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R Recensione

7,5/10

Mirco Menna

Il senno del pop

Mirco Menna, uno dei cantautori più eclettici del panorama nostrano, torna con un disco di brani inediti dopo l’ottima prova da interprete con il disco dedicato a Domenico Modugno e l’esperienza teatrale con il Faustus di Max Manfredi. Otto brani inediti a cui l’artista bolognese ha lavorato per tre anni, prendendosi il giusto tempo per farli crescere, arrivando ora alla loro versione definitiva. Otto fotografie, così le ha chiamate, otto istantanee, in cui affiorano i tratti salienti del suo stile compositivo, il lato più intimo e poetico così come quello più ironico. Sempre molto vicino alla classica canzone d’autore, il disco presenta molti spunti interessanti anche dal punto di vista della composizione musicale, passando da momenti più jazz a suoni di derivazione latino americani, a brani dall’approccio quasi pop.

Proprio quel “pop” del titolo, ironico certo, ma fino ad un certo punto, così come la foto in copertina, chiaro riferimento alla pop art. E con il brano più pop si apre il disco, Portati da un fulmine”. Con una chitarra dai suoni quasi awaiani e fiati dall’andatura swing, Menna dipinge un piccolo affresco in cui osserva, con lo sguardo dell’uomo maturo, i giovani nel momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Il lato più pop del disco lo ritroviamo anche in “Prima che sia troppo tardi”, brano allegro e ritmato che vede ospite la voce calda e profonda di Zibba, per una canzone definita dallo stesso autore “mediamente ottimista”, e nella stessa title track “Il senno del pop”, che chiude il disco, in cui esce tutta la vena ironica di Menna e la sua capacità di giocare con le parole. L’arma dell’ironia è presente anche in “Il descaffalatore”, brano che nasce dall’incontro con Fabio Barovero dei Mau Mau

Ma è con i brani più intimi che il disco tocca i suoi vertici. “Così passiamo” è un lento e intenso slow jazz sulla precarietà dell’esistenza (“siamo ombre avide della propria oscurità”), che vede ospite la splendida voce della jazz singer Silvia Donati. Altro ospite di lusso è Gianni Coscia, alla fisarmonica in “Sole nascente, una canzone ispirata da un quadro di Pellizza da Volpedo, dove la scrittura di Mirco Menna si fa poesia, così come nella splendida “Arriverai”, il racconto di un amore vagheggiato, o dell’attesa di un amore, accompagnato da una musica che sa di ritmi latino americani, e nella intensa “Ora che vai via”, uno dei vertici del disco. Un lavoro davvero importante, meditato, certamente il più riuscito della sua carriera, prodotto in autonomia da Mirco Menna insieme ad un gruppo di musicisti validissimi.

Due bonus completano il disco: “Da qui a domani”, un brano ritmato in cui ritroviamo la chiave ironica di lettura della società, riproposizione in versione live acustica in quartetto di un brano già registrato con la Banda di Avola, e “Chiedo scusa se parlo di Maria”, brano di Giorgio Gaber registrato nel 2004 per il disco tributo al Signor G.Un’attrazione un po’ incosciente”. E viene da pensare che dopo lo splendido omaggio a Domenico Modugno, un omaggio anche al Signor G. non sarebbe male.

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