R Recensione

7/10

Winston McAnuff

Paris Rockin'

Winston Mcanuff è un personaggio decisamente eclettico: all’età di tredici anni fa già musica con gli amici Earl Sixteen, Dennis Brown e Hugh Mundell, dopo tre album registrati tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, mette da parte la sua carriera musicale per viaggiare attraverso il mondo e nel 2000, di nuovo assalito dall’irresistibile voglia di cantare, incontra i futuri fondatori dell’etichetta Makasound, che a partire dal 2002 riescono finalmente a fargli editare i suoi vecchi lp.

Questa serie di eventi permettono a Wiston nel 2005 di realizzare un nuovo album, “A Drop”, che lo confermerà come uno dei più importanti esponenti dell’attuale scena reggae.

Ma questo “Paris Rockin’” ha qualcosa in più delle classiche strutture tipiche della “dread-music”.

Registrato nel giugno 2006 insieme ai Java (gruppo francese del fisarmonicista Fixi, anche arrangiatore dell’intero disco), fonde al suo interno particelle reggae a impianti puramente soul 70’s, collocati in atmosfere tipicamente musette (il classico jazz parigino per fisarmonica).

Ogni pezzo dell’album rispecchia in maniera limpida la sintonia di questo frizzante connubio.

Rock Soul” è un esplosione di fiati intersecati ad un funky sorretto a metà tra chitarra e fisarmonica, la titletrack “Paris Rockin’” è James Brown domo che canta “It’s a man’s world” sulle rive del Senna, “Wretched State” è stravaganza hip-reggae dalla Francia più romantica e sognante, “Treat Me Good” è il blues che profuma di Giamaica. 

Si trova di certo in questa musica, tutta la capacità d’adattamento di un uomo che ha girato per mari e monti, lontano dall’amata terra d’origine, solo armato di forza di volontà e di uno spiccato talento naturale.

Va, tra le altre cose riconosciuta a Mcanuff, anche l’abilità di aver saputo percepire le nuove tendenze attualizzandole attraverso un linguaggio, quello reggae, oramai disorientatosi in una tradizione tanto nostalgica quanto stantia.

Forse il nuovo profeta rasta-man è davvero al fine giunto; ai discepoli del divino annunziatore Bob Marley, il diritto di scegliere se affidargli il sacro verbo della musica giamaicana.

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