R Recensione

5/10

Natalia Clavier

Nectar

Nectar è l’esordio discografico di Natalie Clavier, già nota per aver prestato la sua voce nell’ultimo album di Federico AubelePanamericana”. La bella argentina dopo aver coltivato i propri interessi musicali con la madre ha raggruppato una manciata di canzoni in un demo che ha impressionato Eric Hilton (Thievery Corporation) tanto da spingerlo a seguire i lavori di produzione del disco.

È così che nasce questa raccolta di dodici canzoni che uniscono il fascino latino a generi genericamente freddi come il trip hop e la fusion, il tutto all’insegna di una dolce e romantica sensualità in cui troneggia la calda voce della Clavier.

È questo elegante soul a rendere Nectar un album buono da gustare su una spiaggia assolata con un cuba libre in mano. Tra candidi raggi solari e raffinati arpeggi di chitarra.

Canzoni d’amore come Mi mentira e Ay de mì fanno sognare con un pizzico di malinconia mentre brani come Tu que puedes vuelvete (Atahualpa Yupanqui) e Dormida suonano quasi epici.

L’altra faccia della medaglia però c’è ed è anche abbastanza consistente. Al di là delle apparenze infatti l’eccessiva uniformità sonora si ripercuote in un’andatura che diventa sì esotica ma terribilmente piatta.

In tempi di rivalutazione e approfondimento della musica world avviata da certi gruppi di anima rock  (Vampire Weekend, Mahjongg, Yeasayer) questi difetti diventano quindi il volto di un arroccamento culturale di un disco che dopo reiterati ascolti risulta un po’ insipido e ripetitivo. Nonostante la compresenza di tante influenze stilistiche infatti l’amalgama non riesce ad uscire da un certo tipo di musica fortemente caratterizzata. E questo inevitabilmente nuoce all’insieme dell’opera.

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