Lilacs & Champagne
Midnight Features, Vol. 2 (Made Flesh)
Mi torna in mente, di tanto in tanto, il periodo esotico-erotico di Joe DAmato, uno che cento ne ha pensate e mille ne ha fatte. Papaya dei Caraibi, Sesso nero, Orgasmo nero, Porno Holocaust, Le notti erotiche dei morti viventi, Paradiso Blu Pellicole risibili, girate a tempo di record con due lire spicce, buffe e talvolta ridicole contaminazioni di generi (dalla seconda metà degli anni 80, e per tutti i Nineties, il regista girerà quasi esclusivamente porno), tracimanti di donne e che donne! come mai più negli anni a venire, una giostra di colori ed impressioni spesso passati attraverso il colino dello spleen e del pessimismo esistenziale (in altri tempi avremmo azzardato nichilismo). Una fase cinematografica irripetibile, un coraggio daltri tempi. Midnight Features, Vol. 2 (Made Flesh), terza prova studio sulla lunga distanza per Lilacs & Champagne, intrappola in ogni sua fibra questa particolarissima joie de vivre ad un passo dalla drammatica implosione, dalla marcescente voragine del decadentismo: un suono rotondo, turgido, sensualissimo, ma allo stesso tempo estremamente irreale, chimerico, ambiguo, sottilmente pericoloso. Sarà mica Laura Gemser, quellambrata e curvilinea musa ripresa di spalle?
Alex Hall ed Emil Amos superano il deja senti del pur degnissimo esordio e leccessiva frammentarietà del successore Danish & Blue in una sintesi pur essenziale, ma finalmente compiuta in sé stessa. Alcune istantanee sono da antologia della library contemporanea: unovazione accoglie lentrata del basso in Roses & Kisses (un brano costruito su fate morgane crepuscolari, loop vintage di gorgheggi femminili, scratch e percussioni trip hop), Euro Blow è drammaturgia metropolitana finemente cesellata da profondissimi riverberi di chitarra (lexotica oltre lexotica), Midnight Creeper II lansiolitica corsa sui tetti sotto il tiro di tastiere mefistofeliche (azzardiamo: i Lounge Lizard al tempo della plunderfonia?), Longjohn's Lust la saudade funk rappresa attorno a scheletriche lascivie per sei corde (quanto di più simile ad una canzone i Lilacs & Champagne abbiano mai prodotto). Emblematico, di questa ritrovata forma artistica, è scoprire come il brano più lungo (Made Flesh, 3:29, una sonatina per piano elettrico ribattezzata lounge) e quello più corto (Dreaded Stranger, 1:22, un rāga liofilizzato per ambientazioni mitteleuropee) condividano, in tutto e per tutto, messaggio e coesione interna: scoprire, insomma, come entrambe siano parti di ununità sovraordinata, e non semplici componenti addizionali.
Inevitabilmente, poi, dischi del genere (quale genere?) si prestano eccezionalmente bene al giochino estivo del scegli-la-tua-preferita: per cui, oltre allipnosi drumnbass di Peril, chi scrive vota gli inabissamenti balearici di Wringing Hands e una On Hold che, in nemmeno due minuti e mezzo, fa tralucere magnificamente la minimal di The Field di riflessi ottantiani. E, sì: se vi doveste ancora chiedervi il perché di quel Vol. 2, correte a recuperare lEP immediatamente precedente, Midnight Features, Vol. 1 (Shower Scene), e godetevi la straordinaria ascensione psych-prog di Cinemax (che non farà magari Joe DAmato, ma Luciano Ercoli, altroché).
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