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< Musica ~ Cosa racconteremo di questi cazzo di anni... DIECI? |
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Inviato:
Gio Ago 22, 2019 2:43 pm
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
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Utente non più registrat |
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Inviato:
Gio Ago 22, 2019 3:20 pm
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Utente Master
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Con non poca vergogna ammetto di aver ascoltato solo il My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West.
E devo dire che l'ho trovato molto bello e ispirato. Credo che in futuro sarà ricordato come uno dei migliori album hip-hop degli anni dieci; ma forse a parlare è solo la mia ignoranza per gli altri album della decade |
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Inviato:
Gio Ago 22, 2019 6:03 pm
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
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Residenza: Aosta
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Giorgio_Gennari ha scritto: |
Con non poca vergogna ammetto di aver ascoltato solo il My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West.
E devo dire che l'ho trovato molto bello e ispirato. Credo che in futuro sarà ricordato come uno dei migliori album hip-hop degli anni dieci; ma forse a parlare è solo la mia ignoranza per gli altri album della decade
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Un peccato aver ascoltato solo un disco di musica contemporanea (un disco anche molto valido ma rappresentativo soltanto di una porzione di quanto è successo negli ultimi dieci anni).
Per quanto mi riguarda sicuramente mi porterò nel prossimo decennio - come minimo - i primi due dei Bilderbuch, perché sono lavori caleidoscopici, iper-creativi, capaci di fondere mille cose diverse e dare grandissima solidità e coerenza al risultato finale, inventando di fatto un pop multi-sfaccettato adatto ai tempi che viviamo (frenetici, confusi ma compatti, cosmopoliti, ibridi e sganciati da miti precostituiti, salvo recuperi impropri e dissacrati).
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Inviato:
Ven Ago 23, 2019 12:08 pm
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Music Guru
Registrato: 15/11/12 21:37
Messaggi: 1756
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mi vengono in mente alcuni dischi vediamo un po'
in ambito ruock AM degli Arctic Monkeys e Lost in the dream dei War on Drugs, che hanno saputo rinnovare due filoni classici come brit rock e heartland rock...anche l'omonimo di Ryan Adams in tal senso, e anche Days dei Real estate sul versante piu' jingle jangle
in Italia direi Decade dei Calibro 35, Wow dei Verdena e DIE di Iosonouncane che hanno tenuto alta la bandiera della nazione alternativa
settore black Kendrick Lamar e Messiah di D'Angelo
grandi vecchi let england shake di Pj HArvey e il Cohen terminale di You want it darker
sicuramente ne dimentico qualcuno
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Inviato:
Ven Ago 23, 2019 3:55 pm
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
Messaggi: 3075
Residenza: Aosta
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zagor ha scritto: |
in ambito ruock AM degli Arctic Monkeys e Lost in the dream dei War on Drugs, che hanno saputo rinnovare due filoni classici come brit rock e heartland rock...anche l'omonimo di Ryan Adams in tal senso, e anche Days dei Real estate sul versante piu' jingle jangle
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Qua sposo tutta la linea. Forse degli Arctic sceglierei Suck It and See, ma certo anche AM non scherza.
zagor ha scritto: |
in Italia direi Decade dei Calibro 35, Wow dei Verdena e DIE di Iosonouncane che hanno tenuto alta la bandiera della nazione alternativa
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Verdena di sicuro, gli altri invece boh, ho grandi difficoltà a trovare italiani che spaccano, fatta eccezione per:
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Inviato:
Ven Ago 23, 2019 10:38 pm
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Novizio
Registrato: 23/06/16 19:09
Messaggi: 20
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La prima che mi viene in mente è Laura Marling.
Non ne conosco abbastanza del folk (anzi a dir la verità proprio nulla) per poter dire quale sia stato il suo contributo storico al genere, ma l'opinione della critica mi è che ci sia entrata a gamba tesa.
Io personalmente trovo che abbia una capacità espressiva unica. E mi sbilancio.. secondo me ha anche tutte le carte in regola per diventare un'icona femminista, le manca solo un po' di notorietà. |
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Inviato:
Ven Ago 23, 2019 11:36 pm
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
Messaggi: 3075
Residenza: Aosta
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Robinist ha scritto: |
La prima che mi viene in mente è Laura Marling.
