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7/10

Orchestra Bailam e Compagnia di canto trallalero

Galata

A volte la musica ha la capacità di forzare le leggi che governano i tempi ed i luoghi, e disegnare immaginari percorsi che collegano epoche e destinazioni,  assumendo un compito che trasforma il ruolo di strumenti e voci in  racconto di nuova cultura.

Accade in “Galata”, ultima opera dell’Orchestra Bailam, formazione di world music ligure giunta al traguardo dei 25 anni di militanza sui palchi,  che approfondisce in questa occasione le intuizioni già manifestate con il precedente “Lengua serpentina”: mettere a contatto il proprio terreno musicale, costituito principalmente dalla cultura musicale del medio oriente, con una delle più suggestive forme di canto a cappella della tradizione genovese, il trallalero, forma polifonica corale con rigida suddivisione dei ruoli e delle diverse voci.

L’occasione è fornita appunto da Galata, nome di un quartiere di Istanbul di fronte al Corno d’oro, che da oltre due secoli costituisce una sorta di Genova mediorientale, crocevia fin dal medioevo di traffici, scambi commerciali e culturali fra il capoluogo ligure e Costantinopoli,  portatori di consistenti tracce nella struttura urbanistica delle vie  e nelle memorie degli abitanti.

Su questa relazione Franco Minelli ed i cinque musicisti dell’Orchestra hanno studiato e lavorato, insieme alla Compagnia di canto trallalero guidata da Matteo Merli, per costruire un immaginario territorio di incontro fra idiomi musicali, l’anima greca, turca ed araba delle musiche ed i cori in dialetto genovese. L’ambiziosa operazione  va apprezzata innanzitutto per lo spirito creativo che la anima e per la capacità di scavare nelle radici della tradizione con intelligenza ed originalità.

La fusione produce risultati eccellenti nella maggior parte dei tredici brani del cd, specie quando  le corde ed i fiati dei Bailam si alternano su basi paritarie  alla polifonia del trallalero. E’il caso di “Primmaveia”, una composizione originale di Minelli , e  dei due tradizionali  “A me moae”,  e “A paisanna/I drappi”, dove l’equilibrio fra voci umane e strumentali dà vita a forme musicali inedite e molto suggestive.

Note  e parole di Galata intessono un piccolo campionario dello spirito  ligure: c’è una lieve  coltre di malinconia mista  a dolcezza che avvolge le note, (lo strumentale che dà il titolo al lavoro concluso da una evocativa  parte vocale , “Ninna dindana”, la ninna nanna “Pupun de pessa”), c’è l’orgoglio di chi “ride raramente, stringe i denti e parla chiaro” - “Rizo raeo” -  , accanto all’ironia di “Erzurum”, dove il protagonista impreca bonariamente con “quel turco che mi ha dato da fumare chissà cosa….”. Non manca il ritmo, prerogativa dell’Orchestra anche in versione solo strumentale, e dal vivo l’effetto di molti dei brani di Galata  è davvero esplosivo, con il pubblico letteralmente catturato dai riff di Edmondo Romano, Roberto Piga, Luca Montagliani, Tomaso Rolando, Luciano Ventriglia e Franco Minelli.

E incredulo di fronte alle suggestioni polifoniche del trallalero,  che da questa esperienza potrebbe veramente risorgere a nuova vita. 

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