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R Recensione

7/10

Evasio Muraro

Scontro Tempo

E’ il 1990 quando esce il primo LP dei Settore Out. Sono gli anni della rinascita del rock italiano, con band quali Afterhours, Ritmo Tribale e Marlene Kuntz che iniziano ad aumentare i consensi, così come aumenta il pubblico ai concerti ed aumenta di pari passo l’attenzione dei media e delle case discografiche. Non tutte le band riusciranno a raccogliere i frutti di quell’interesse, sciogliendosi di lì a poco. I Settore Out dureranno poco più di un lustro (il tempo di pubblicare due dischi ed una manciata di singoli), ma Evasio Muraro, voce e compositore della band, inizia un percorso che lo ha portato ad incrociare altre band (tra tutte, i Groovers, altra band seminale del rock italiano) e soprattutto ad intraprendere una carriera che lo vede oggi pubblicare il suo quinto lavoro da solista, prodotto da Chris Eckman dei Walkabouts, con Michele Anelli.

I temi trattati nel disco sono, come sempre nel lavoro di Muraro, molto attenti alla realtà quotidiana, tanto che qualcuno ha parlato di rinascita della canzone civile, riferendosi al primo singolo estratto dal cd, Puzzo di fame, un rock dalle venature blues, dedicato ai cosiddetti esodati, stretti tra crisi economica e perdita del lavoro e del proprio futuro. I temi sociali sono presenti anche in Giorni, una ballad tra rock e canzone d’autore, impreziosita nel finale da un bel solo di sax. E’ grande canzone d’autore anche la title track, Scontro tempo, un rock dai toni scuri delle tastiere (suonate da Chris Eckman), con la chitarra elettrica che taglia l’aria, e una coda strumentale che fa crescere l’intensità emotiva del brano. Contiene il cielo (un’idea di libertà) è un brano rock teso, cantato quasi con rabbia, sulla società di oggi dominata dall’egoismo (vita che travolge, tanto più per tanto niente, è comodo bussare senza mai poi aprire) ed è chiusa da una citazione del libro Strade blu di William Least-Heat Moon letta dal giornalista Gianni Del Savio.

Nella poetica di Muraro c’è spazio anche per temi più intimi, e anche in questo lavoro sono ben rappresentati. Sia dalle canzoni d’amore, come Lettera da spedire prima o poi, che racconta i sentimenti di un amore finito, e Venti volte, uno slow cantato con voce delicata, che nei brani in cui l’autore apre le pagine dei ricordi personali, come in Il maestro e la sua chitarra, una lenta ballad voce e chitarra acustica, per un toccante ritratto di un chitarrista da balera da cui evidentemente il giovane Evasio ha  appreso i trucchi del mestiere.

La vena lirica di Muraro raggiunge l’apice in Un grido lento, in cui scopre il suo lato più introspettivo e intimista, solo con voce e chitarra acustica, e poche pennellate di note, per accompagnare parole pensate attentamente, e in Il mondo dimentica, un breve affresco ispirato alla teoria dei colori di Derek Jarman, in cui dipinge lo scorrere del tempo, che avvolge tutto nella nebbia fino a far scomparire anche i ricordi. Da sottolineare l’apporto dato dai musicisti che accompagnano Muraro, in particolare Lorenzo Rota al sax, e dal trio vocale dei Gobar (Cristina Gambalonga, Renato Pacchioni e Paolo Ronchetti), che impreziosisce con i suoi interventi le canzoni del disco. Molto interessante anche la confezione del digipack, che allega al disco un libro con il racconto Radar di Marco Denti, ispirato alle canzoni di Evasio Muraro.

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