Bassekou Kouyate & Ngoni Ba
Segu Blue
La musica popolare maliana è una realtà che oramai va sempre più affermandosi.
L’exploit in questi anni di ensemble come i Tinariwen, i profeti del blues del deserto, hanno positivamente influito sull’espandersi del Mali sound.
A questo proposito, il disco in questione potrebbe essere un’ottima occasione per approfondirne la sua conoscenza.
Sfido dunque tutti quelli che leggeranno questa recensione a dirmi, a questo punto, cosa sia uno ngoni. Sicuramente in pochi conoscono questo esotico e ammaliante strumento: esso, infatti, è una specie di liuto solitamente a quattro o cinque corde, che prende il nome dagli Ngoni, una popolazione dell’Africa del sud nella quale è instaurata da molto tempo la tradizione orale dei griot, i cantori dell’Africa occidentale.
Bassekou Kouyate (che si è fatto le ossa con personaggi del calibro di Taj Mahal ed ha affermato la sua musica grazie al grande Ali Farka Tourè), come avrete intuito, è uno dei maggiori suonatori di ngoni.
I paesaggi dinamici dipinti in questo album sono i più suggestivi che si possano trovare attualmente nel panorama della musica africana.
Una carovana ritmica che profuma di atmosfere ritualistiche e tribali, con però, ahimè, un unico difetto: ogni tanto la musica di Kouyate non sembra trovare del tutto la libertà che va ricercando, ma vincola il suo folklore sonoro a leggi d’estetica ipoteticamente scritte da un pubblico unicamente occidentale.
Un escamotage per essere apprezzati a qualsiasi latitudine.
Non è certamente un grande pecca, anzi per niente. Forse un approccio più lo-fi e più musicalmente rurale, potrebbe essere la soluzione e il compromesso per accontentare tutti quanti.
D'altronde il mercato francese è grande consumatore di questo genere di musica, è chiaro quindi che un adattamento a ciò che esso predilige pone direttamente le basi per la sua sopravvivenza.
Di necessità, virtù.
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