R Recensione

8/10

Riccardo Tesi

Cameristico

Organetto, strumento maledetto/strumento di tortura/di peggio c’è solo la ghironda”. Così  la Banda Osiris, in un disco di qualche anno fa sbeffeggiava l’ospite del brano “Organetto mon amour”, il musicista pistoiese Riccardo Tesi.  Il quale da par suo ricambiava concludendo che “suonare con la Banda Osiris è come  mettere la cravatta al maiale”. In realtà con quello strumento, l’organetto diatonico, Riccardo Tesi nel corso degli anni ha costruito una avventura musicale avvincente, seguendo le tracce di un atlante sonoro in cui si incrociano la musica popolare, il suo punto di partenza, la canzone d’autore, il jazz e la world music. Il tutto sotto la bellissima sigla di Bandaitaliana, l’ensemble diretto insieme al chitarrista Maurizio Geri che per le edizioni del Manifesto ha prodotto alcune opere che tutti gli amanti della cultura musicale dovrebbero conoscere.

Per “Cameristico”, invece , Tesi è tornato ad una vecchia passione, quella nata nell’intento di  unire in “matrimonio timbrico” l’anima popolare dell’organetto con la “voce classica di strumenti come il pianoforte, il violoncello ed il clarinetto”. Esperienza già affrontata anni fa in un progetto condiviso con il gruppo Harmonia Ensemble, ed ora riproposto, grazie ad una commissione per uno spettacolo del Centro  d’arte contemporanea di Quarrata (Pistoia) , insieme ai compagni d’avventura Daniele Biagini, Damiano Puliti e Michele Marini, oltre ad alcuni ospiti fra i quali Laura Cottifogli, per qualche stagione voce dei Quintorigo. Il piatto è composto da alcune rielaborazioni di vecchie composizioni di Tesi in questa nuova veste  (“Macedonia” già in “Lune" , “Mazurkazione” e “Il funambolo” presenti su “Colline”) , pezzi scritti per il cinema  o il teatro e alcune novità come la scatenata “Taranta Samurai”  o lo stupendo tema di “La valse a Pierre”, che inaugura il disco. Non tragga però in inganno il titolo: se gli strumenti sono quelli propri della dimensione sonora “da camera”, la musica resta attraversata dalla vitalità e dalla capacità di emozionare che sono palpabili in ogni opera del musicista pistoiese.

Fate un gioco e vi riuscirà facile, ascoltando le note del suo organetto e degli altri strumenti , immaginare un luogo, un tempo ed una occasione. Una sala da ballo di periferia  animata da alcune coppie che volteggiano sul valzer di “Ciclamino”, la malinconia vissuta durante una visita notturna  di “Praga la notte”, una corsa liberatoria in bicicletta in campagna suggerita dalle note della conclusiva “Valentino”. In alcuni episodi la musica di Tesi in questa versione cameristica suggerisce un accostamento con l’arte di un altro grande chef alla cucina della musica popolare, stavolta albionica: il compianto Simon Jeffes e la sua Penguin Cafè Orchestra. Come nei dischi dell’Orchestra dei Pinguini  qui troverete divertimento, riflessione, gioia e amarezza filtrate dalle corde o dai tasti di strumenti che emettono note ma esprimono sentimenti veri.

 

V Voti

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