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R Recensione

8/10

Tre Allegri Ragazzi Morti

Primitivi Del Futuro

La salamandra cambia pelle; sotto la scorza molle rock dalla testa indipendente si nasconde un animo reggae multiforme. Ma lasciate stare Jah e le visioni mistiche rastafariane, abbandonate la terra promessa Babilonia contornata da giardini pubblici rigogliosi di erba a libero uso e consumo; quella è roba per i Sud Sound System e la miriade di gruppi reggae sparsi per il pianeta, chiusi nella loro alternativa visione di un mondo migliore e felice di cimotti alti sei metri dove portare i cani a pisciare.

Su questi solchi la realtà è differente, ed è l’eterna adolescenza in cui è imprigionato Davide Toffolo (La Ballata Delle Ossa, la Titletrack), ma espressa diversamente da come ci ha abituati da quasi 15 anni. Qui i problemi esistenziali convivono con ritmi in levare, chitarre cadenzate e bassi dub pieni e in riverbero continuo. Insomma, musica partorita da un qualunque adolescente Kingstoniano impelagato col suo primo vero amore, col suo primo rapporto sessuale, con la sua prima delusione (Puoi Dirlo A Tutti).

Ma c’è spazio anche per piccoli monumenti di denuncia verso un mondo in declino (La Faccia Della Luna), e di indolenza sociale (La rivolta nel quartiere Villanova non ha fatto feriti), rappresentata da un mondo di perdenti e outsider della società (Mina, tipico personaggio da “circolo dei vinti Deandresco”). Ma c’è anche la spinta all’azione (La Cattedrale Di Palermo), un invito ad agire semplice ed orecchiabile sorretto da un giro killer di basso (“oggi costruirò una bomba/da far brillare fra le casse/del tuo computer maledetto/dimmi cosa ascolti/dimmi come ascolti…Io mi sono ritrovato/nell’idea di far qualcosa/mica solo consumare/che mi annoio/che mi annoia…Hai mai provato una chitarra?/A urlarci dentro il tuo tormento?/prova adesso/entra dentro…), come a dire “Alzatevi dai vostri computer colmi di tonnellate di byte musicali, imbracciate una chitarra e urlate il vostro malessere al mondo intero!!”.

Più che un album dunque, una dichiarazione d’intenti. L’espressione in musica di una voglia intrinseca di agire e di osare, perché con quest’album i TARM hanno veramente osato, si sono spinti più in là rimanendo con un mazzo di carte vincenti in mano, si son sporcati le mani con un genere in cui cadere nel baratro dell’anonimato e della pedissequa celebrazione è cosa tanto facile quanto ovvia. Invece hanno confezionato una collezione di brani assolutamente originali, declinando il reggae al loro stile e non viceversa. Segno di un gruppo che, nonostante il tempo, sa ancora dove andare e come arrivarci.

Assolutamente granitici.

V Voti

Voto degli utenti: 5,6/10 in media su 8 voti.
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babaz 7/10
krikka 4/10
rael 5/10
neferpito 7,5/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Utente non più registrato alle 15:49 del 11 marzo 2010 ha scritto:

Niente per cui strapparsi i vestiti, lontani i tempi di "Ogni adolescenza..."

rael (ha votato 5 questo disco) alle 10:56 del 30 aprile 2010 ha scritto:

fiasco quasi completo_'

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 11:32 del 30 giugno 2010 ha scritto:

bel dischetto, non me l'aspettavo davvero questa svolta reggae. Tra l'altro alcuni pezzi sono davvero politici: "So che presto finirà" e "L'ultima rivolta nel quartiere Villanova non fa fatto feriti" sono due pezzi enormi che inquadrano la situazione sociale italiana in una maniera impressionantemente semplice e rapace.

Ma in generale un disco piacevole, fresco, diretto, ben calibrato. bravo Luca, coraggioso nella segnalazione