Il Generale and MarkOne
A Stare Bene
Passano gli anni, anzi i decenni, ma lo spirito del punk, direi l’anima punk, resta ben presente in Stefano Bettini, all’inizio degli anni ’80 voce e leader degli I Refuse It (se non avete i loro dischi, andate a recuperare almeno la ristampa Cronache Del Videotopo uscita nel 2005) e della scena hard core punk italiana che stava allora nascendo. Per anima punk si intende qui riferirsi ad un attitudine, che è quella dell’indipendenza e dell’autoproduzione, e non ad un genere musicale. Infatti Stefano Bettini a metà anni ’80 incontra il reggae, e con il nome de Il Generale diventa uno dei prime movers della scena in Italia (il suo singolo Non è un miraggio Roberto Baggio uscito nel 1989 è considerato il primo disco di raggamuffin in italiano), mantenendo sempre vivo lo spirito di indipendenza di cui si diceva, (gli ultimi due dischi Veterano Vibrante e Mille Modi sono stati pubblicati con una sorta di autofinanziamento grazie ad una sottoscrizione popolare).
Il nuovo lavoro uscito in questi giorni lo vede in coppia ad un altro veterano della scena, MarkOne (già con i Bomba Bomba), con cui propone una produzione tipicamente giamaicana, lo showcase. Si tratta di una vera e propria lotta a colpi di rime, dove i due cantanti si confrontano utilizzando la stessa base creata qui dall’ottimo DJ Afghan, inventando non solo il testo, ma cercando di personalizzare al massimo quella base anche nel ritmo, facendola propria. E così che dalla stessa strumentale possono uscire due brani completamente diversi, tanto che quello che poteva rischiare di essere un disco ripetitivo, risulta invece essere estremamente vario.
Sette brani a testa e uno in coppia, Presto, in apertura di disco, in cui i due toscani scherzano sull’H aspirata, si autocitano e invitano a dare l’allerta ai pompieri, perché il reggae sta per incendiare la dancehall.
Il Generale passa con estrema disinvoltura dal raggamuffin di Dacci un taglio, al classic style di Farabutti (chiaro riferimento ad una classe politica e dirigenziale), al dancehall di Inafferrabile, dove con lingua veloce racconta la velocità della vita contemporanea dei manager, dimostrando di essere un vero cantastorie, usando la musica reggae per raccontare la realtà che ci circonda, anziché i soliti cliché tipici di questo genere musicale, e colpisce con In guerra (la guerra non ci piace, ma senza giustizia non c’è pace) in cui spicca lo slow rap di Papa Massi.
MarkOne risponde a tono con il danchehall di A stare bene, un testo sul controllo della popolazione attraverso i media, con il reggae solare di Vivere nel ghetto, dove si paragona la vita nei ghetti in Giamaica, che se certamente non agevole è comunque condita di sound system, ganja, spiagge, signorine, a quella di certi quartieri a rischio italiani, o nelle fabbriche, o chiusi in coda nelle nostre auto.
Non mancano canti d’amore per le donne (Il Generale con Mettiti in moto e MarkOne con Grazie signore, un raggamuffin dal testo hot e dal ritmo bollente), così come veri e propri inni alla musica reggae (Il popolo del reggae e Reggae music is my love) e al Salento, la regione più reggae d’Italia.
Un disco che si fa apprezzare per la grande carica energica dei due decani della scena reggae italiana, sempre originali nelle rime come negli argomenti trattati, e per la varietà di stili. Un disco che invita a ballare e soprattutto a muoversi, sia con il corpo che con la mente.
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