Rokia Traoré
Beautiful Africa
Mélancolie,compagnon fidale de ma solitude
LAfrican chic sembra destinato a diventare uno dei filoni strategici che lindustria discografica che conta, nel mondo dei benestanti, si appresta a sfruttare in misura sempre più massiccia. Di certo ne sa qualcosa la Nonesuch della famiglia Warner, che questanno dopo il talentuoso bluesman tuareg Bombino, rilascia pure, a breve distanza, il nuovo album della cantante e polistrumentista maliana Rokia Traorè, Beautiful Africa.
La musica di Rokia, negli anni (è questo il quinto LP in 15 anni di brillante carriera) è una chiara trasposizione della sua storia umana. Nata nel Mali da una ricca famiglia, da subito gira il mondo al seguito del padre, un diplomatico del governo del Mali. Lamore per la sua terra si mischia presto alle innumerevoli influenze che il contatto con le altre culture incontrate le pone davanti. Vive a lungo in Francia ed in Belgio e la sua musica è sempre stata unefficace miscela di tradizione popolare africana, con le note pizzicate del tradizionale xalam (lantesignano del banjo) sempre in evidenza, ed elementi di musica occidentale quali rock, blues, jazz ed elettronica, presenti in ordine sparso nelle produzioni passate. Il tutto sempre con grande delicatezza senza mai snaturare completamente o imborghesire del tutto la tradizione africana.
Beautiful Africa ha un suono decisamente piacevole, con pezzi che richiamano la tradizione dellAfrica nera occidentale ammiccanti al desert blues di respiro internazionale (e sono sostanzialmente le prime tracce dellalbum, Lalla, Kouma e Sikey) altri dal sapore più roots (su tutte, la stupenda NTèri, poi Ka Moun Kè) nel solco della canzone wassoulou maliana al femminile (Oumou Sangare, Djeneba Diakite, e soprattutto in questo caso Nahawa Doumbia). La title track invece è un amabile funkettone al retrogusto di mafè, cantato in francese ed in inglese, dove si parla dellamore incondizionato per questa terra piena di contraddizioni e difetti, ma bellissima agli occhi di chi cè nato per vedere poi di forza sradicate le proprie radici.
Una menzione a parte la meritano due brani particolarmente efficaci e riusciti. Melancoliè, un inno alla malinconia, fedele compagna di una solitudine che sembra attanagliare lartista, e che è pure il primo singolo estratto dallalbum e la traccia finale, Sarama, una sorta di crocevia tra la canzone di redenzione di jamaicana memoria e la Tracy Chapman agli esordi. Brano già eletto dal sottoscritto come momento più delicato e intimo del corrente anno in musica.
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