò ASAP...

Paolo Nuzzi alle 13:38 del 15 gennaio 2015 ha scritto:

Lo devo recuperare, assolutamente. Grazie per questa recensione.

REBBY (ha votato 6,5 questo disco) alle 13:25 del 18 febbraio 2015 ha scritto:

Dei tre album da "backing-band della Strut" questo per me, come gradimento, si pone in posizione mediana. Non raggiunge la bellezza di Inspiration information, ma sicuramente appagante, soprattutto nei brani strumentali. Credo inoltre che nell' album di Mulatu Astatke gli Heliocentric siano stati più collaboratori che turnisti (in paragone agli altri due album).

Ah, credo che al momento questa sia l'unica recensione in italiano sul web. Fabio, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo eheh.