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R Recensione

7/10

Redska

La Rivolta

Certo che ne ha fatta di strada lo ska, da quando è nato all’inizio dei sessanta in Jamaica. Dato più volte per morto, e sempre puntualmente risorto, la musica ska ha saputo attraversare gli anni settanta e ottanta contaminandosi con i generi con cui veniva in contatto, soprattutto il punk. Anche in Italia lo ska ha sempre goduto di un seguito fedele e numeroso, dando vita a band ormai storiche come gli Statuto, i primi Casino Royale, o i Fratelli di Soledad, per citarne solo alcune.

In questa genia di ska band italiane, si inseriscono i Redska. Dieci anni di attività, centinaia di concerti in tutta Europa e tre dischi pubblicati, sono i numeri che fanno dei romagnoli Redska una delle migliori formazioni ska punk della penisola.

Anche in questo terzo disco le tematiche politiche e sociali sono al centro dell’attenzione, tanto che il primo brano, Sounds of revolution, splendido strumentale dai suoni puliti e precisi, un classic ska con un’ottima sezione fiati, si apre con la voce del Subcomandante Marcos.

Tutti i problemi degli ultimi anni della nostra società sono presenti in questo disco: dagli abusi di potere da parte dell’autorità trattato con eleganza e senza retorica in Bastardi senza gloria, dedicata a Stefano Cucchi, alle lotte studentesche contro i tagli alla cultura e alla ricerca e contro il lavoro precario a vita di Studente precario rivoluzionario, un reggae ska dai toni allegri e dalla grande melodia, con ospite alla voce Kino, leader degli Arpioni, o ancora il problema degli immigrati che difendono il posto di lavoro nella titletrack La rivolta, dove una voce dall’alto di una gru chiama alla rivolta studenti, operai e immigrati, perché la difesa del posto di lavoro riguarda tutti.

È la descrizione di un paese visto dalla parte degli ultimi, dove gli eroi non sono quelli che combattono con le armi in pugno. Eroi racconta l’eroismo di chi combatte contro le guerre per proteggere le vittime vere di ogni guerra, cioè la popolazione civile Dedicato a Vittorio Arrigoni ed ai volontari di Emergency ed Amnesty International, il brano si svolge su un ritmo punkeggiante con un bell’intervento rap nel mezzo ad opera di Rude hi-fi, dj e cantante de La Maquina.

Nel disco troviamo anche temi più delicati, solitamente poco trattati, come il problema della violenza e degli abusi sui minori in alcuni ambiti della Chiesa, e soprattutto la doppia morale tra ciò che viene condannato nelle prediche e ciò che viene poi tollerato tra gli uomini della Chiesa descritto  con parole dirette e per niente estremiste in Lettera a Sua Santità, o ancora il problema dell’intolleranza verso gli omosessuali in Quello che sei, gran bel rocksteady con chitarre in levare.

Convincente la versione rocksteady di Vivo-Stead, ripresa in di un vecchio brano della band, con uno splendido intro di fiati, la tastiera che colora, un bel solo di chitarra suggestivo. Un brano in cui tutti i componenti della band hanno modo di dimostrare il loro valore di musicisti.

Non manca l’omaggio ai tifosi di calcio, in particolare agli Hooligan rudeboys,  quegli ultras antifascisti e antirazzisti, che tra diffide e tessere del tifoso, birre e striscioni, si ostinano nella loro battaglia per non lasciare le curve degli stati in mano ai gruppi organizzati di estrema destra. Uno ska dai ritmi allegri, con ospite alla voce Valerio, cantante degli Offenders.

Infine un omaggio per i Clash, tra i primi punk a capire il valore del reggae: la voce di Joe Strummer che parla alla radio introduce White riot,  riuscita versione ska del classico della punk band inglese, con ospite alla voce Micky, cantante dei No Relax

Si dice che il terzo disco sia quello della maturità: di certo con questo lavoro i Redska hanno dimostrato di riuscire ad essere convincenti e soprattutto originali, pur nei limiti di un genere che non lascia molto spazio all’innovazione, e non è un risultato da poco.  

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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ciccio 8/10

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