Non ne conosco abbastanza del folk (anzi a dir la verità proprio nulla) per poter dire quale sia stato il suo contributo storico al genere, ma l'opinione della critica mi è che ci sia entrata a gamba tesa.
Io personalmente trovo che abbia una capacità espressiva unica. E mi sbilancio.. secondo me ha anche tutte le carte in regola per diventare un'icona femminista, le manca solo un po' di notorietà.
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Straquoto. Lei è un'autrice fenomenale, uno dei cui meriti è stato quello di riportare il folk su una strada autorevole, andando oltre le correnti indie e neo-fricchettone, per recuperare autorialità e stazza compositiva (dentro c'è davvero di tutto, da Jansch a Page, dal folk revival britannico a Joni Mitchell, il tutto interpretato con un gusto peculiare, vivo). E finora non ha sbagliato un colpo (rimango indeciso tra A Creature I Don't Know e Once I Was an Eagle per il mio preferito in assoluto). |
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Inviato:
Sab Ago 24, 2019 2:25 pm
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
Messaggi: 3075
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Inviato:
Dom Ago 25, 2019 5:32 pm
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Music God
Registrato: 12/10/08 20:08
Messaggi: 2006
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I National, in particolare quelli recentissimi - senza nulla togliere a un capolavoro come "High Violet" del 2010. "I Am Easy To Find" è, per me, già un classico. Un disco che scava lo spirito del profondo attraverso quello del tempo in cui stiamo vivendo. La coralità di voci femminili, la sua dimensione onirica e sospesa, gli arrangiamenti maestosi e sperimentali insieme, (naturalmente) i testi e il baritono (al solito) di Berninger sono da continua stretta al cuore.
E poi, sì (faccio un calderone, di getto, e non esaustivo): i These New Puritans (sia "Field of Reeds", alchimia totale di estrema razionalità ed emotività, sia l'ultimo "Inside The Rose", dai toni più noir e romantico/decadenti); AM" (ma anche "Tranquillity Base Hotel and Casino"); "Yeezus" di Kanye (tra i lavori più influenti di sempre); i Beach House (da "Teen Dream" in poi è tutto un fiorire di piccoli e grandi capolavori); il Kendrick da Good Kids in poi; Jamie xx di "In Colour" (e parte della produzione xx); "Carrie and Lowell" di Sufjan; Nicolas Jaar (tutta la produzione a piene mani, con punte di diamante "Space is Only Noise" e la compilation "Don't Break My Love"); "Bon Iver, Bon Iver"; lo sperimentalismo in crescendo pop dei Dirty Projectors (da "Swing Lo Magellan"), "Smother" dei Wild Beasts; l'elettro pop à la Drive dei Chromatics ("Kill For Love"), quello goth melodico dei Trst (2012) e quello dream degli Youmi Zouma (gli EP); le meraviglie ellenico-avant di Julia Holter ("Have You in My Wilderness"), l'art rock inglese più fisico degli Everything Everything ("Get To Heaven") e dei Foals ("Total Live Forever"); l'indie rock onirico degli Antlers ("Familiars"), il pop soul nudo dei Rhye ("Woman"); Forest Sword ed Andy Stott per l'elettronica più concettuale; "Badlands" di Dirty Beaches per il pop pysch, lo fi e dannato; Daniel Knox del 2015 per il cantautorato chamber americano; l'intimismo sospeso e spettrale di Grouper ("Ruins"). Eccetera.
Assolutamente d'accordo sui Bilderbuch: ossia, l'incarnazione di band (europea) degli anni 10. Fuoriclasse assoluti - sarebbe davvero bello riuscire a vederli live, qui da noi non sono (credo) mai passati.
Ps: i Car Seat Headrest ("Teen of Denial", "Twin Fantasy") e Rae Morris ("Someone Out There"), che spero si impongano anche nel prossimo decennio |
L'ultima modifica di hiperwlt il Mer Ago 28, 2019 10:13 pm, modificato 1 volta _________________ Serve me the sky with a big slice of lemon |
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Inviato:
Lun Ago 26, 2019 9:18 am
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
Messaggi: 3075
Residenza: Aosta
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hiperwlt ha scritto: |
I National, soprattutto quelli recentissimi. "I Am Easy To Find" è, per me, già un classico. Un disco che scava lo spirito del profondo attraverso quello del tempo in cui stiamo vivendo. La coralità di voci femminili, la sua dimensione onirica e sospesa, gli arrangiamenti maestosi e sperimentali insieme, (naturalmente) i testi e il baritono (al solito) di Berninger sono da continua stretta al cuore.
