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R Recensione

7,5/10

Ernesto Bassignano

Soldati Arlecchini e Pierrot

Soldati Arlecchini e Pierrot” è il ritorno, a soli due anni dal precedente “Il Mestiere di vivere”, di uno dei padri della canzone d’autore romana, Ernesto Bassignano, uno dei quattro ragazzi citati da Antonello Venditti in “Notte prima degli esami” (“quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla”). Dieci dischi in quasi cinquanta anni di carriera possono sembrare pochi, soprattutto nel mondo ipertecnologico di oggi, dove i dischi sono registrati e pubblicati on line a ciclo continuo. Segno di un lavoro attento e meditato, anche se in realtà questo disco è nato quasi di getto, durante il primo periodo di chiusure dovuta al contrasto alla pandemia. Un disco molto leggero e poco politico per definizione dello stesso autore, dove emerge la sua vena più intimista e poetica, insieme al suo amore per l’arte in tutte le diverse espressioni: poesia, musica, pittura, letteratura.

A una poetessa Bassignano dedica la canzone che apre il disco, una delle più belle di questa raccolta: “E Alda lo sa”, una ballad impreziosita dalla chitarra slide e da versi che ne fanno un vero e proprio inno alla grandezza della poesia e di Alda Merini. Alla musica popolare toscana e alla ricercatrice Caterina Bueno è dedicata “Ben venga maggio”, una canzone dall'andamento allegro che richiama le feste di paese, trasformandosi in un vero e proprio omaggio alla musica folk e a molti classici della tradizione popolare citati tra le righe. Al pittore Modigliani e al suo periodo di vita francese è dedicata “Modì”, mentre dal libro di Sepúlveda La gabbianella e il gatto, Bassignano prende spunto per “Favola”, un testo molto bello e intenso, un invito a essere sé stessi e a inseguire sempre le proprie passioni, nella ricerca della propria libertà.

E proprio la libertà, insieme all'arte, è l'altro tema centrale del disco. Tema forse non dichiarato espressamente, ma evidente in molti brani. La libertà che cerca Alda Merini con la sua poesia, quella stessa libertà che costa cara al Modigliani di “Modì”. La libertà che cerca il pittore di “Lettera a Maria”, prigioniero internato in un campo di concentramento che si ripromette, una volta salvo, di dipingere solo cose belle. Una splendida canzone d'amore, ispirata alla vicenda di Aldo Carpi, zio di Bassignano e padre del compositore Fiorenzo Carpi. E la libertà è quella che cerca l'autore ne “Il cigno nero”, un grido di dolore dai giorni più bui della pandemia, nello smarrimento provato nel vedere le strade vuote e silenziose, e nel non trovare una via per uscire da una situazione inedita. Ed è certamente un invito a lottare per la libertà “È tempo”, unico brano apertamente politico del disco, una ballata elettrica con la chitarra e il violino in primo piano, con cui Bassignano. citando Primo Levi (se non ora, quando?), ci invita ad agire in fretta prima che sia troppo tardi.

Il lato più intimo e poetico del disco lo ritroviamo nel dolce ricordo di un'estate di spensieratezza degli anni sessanta, passata tra musica e balli, mare e amori, tratteggiata in “A furore”, con la fisarmonica che accompagna la voce calda di Bassignano, nella canzone d'amore “La canzone di Giovanni”, in cui il cantautore romano è accompagnato da pianoforte e fisarmonica, e nella conclusiva canzone di speranza “Domani è un giorno importante”, cover di un brano del cantautore capoverdiano Mario Lucio, qui pregevole ospite alla voce.

Circondato da un ottimo gruppo di musicisti (Edoardo Petretti piano, tastiere e fisarmonica; Stefano Ciuffi chitarre; Marco Zenini contrabbasso; Angelo Maria Santisi violoncello; Stefano Tavernese violino; Silvia Celestini Campanari cori), Ernesto Bassignano con “Soldati Arlecchini e Pierrot” ripercorre la storia del suo amore per l'arte che in questa lunga carriera l'ha portato a incrociare cinema, teatro, pittura, letteratura e musica, televisione e radio, mantenendo sempre fermo un principio: quello di pensare il suo impegno come un “servizio dovuto alla società, che ho vissuto e ancora vivo con immutata passione”.

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