R Recensione

7,5/10

Radiodervish

Café Jerusalem

Dopo un disco come il precedente "Stay Human", così attento a raccontare il presente nelle sue vicende più drammatiche (le primavere arabe, la morte di Vittorio Arrigoni in Palestina e di Pippa Bacca in Turchia), per il decimo album della loro carriera i Radiodervish sembrano scegliere un tema a primo avvivo più intimo. Una apparentemente semplice storia d’amore infatti fa da sfondo alla storia raccontata in questo lavoro, che si presenta nella forma del concept album. Il disco nasce dal testo omonimo della scrittrice e giornalista Paola Caridi, che ha vissuto a Gerusalemme per più di dieci anni, e che in questo libro ha potuto raccontare anche le emozioni e le sensazioni che lo sguardo della giornalista sovente tralascia.  

Il racconto è ambientato in un café di quella che è la città più contesa del mondo, dove si incontrano e scontrano tradizioni, culture e religioni diverse. Qui si dipana la storia d’amore impossibile tra Nura, una donna palestinese, e un ebreo appena arrivato in città

Il disco si apre con "Cardamom", cantata in arabo e inglese, dove suoni d’oriente e mediterraneo si incontrano e confondono, tra corde e percussioni, e qui inizia il nostro viaggio, con la protagonista, Nura, che incontra una lettrice di fondi di caffè, cercando di scoprire cosa ne sarà del suo amore impossibile. Impossibile se immerso nella realtà quotidiana della Città Santa. La protagonista del racconto entra in scena con "Nura", brano cantato in arabo, con una splendida la chitarra acustica e il meraviglioso suono dell’oud nel finale

Insieme a Nura passeggiamo per le vie di Jerusalem con "Promenade", un brano lento e introspettivo, accompagnato da chitarra acustica e fisarmonica, cantato in francese e arabo, uno splendido incontro tra la chanson francese e i suoni del mediterraneo. Alla fine di questa passeggiata si Nura entra in un cafè, ed entra in scena un altro protagonista del racconto, l’Hakawati, la figura del cantastorie, che in un brano ritmato, cantato ancora in francese e arabo, dove fisarmonica chitarra e percussioni si incrociano, aiuta la nostra protagonista a comprendere la realtà di una città così complessa, e a dare speranza ad una realtà diversa.

Con "Love me in Jerusalem"i due amanti, in modo nascosto, iniziano a comunicare. Un amore contrastato e impossibile, con il suono dell’oud che richiama alla mente il nostro mandolino, e ci fa capire davvero quanto questi due lembi di terra (e le relative culture arabe e mediterranee) siano vicine. I due ragazzi prendono coraggio infine per incontrarsi nel parco di "Musrara": incontro cantato in italiano e arabo, con un lento dalla bellissima e dolce melodia, introdotta dalla fisarmonica. La speranza di realizzare il sogno d’amore, e di un’altra possibilità, esplode con percussioni, fisarmonica e chitarra nei ritmi gioiosi da festa di Jaffa Gate. Con la conclusiva "Out of time"si ritorna alla difficile realtà del presente e si conclude un viaggio reale e fantastico insieme, all’inseguimento di un amore di cui forse resterà solo la nostalgia del ricordo.

Ancora una volta i Radiodervish (Nabil Salameh voce e Michele Lobaccaro chitarre, con Alessandro Pipino piano, accordion e tastiere, Adolfo La Volpe oud, chitarra elettrica, saz baglama, chitarra portoghese, Pippo Ark D'ambrosio cajones, frame drums, glockenspiel, piatti e percussioni) ci regalano un piccolo gioiello, intenso e delicato, in cui raccontando una piccola storia di amore, ci raccontano in realtà la Storia di una difficile convivenza, da cui dipendono molti dei drammi del presente.

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