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Ecco i National non li ascolto da Boxer. Faccio un tentativo.
hiperwlt ha scritto: |
E poi, sì (faccio un calderone, di getto, e non esaustivo):...
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Ok, d'accordissimo su TNP (ma anche Hidden, no?), su Everything Everything (Man Alive è pazzesco) e Dirty Beaches (meteora di alto livello). Invece sono idiosincratico verso Beach House, Bon Iver e Sufjan Stevens. Che però mi pare di capire abbiano riscosso molto seguito con gli ultimi lavori. Lamar invece, sarò sincero, l'ho ascoltato una manciata di volte e poi mai più... |
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Inviato:
Lun Ago 26, 2019 9:28 am
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Music God
Registrato: 12/10/08 20:08
Messaggi: 2006
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Cas ha scritto: |
Ecco i National non li ascolto da Boxer. Faccio un tentativo.
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Provalo insieme al corto di Mike Mills, il disco è stato pensato come completamento al suo film - sul tema dell'anima, molto battuto di recente - vd. Yorke.
Cas ha scritto: |
Ok, d'accordissimo su TNP (ma anche Hidden, no?), su Everything Everything (Man Alive è pazzesco) e Dirty Beaches (meteora di alto livello). Invece sono idiosincratico verso Beach House, Bon Iver e Sufjan Stevens. Che però mi pare di capire abbiano riscosso molto seguito con gli ultimi lavori. Lamar invece, sarò sincero, l'ho ascoltato una manciata di volte e poi mai più...
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Certo, "Hidden"; "Man Alive" lo ricordavo del 2009, invece no: da comprendere, assolutamente  |
_________________ Serve me the sky with a big slice of lemon |
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Inviato:
Mar Ago 27, 2019 8:21 am
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Music God
Registrato: 08/02/09 19:40
Messaggi: 4750
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Plano in ritardo sul topic.
Come ho già precisato, per il sottoscritto il decennio dieci è pressoché dominato dalle sonorità della black wave o BAM, contesto nel quale ho scovato una quantità impressionante di lavori importanti. Non mancano naturalmente le perle di matrice rock, ma secondo me non c'è gara nel complesso. Naturalmente, anche hip hop ed elettronica (in senso lato) hanno spadroneggiato.
Una serie di dischi per me irrinunciabili:
Kanye West: My Beautiful Dark Twisted Fantasy, sul piano produttivo il suo lavoro più barocco e psichedelico, una serie notevole di pezzi da spellarsi le mani, produzione e sound che pescano a piene mani tanto nel mainstream quando in certo underground del periodo e li elevano a vertici degni della musica classica, ecco questo è post modernismo hip hop di superba intelligenza. Yeezus ancora più importante, se possibile, sul piano estetico (quanti artisti pescheranno dalle idee consacrate da West in questo disco, negli anni successivi?), anche se mi dice meno sul piano compositivo.
In questo decennio l'ha scavalcato quanto a rendimento Kendrick Lamar, che ha sfornato a mio avviso tre lavori che oscillano tra l'ottimo e il capolavoro, celebrando il matrimonio definitivo tra hip hop ed estetica BAM nel sommo To Pimp a Butterfly.
