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R Recensione

7/10

Zibba e Almalibre

E sottolineo se

Il disco tributo è sempre un punto interrogativo. A metà strada tra mera speculazione commerciale e artista a corto di idee nuove, a volte la soluzione più facile è buttarsi su un disco di cover di brani famosi per vendere qualche copia. Non è questo il caso di E sottolineo se, il nuovo lavoro di Zibba e Almalibre. Intanto perché l’artista oggetto dell’omaggio, Giorgio Calabrese, pur essendo uno dei più impostanti autori di canzoni italiane, è anche uno dei meno conosciuti al grande pubblico. In secondo luogo perché le canzoni proposte nel disco, anche se in alcuni casi si tratta di veri e propri successi internazionali, sono rifatte in maniera personale, senza timore reverenziale nei confronti di chi le portò al successo (da Celentano a Mina, da Gaber a Fossati) e delle versioni originali. 

D’altra parte, Zibba ha ormai ampiamente dimostrato di conoscere bene la materia e di saperla maneggiare. Assiduo frequentatore di premi dedicati alla Canzone d’Autore, il cantautore savonese è stato ospite al Premio Tenco nel 2010, dove poi torna nel 2012 come vincitore nella categoria  Disco dell’anno, dopo aver già vinto il Premio Leo Chisso e il Premio Bindi. E’ grazie proprio al Premio Bindi (che produce il disco) nasce l’idea di questo album, e in particolare dal brano Se ci sei (Bindi / Calabrese) che Zibba cantò al Premio Bindi l’anno che lo vinse. Racconta il cantautore ligure che l’idea di omaggiare l’autore di quel brano venne facendosi autografare il relativo 45 giri da Calabrese. Il brano in questione è ovviamente compreso in questo lavoro, in cui Zibba rilegge sapientemente alcune delle più conosciute composizioni di Giorgio Calabrese, sorprendendo per la capacità di trasformarle e attualizzarne gli arrangiamenti. Così in

Ciao ti dirò Zibba si traveste da Tom Waits e trasporta negli anni 2000 il classico r’n’r fine anni ’50 (singolo di successo per dei giovanissimi Giorgio Gaber e Adriano Celentano) con una magistrale interpretazione e grazie all’aiuto degli Almalibre, perfettamente calati nella parte. Cover perfettamente riuscita, che riporta a nuova vita il brano, rendendo omaggio senza copiare pedissequamente, anzi reinventandolo.Pioggia di marzo (il grande successo internazionale di Jobim tradotto in italiano da  Calabrese, portato al successo da Mina e in seguito rifatto da Ivano Fossati) viene completamente rivoltato, e da bossa nova solare e gioiosa si trasforma in un brano a tratti oscuro, quasi ossessivo. Il disertore,  il grande classico antimilitarista di Boris Vian tradotto anch’esso in italiano da Calabrese, riportato al successo anni fa da Fossati (evidentemente i due cantautori liguri hanno qualcosa in comune oltre alla regione di nascita), diventa una lenta ballata, in cui la rabbia del testo viene stemperata dalla delicatezza dell’arrangiamento.

Non c’è solo la grande canzone d’autore in questo omaggio, ma anche splendidi standard jazz e swing, come I sing ammore (versione originale portata al successo da Nicola Arigliano alla fine degli anni ’50) che qui viene rallentato, oppure Diano Marina (di Lauzi, Horel, Calabrese) che mantiene il ritmo travolgente dello swing anni ’50 con un bel solo di sax in coda. Zibba e Almalibre riprendono, reinventano e trasformano dieci brani del canzoniere di Calabrese, portandoli a spasso tra il rock contemporaneo, il funky anni ’70 e lo slow venato di jazz dai toni caldi che quasi sconfinano nel reggae (E se domani), per finire con lo scherzo O frigideiro, qui in una versione fulminante per solo voce e sax. In questo lavoro Zibba e Almalibre trovano il perfetto punto di equilibrio tra rispetto del brano originale e la sua rivisitazione, aggiungendo un tocco personale a questi dieci veri e propri capolavori, riportandoli a nuova vita, e questo è il modo migliore per omaggiare un artista.   

 

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