R Recensione

8/10

Devotchka

A Mad and Faithful Telling

Presto arriverà la resa dei conti, potete starne certi.

Da una parte i parvenu della contaminazione “world”, riciclatori formidabili, scienzati pazzi dell'incontro tra indie e musica del mali, tra avant pop e spiragli kenyoti, i vari Yeasayer, Mahjong, gli ultimi arrivati Vampire Weekend, i rigenerati Ruby Suns “polinesiani”, i mesmerici Neon Golden.

Dall'altra i veterani filo slavici: il Divine Comedy balcanico che va sotto il nome di Beirut, gli scatti waitsiani di Man Man e Nervous Cabaret, le fustigate radical kitsch dei Gogol Bordello e, naturalmente, i Devotchka.

Scintillanti capofila, testimoni dello sposalizio, in qualche chiesa sconsacrata di Tijuana tra Roy Orbison e Goran Bregovic, Gene Pitney e Calexico: chi non avesse mai ascoltato Curse Your Little Heart avrà magari avuto modo di vedere lo splendido Little Miss Sunshine: in caso contrario si è perso un ottimo disco, un ottimo film ed una splendida colonna sonora.

Protagonisti: i pasionari Devotchka.

A Mad & Faithful Telling è la vostra occasione di rifarvi. Basso Profundo, posta in apertura, non le manda certo a dire: Nick Urata fa tremare l'ugola come una sorta di bizzarro incrocio tra Orbison e Ricky Martin (?!?). C'è tutto quello che si può chiedere alla “bambola” di Denver : melodramma, aromi slavo-latini che manco ad un concerto dei Gypsy Kings, cuori spezzati e fianchi che tremano.

Along The Way salta a bordo della “solita” carovana diretta al confine col Messico: l'effetto, è, come sempre, quello di una impossibile jam session tra Gene Pitney e Calexico.

The Clockwise Witness riporta nel mazzo l'ultimo elemento mancante per completare il quadro: pop barocco strappalacrime da far venire il batticuore al maestro di cerimonie Neil Hannon.

Tre canzoni tre e già abbiamo tutto quello che potremmo chiedere ad un disco dei Devotchka: chapeau.

Ma c'è dell'altro. Ci sono gli strepitosi Calexico zigani di Head Honcho, la marcetta alla Bregovic di Comrade Z, sapientemente cosparsa di fiati mariachi.

Ci sono i Devotchka “inediti” di Transliterator: vibrati Yorkiani e impeti da U2 d'annata. C'è una Blessing In Disguise che riporta il gruppo sulle coordinate sonore abituali e inscena un valzerino che avrebbe mandato Roy Orbison in brodo di giuggiole. Undone è un'altra ispirata tacca nel loro sbriluccicante campionario indie-polka-kletzmer-mariachi-pop-rock.

La polka di Strizzalo, aldilà dello sforzo improbo di resistere alle facili battute, fa spazio all'epilogo del disco: lo splendido, indolente, crescendo di New World.

Antitodo infallibile contro lo sterile armamentario da critico indie rock, placebo universale per ascoltatori annoiati, sale cosparso sulle ferite di amanti abbandonati e cuori infranti assortiti i Devotchka sono gli “only the lonely” in salsa chili, i cosacchi del polka&roll, i fuorilegge del mariachi slavo. Anche se sono di Denver. E, per la cronaca, sono molto (ma molto) più romantici di Maximilian Hecker. Come potreste mai non amarli ?

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 6 voti.
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REBBY 6/10
rubens 8/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 9:56 del 31 marzo 2008 ha scritto:

Il genere mi ha stancato, ha perso freschezza e

attrattive, almeno per me.

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 19:26 del 31 marzo 2008 ha scritto:

Tutto interessante, pur rimanendo in ottiche festaiole e senza addurre pretenziose aspettative dietro questo lavoro. Diciamo che preferisco i Gogol Bordello in un'ottica complessivamente più cazzona, ma anche questi non sono male. Bella rece, colgo l'occasione per salutare anche Rebby