In ambito pop-rock, tre lavori impeccabili dei National (su tutti, anche a mio avviso, quello targato 2019), i These New Puritans (soprattutto il capolavoro ancestrale del 2013 e il grande disco di quest'anno), i Brave Little Abacus, i Roots (almeno quelli del 2011,di Undun), James Blake, Bon Iver (più o meno tutto ciò su cui ha messo mano), alcune cose dei Verdena (su tutto WOW), il giovane cantautore emergente Jake Bugg (niente di trascendentale ma non c'è un pezzo che non mi piaccia), qualcosina di Jens Lekman che però ha dato decisamente il meglio nello scorso decennio (oggi tanti singoli discreti ma manca quasi sempre la scintilla), buona parte della produzione dei The War On Drugs, quasi sempre su standard più che buoni; ancora, il lavoro di Ryan Adams datato 2014 (tra le cose più interessanti uscite in questo decennio in ambito autoriale), i ROME (specie nel sottovalutatissimo A Passage To Rhodesia, splendido lavoro neofolk che butta sale sulle ferite della storia, in uno scenario che definire atipico significa usare un eufemismo), i Wild Beasta (più o meno tutto, band per me clamorosa), gli Shabazz Palaces, specie quelli del debutto del 2011 meravigliosamente recensito da Loson; ovviamente, Sufian Stevens (Carrie e Lowell è serio candidato alla palma di disco del decennio, se escludo il jazz), diverse robe di The Tallest Man On Earth (per me ha pubblicato un gioiello nel 2012 e poi tanta roba discreta, mi aspettavo di più ma è comunque promosso), Jamie XX, Nicolas Jaar (soprattutto il capolavoro del 2016), qualcosa dei Beach House (non mi convincono quasi mai in pieno, l'ultimo però lo reputo un piccolo capolavoro), da ultimo i Black Midi recensiti impeccabilmente da Marco in questi giorni.
C'è parecchia carne al fuoco anche in ambito pop/rock, ho forse scoperto pochi capolavori capaci di rovesciarmi l'esistenza, ma in compenso una marea di ottimi dischi e qualche perla autentica. Più tardi mi butto sul jazz e sul mondo black in genere  |
L'ultima modifica di FrancescoB il Mar Ago 27, 2019 11:16 am, modificato 1 volta _________________ Qui c'è troppa puzza di Dio. |
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Inviato:
Mar Ago 27, 2019 11:05 am
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Music God
Registrato: 05/04/07 12:52
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Ok, alcuni nomi mi paiono già consacrati come stelle del decennio (leggo una certa unanimità di giudizio nei confronti di Lamar, West, War on Drugs, These New Puritans, Arctic Monkeys, Beach House e Sufjan Stevens).
A livello di correnti è chiaro che la musica black è stata caratterizzante: il merito della scena r&b e affini è stata quella di scollarsi dai recinti di genere per fare da calderone complessivo, da apripista per sperimentazioni diffuse in altri filoni (penso a FKA Twigs che si incazza se la etichettano come r&b, o alla recente Kelsey Lu che di fatto fa art-pop, ma anche al citatissimo West che spazia per territori vastissimi). |
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Inviato:
Mar Ago 27, 2019 11:14 am
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Music God
Registrato: 08/02/09 19:40
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Matana Roberts: il suo nome è rimasto purtroppo appannaggio degli specialisti, ma credo sia la jazzista più originale di questo decennio. Il suo capolavoro rimane a mio avviso quello del 2011, in cui ha esplorato una nuova estetica post jazz, muovendosi nel limbo tra Coltrane, Mingus, il blues, il gospel della chiesa afroamericana, il post rock di matrice constellation. Ancor più audace e quasi inclassificabile Run River Thee del 2015, qui davvero il ricorso al concetto di post jazz non è peregrino.
Robert Glasper è un altro nome di vaglia che ha peraltro regalato perle anche nel decennio zero. Black Radio è una sorta di epitome della black wave più accessibile, il miglior incrocio possibile tra l'estetica r'n'b, certo hip hop e un jazz da strada.
A proposito di riportare il jazz in mezzo alla gente, è inestimabile il ruolo di quella gemma di proporzioni gigantesche che risponde al nome di The Epic, compendio di nu jazz che pesca a piene mani nel repertorio di Coltrane, della fusion anni 70 e nel post bop, aggiungendo altr ingredienti (il soul, due batteristi di estrazione metal che irrobustiscono la ritmica). Il resto della produzione lambisce troppo spesso un'idea scolastica (ancorché sopraffina) di jazz e raramente scavalca il limite del discreto o buono, ma tant'è.
