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R Recensione

8/10

Gotan Project

La Revancha Del Tango

 

Il tango ha conosciuto tre stagioni: la prima, dalla metà del XIX secolo alla Seconda Guerra Mondiale, è rappresentata dai grandi maestri come Horacio Salgan, Aníbal Troilo e Osvaldo Pugliese; la seconda, quella del nuevo tango, appartiene al secondo dopoguerra (dagli anni ’50 agli anni ’90) e si riconosce soprattutto in Astor Piazzolla e Domingo Cura; l’ultima fase, quella attuale, viene impersonata dai Gotan Project e dal loro progetto di un tango elettronico, ormai mischiato con jazz, chillout, world, trip hop, funky e house. Non è quindi un caso se il primo capolavoro dei Gotan Project si intitola “La Revancha Del Tango”, rivincita non solo musicale, ma anche sociale e politica, di un’Argentina che in quell’anno sprofondò nella crisi più nera della sua storia. Prendendo in prestito dal dialetto lunfardo la parola “gotan” (anagramma di “tango”) il trio francese immortalò in dieci pezzi la nuovissima avanguardia del tango che i puristi guardarono con sospetto fin da subito.

Eppure è struggente imbattersi nella metrica di “Queremos Paz”, manifesto di pace per un popolo costituito quasi esclusivamente da immigrati (non a caso i compositori di tango più illustri sono tutti italiani): le percussioni elettroniche si sposano col bandoneón e il risultato sta in quella sfavillante musicalità che ci immerge nel mondo porteño, con localini da ballo dove belle signore si concedono a tangheri ruspanti. Chi pensa poi che il tango sia solo un aspetto folcloristico della vecchia Buenos Aires si sbaglia di grosso dopo aver ascoltato la straziante cadenza di “Época”, sino ad arrivare alla cover tutt’altro che filologica di “Chunga’s Revenge” di Frank Zappa. Alle improvvisazioni prog della versione originale il trio francese sostituisce il bandoneón epurando il resto e mettendo in evidenza le basse frequenze di Fabrizio Fenoglietto che qui ti entrano nello stomaco, così come la voce potente di Willy Crook che elenca i grandi maestri del tango di ieri e passa in rassegna i DJ di oggi che a fasi alterne hanno suonato i Gotan Project nei loro sets.

Dopo questa carrellata di emozioni d’antan arriva il pezzo di maniera per eccellenza, “Tríptico”: su una base afrobeat vengono poggiati tre momenti strumentali diversi, il primo per bandoneón (Nini Flores), il secondo per pianoforte (Gustavo Beytelmann) e l’ultimo per violino (Line Kruse); questa è una traccia che potete facilmente trovare in moltissime compilation di tendenza edite allora (come “Buddha-Bar III”). In “Santa María” torniamo ad uno stile più vicino alla milonga di Astor Piazzolla, mentre con “Una música brutal” il tango si fa canzone popolare e la melodiosa voce di Cristina Vilallonga diventa miele. Torna anche l’impegno sociale di “Queremos Paz” in una critica più viscerale e passionale con “El Capitalismo Foráneo”, pezzo molto vicino al combat dub dei Thievery Corporation. La seconda cover del disco è invece “Last Tango In Paris” di Gato Barbieri, scritta per l’omonimo film di Bertolucci, in cui l’alone di sensualità aumenta a dismisura grazie al pianoforte, ponendosi come brano scacciapensieri. Il talento percussivo di Edi Tomassi vien fuori ne “La Del Ruso”, sfacciatamente ispirata a “Percusión” di Domingo Cura. Infine troviamo la rilettura di “Vuelvo Al Sur” di Piazzolla e Solanas, in un ancor più orgoglioso downtempo sulla fine della dittatura argentina.

Sarebbe riduttivo mettere “La Revancha Del Tango” nello scaffale dei dischi glamour. Il lavoro dei Gotan Project in realtà non si cura delle mode del momento ma è incentrato esclusivamente sull’evoluzione di una musica nata per una rivincita sociale che in Sudamerica tarda ad arrivare.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 4 voti.
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