A Classifica recensori SDM 2015

Classifica recensori SDM 2015

L'anno è finito e i dischi ascoltati sono stati tanti, tantissimi. Immancabile, quindi, il consueto conto alla rovescia.

 

Pronti, partenza, via!

 

10) IOSONOUNCANE - “Die

Il dormiveglia intasato di sogni nell’istante in cui morirai.

9) Kendrick Lamar - “To Pimp a Butterfly

Benvenuti nell’America dei ghetti, degli emarginati, dell’ascesa vertiginosa di star alla ricerca della redenzione fra le camere di alberghi lussuosi devastate in preda all’alcol e in preda al tentativo di dimenticare il passato seguendo le curve voluttuose di un corpo femminile. Kendrick Lamar porta l’hip-hop un passo più avanti, lo fonde col jazz, con l’elettronica sperimentale, con l’R’nB, senza perderne la grinta e lo spirito grezzo. Seguitelo mentre si confessa al suo padre spirituale Tupac Shakur, ripercorrendo il cammino a suon di fughe jazzistiche, soul erotici e flow di prima fattura. Imperdibili i contributi di Snoop Dogg e Bilal, illuminante la produzione che vede il tocco di mostri sacri come Dr. Dre, Pharrell Williams e Flying Lotus. "To Pimp A Butterfly" è semplicemente capace di travalicare tutti i limiti del genere ed imporsi come punto di riferimento per il futuro.

 8) Benjamin Clementine - “At Least for Now

Dalla strada al Mercury Prize veloce come il vento. Dove sono tutti gli altri?

 7) Lower Dens - “Escape From Evil

Lo scenario di una Los Angeles mondana e crudele si dipinge dinanzi ai nostri occhi a colpi di pennate ricche di echi e delay e sfondi di tastiere languide. Suoni patinati che nascondono un profondo malessere, ritmiche esuberanti o talvolta sonnecchianti che non riescono a sviare dalla profondità dell’interpetazione vocale. Il synth-pop sognante e perfetto che serviva al menù di quest’anno.

6) Matana Roberts - “Coin Coin Chapter Three: River Run Thee

Coin Coin Chapter Three: River Run Thee. Ormai Matana Roberts può essere considerata, senza timore di smentita, una delle più grandi e promettenti artiste jazz degli ultimi vent'anni. Dimostrazione è la sua capacità di reinventarsi ad ogni disco, che rappresenta sino ad oggi (al capitolo tre di una saga annunciata di ben 11 capitoli sulla storia del jazz e dei neri d'america) un percorso creativo che ha del miracoloso: Free jazz, Ambient, Fields recordings, Blues arcaici, il tutto filtrato dall'estetica post di marca Constellation a sigillo di un disco clamoroso, con pochi eguali nella musica contemporanea. Il podio non può che essere suo.

5) Julia Holter - “Have You in My Wilderness

È, certo, il disco in cui la trentenne di Los Angeles flirta di più con la melodia e con la forma-canzone tradizionale, ma sembra che la cifra di “Have You In My Wilderness” sia, ancor più, la solarità, e una solarità tutta di questa terra, di cui si può avvertire il calore, tanto più in un confronto diretto con il suo predecessore, “Loud City Song”, che viaggiava flottante a mezz’aria, o altissimo, in galleggiamento ai piani superiori.

4) Bilderbuch - “Schick Schock

Un nuovo idioma pop, in tutti i sensi: la lingua dei Bilderbuch è aliena non solo per provenienza geografica, ma per la radicale reinvenzione apportata ai canoni di un sound in continua mutazione, capace di annullare definitivamente, grazie ad una continua ibridazione di stili e linguaggi, le barriere tra generi troppo spesso considerati lontanissimi tra loro. Solo degli outsiders potevano osare tanto.

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Per scoprire i nomi sul podio e la classifica completa del 2015 di Storia della Musica vai QUI.

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