Altri jazzisti di vaglia: il duo Binker & Moses ha regalato solo gemme al confine tra afro jazz, avant jazz, ritmiche hip hop, minimalismo, virtuosismo; i King Tears Bat Trip nel 2012 hanno realizzato una tra le opere più originali (anche per le scelte strumentali e produttive) dell'avant jazz contemporaneo, con una strizzatina ad Albert Ayler; il pianista Viaj Iyer è a sua volta tra i più interessanti, con lui il vecchio leone del basso slappato Marcus Miller, i Maisha, le mille incarnazioni di Shabaka Hutchings, pietra angolare del nu jazz londinese di matrice neo afro; due virtuosi come Marquis Hill e soprattutto Theo Cocker, trombettista di primissima fascia che formula un post bop personale mescolato con tante istanze contemporanee; a proposito di sublimazione del neo classicismo e di tromba, il numero uno è Ambrose Akinmusire, musicista di caratura superiore che ha regalato diverse perle e che ha saputo rinnovare e modernizzare la sintassi di Miles Davis e di tanti trombettisti hard bop, soul jazz e post bop. Notevoli anche gli Ill Considered, specie nella produzione degli ultimi due anni, tutti i musicisti fuoriusciti dal giro di Washington e Lamar, ancorché non sempre originalissimi nella proposta (ma il loro è funk jazz spesso sublime e sanguigno e allora chissenefrega), Gli scandinavi Angles 9 hanno inciso due capolavori di free/avant/ jazz decisamente ostico e ispirato dalla lunga tradizione del nord Europa, con composizioni che sanno farti sanguinare le orecchie ma anche entusiasmarti. l'ebreo newyorkese Steve Lehman ha azzardato nel 2016 una fusione personalissima tra post/free jazz e avant hop, con tanto di ritmiche fratturate rubate a certo hip hop africano e per me il suo lavoro - ancorché un filo "gelido - è tra i più interessanti del decennio. Notevoli tanti altri: Aruan Ortiz e Alfredo Rodriguez in ambito latin jazz dalle sfumature avveniristiche, il pianista di lungo corso Brad Mehldau, Yusseef Kamaal, Makaya McCraven.
Ah, ho dimenticato uno dei più grandi, quel Colin Stetson che ha portato l'avant jazz di nuovo dalle parti della musica sperimentale di matrice europea, alla stregua di un Anthony Braxton animato tuttavia da esigenze di carattere emotivo e non matematico. Il suo lavoro del 2013 è veramente il Jazz Bottom di quest'epoca, e c'è molto altro. Ancora, quasi inclassificabile (tra Zappa, post bop, umorismo nero) i Mostly Other People Do The Killing, specie con l'impressionante live del 2011 che omaggia e sbeffeggia allo stesso tempo il capolavoro immortale di Keith Jarrett. In tema, cito anche Peter Evans e il suo sperimentalismo elettronico e al tempo stesso di grande pastosità emotiva e melodica.
Spostandomi in area soul, cito almeno Bilal (ricordo una recensione fantastica di Loson), Erykah Badu, Janelle Monae, Benjamine Clementine, l'assurdo e troppo celermente dimenticato lavoro di D'Angelo del 2014, e sicuramente ne dimentico alcuni. |
_________________ Qui c'è troppa puzza di Dio. |
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Inviato:
Mar Ago 27, 2019 7:12 pm
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Music God
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FrancescoB ha scritto: |
mi butto sul jazz e sul mondo black in genere
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Una scena tutta da scoprire, per me, quella jazz, anche se quel poco che ho ascoltato (la Roberts, Kamasi, e poi forse basta) non mi è piaciuto affatto, fatta eccezione per i The Comet Is Coming di quest'anno.
Per quel che mi riguarda in ambito rock ho come fari, dopo gli Horrors e la scena di Londra e dintorni (TOY, Chapel Club, Airship), i Klaxons (Surfing the Void è spaziale: fragoroso, frastornante, espanso, cosmico), i già citati Arctic Monkeys, i Peace (riascoltati di recente, il loro esordio è stupefacente: nessun brano sottotono, composizioni apparentemente facilone ma complesse, sprizzano energia da tutti i pori), i Vaccines (l'esordio è davvero un caposaldo dell'indie rock contemporaneo: melodie anni Cinquanta, fragore post-shoegaze, ammiccamenti brit-pop), il russo Dolphin (l'album dell'anno scorso, 442, è una scheggia di rock industriale e minimale, elettronico e atmosferico) e i nuovi Adamlar (indie rock turco, lavoro strepitoso).
Sul fronte più art ovviamente i TNP, ma anche i polacchi Happysad (Jakby nie było jutra è enorme) e gli L.Stadt (anche qui, lavoro ricchissimo di inventiva e cenni storici).
E per ora mi fermo qui  |
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