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R Recensione

7,5/10

Cristina Meschia

Camaleonte Gitano

Musicista e cantante con un curriculum già importante, Cristina Meschia è passata dagli studi classici di clarinetto e voce alla laurea in canto pop e rock, perfezionandosi in canto jazz e diplomandosi all’Officina delle Arti di Roma, dove ha studiato anche con Rossana Casale e Tosca Donati. E probabilmente queste ultime sono state fonti d’ispirazione, o quanto meno ottime insegnanti, perché in questo nuovo disco ritroviamo molto non solo della loro vocalità, ma soprattutto dell’apertura a 360 gradi dello sguardo verso tutte le musiche, di ogni provenienza. Non a caso Camaleonte Gitano”, questo il titolo già abbastanza esplicativo del disco, ha un sottotitolo, Viaggio intorno al mondo, che ne spiega perfettamente l’intento. La cantante piemontese in questo disco, che potrebbe essere considerato la summa del suo percorso artistico, rilegge, infatti, undici brani di diversa provenienza geografica e stilistica, aiutata da una piccola ma molto versatile formazione in trio, passando dall’Argentina al suo Piemonte, dalla penisola araba alla Sicilia, dal Messico alla Grecia, sempre con estrema facilità e credibilità.

Un giro del mondo che parte dall’Italia, quella popolare, tradizionale, dei mille dialetti, qui rappresentati dal siciliano di “Cu ti lu dissi” (dal repertorio di Rosa Balistreri) proposta in una versione molto bella, quasi dolce, per voce chitarra e mandolino, in cui si denotano già le ottime qualià d’interprete della cantante piemontese, e dal dialetto della sua Verbania di “Fioca”, un brano lento in cui è accompagnata dalla fisarmonica, il cui testo è una poesia del poeta dialettale Armando Tami.

Molto rappresentata l’area dei Balcani, in particolare la musica di tradizione gitana e Rom, e il cosiddetto jazz manouche, portato al successo dal chitarrista Django Reinhardt. È sua la “Dream of you” che la Meschia riprende con perfetto swing grazie anche alla chitarra di Alessandro Di Virgilio, bravissimo anche in “Opa Tsupa” dove, con la sua chitarra jazz manouche e il violino tzigano di Anais Drago, la cantante verbanese ci regala una versione scatenata e coinvolgente di questo brano tradizionale. Per “Ederlezi”, altro canto popolare Rom, Cristina Meschia sceglie di lasciare da parte l’aria di festa per darne una versione più intima e intensa, accompagnata dalla fisarmonica di Julyo Fortunato. Molto interessante anche la versione proposta di “Rumelaj”, in cui la sua voce è sostenuta solo dal suono dei cucchiai, una versione splendida e inusuale, che fa risaltare ancora di più le sue doti vocali e d’interprete.

Brani tradizionali utilizzati per accompagnare feste e danze, come la greca “La Trata Mas”, ripresa con un’esecuzione splendida, con il violino e la balalajka che danno vita a una danza avvolgente dal sapore mediterraneo, riprendendo la sua origine tradizionale di danza celebrativa per il ringraziamento per la pesca. È una danza moderna invece l’orientaleggiante “Ma Navu”, un brano delicato di origine yemenita, con la chitarra classica e un violino dai sapori arabi.

Dall’America Latina arrivano tre classici della canzone popolare: la famosa “La Llorona”, tradizionale messicano, qui in un’interpretazione molto intensa e sentita per voce e chitarra; il tango “Milonga de la anunciación” (di Astor Piazzolla) con la fisarmonica in primo piano, a rappresentare l’Argentina, e una bella versione per sola voce e fisarmonica, nella traduzione italiana di Gabriella Ferri, della cilena “Gracias a la vida” di Violeta Parra.

Camaleonte Gitano” è un lavoro profondo e intenso, che ci conferma la notevole versatilità di Cristina Meschia nel passare attraverso generi diversi, la facilità nel cambiare registro, e la capacità di interpretare in maniera sempre credibile e convincente le canzoni delle più diverse provenienze geografiche, dimostrando ancora una volta che la musica è un linguaggio comune, che unisce i popoli superando i confini geografici.

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